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vecchiaia

Corpo-anima, esperienze, TEMPI MODERNI Gennaio 30, 2012

Noi da vecchi

Mollo un attimo le coppie di fatto (ma ci torneremo, ah se ci torneremo!) perchè voglio riflettere con voi su un’altra cosa.

Sabato su Io donna ho pubblicato la rubrica che posto a seguire. Con reazioni forti e contrastanti, tra l’entusiasmo e l’orrore.

Francamente non ho capito perché. Mi riferisco all’orrore e allo sconcerto. Fatemi capire. Ciao.

 

Oggi che non sono esattamente in forma me ne sento 32. Ok, 34: aggiudicato.

Una sera lo chiedo ad alcuni amici: quanti anni vi sentite? Oltre i 37 non siamo andati.

Siamo malati. Gravemente. Un’intera generazione crocifissa al valore assoluto della gioventù. Forever young. Non conto di guarire. Ma il pezzetto sano di me prova a valutare obiettivamente il terzo tempo.

Vedo intere famiglione in difficoltà con i propri vecchi. E io ho un figlio solo. Molto affettuoso, certo, ma non credo che avrà tutta questa voglia e tutto questo tempo per  occuparsi della sua vecchia mamma.

Siamo messi così, praticamente tutti. Merita un pensiero.

Le strade sono due. Una badante (Gesù, che modo orribile di chiamarla), insomma una giovane e robusta signora, speriamo coscienziosa. Non posso dimenticare quello che è capitato alla mamma di una mia amica: abitava in campagna, la sua badante la metteva in mezzo al cortile e la lavava con sapone e canna dell’acqua. Come una Panda.

L’altra possibilità è il ricovero: magari è meglio, almeno si sta in compagnia, invece che chiusi in casa con una semisconosciuta armata di canna. 

C’è una terza via, secondo me, e va organizzata per tempo: un allegro e sballato cohousing di vecchietti amici. O magari due: uno in città, per l’inverno, così si va al cinema e a teatro, e uno tra campagna e mare per la bella stagione. Una confortevole abitazione per ogni singolo/a o coppia, più ampi spazi di ricreazione e di servizio condivisi: per feste, cene –leggere-, partitone a ping pong e a burraco, lavatrici di gruppo, serate culturali, atelier creativi, sala home theatre, figli e nipoti in comune, orto, spesoni a km zero. Mini-guardia medica.

E si provino soltanto, a minacciarci con la canna.

Vista così mi pare una soluzione più attraente.

 “Ma è pur sempre triste” mi dice un amico. “Guarda che i vecchi mica vogliono stare solo tra vecchi. Vogliono i giovani”. Ok, ma: 1. si tratta di capire che cosa ne pensano i giovani. 2. intanto valutiamo l’idea, poi la perfezioneremo.

Ne parlo con levità, scusate: meccanismo auto difensivo.

C’è anche la possibilità di levare il disturbo prima: in quel caso, sia detto a futura memoria, chiedo formalmente che le mie ceneri finiscano in pattumiera, senza tante cerimonie. 

Comparto umido: in casa siamo scrupolosi sulla differenziata.

AMARE GLI ALTRI, Corpo-anima, esperienze Maggio 4, 2011

NON ABBIATE PAURA

Incontro casualmente per la strada un’anzianissima ed elegantissima signora. Ha il bastone “ma” mi dice “è solo per oggi”. E’ appena tornata da Hong Kong, dove ha festeggiato il suo 92esimo compleanno insieme al figlio di 72 che vive là. Le fanno un po’ male le gambe per l’aereo. L’anno scorso è stata operata alla schiena, ma si è rimessa in 40 giorni. “Un bravissimo chirurgo spagnolo” spiega. Non che sia bello invecchiare, dice, ma si può fare, è una cosa molto naturale. Ora sta andando a prendersi il suo cappuccino con brioche. Mi prende la mano e rivela: “Sa qual è il segreto? Non avere paura. Se ti fai fregare dalla paura sei finita”.

Mi ricorda quello che diceva il neo-Beato Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura“. Se l’ha detto, l’hanno detto entrambi, dall’alto della loro saggezza, una ragione ci sarà.

Senza categoria, TEMPI MODERNI Aprile 27, 2009

L'INVENZIONE DELLA SOLITUDINE

Mi domando se Roberta Tatafiore non abbia deciso di andarsene “semplicemente” perché stava diventando vecchia, come lo diventiamo tutti, e non sopportava l’idea di se stessa bisognosa e dipendente, senza nemmeno una figlia -o almeno un figlio- a cui appoggiarsi. Mia madre e io abbiamo sempre molto litigato, ma credo che oggi, pur dichiarando a ogni pie’ sospinto la sua orgogliosa autosufficienza, lei si senta molto rassicurata dalla mia presenza e dalla mia costante attenzione. Una figlia femmina, capace di cure, è una grande risorsa. Con i maschi in genere è tutto più complicato.

Risparmiamo e investiamo molte risorse in pensioni integrative e altri congegni di sicurezza, ma la gran parte di noi, se tutto andrà bene, potrà contare solo sulla pazienza di una ragazza ucraina o sudamericana che magari avrà dovuto lasciare i suoi figli per venire a occuparsi di noi. Figuriamoci che felicità.

Questo modo di condurci è scellerato, e alle generazioni che seguiranno andrà probabilmente peggio. Abbiano disfatto la famiglia, e non siamo riusciti a inventarci nient’altro che solitudine, noi, animali naturalmente sociali. Ma a tutto questo non poniamo mai attenzione.