Le operazioni di transizione linguistica (non donna incinta ma persona incinta, non seno ma petto, non vagina ma buco davanti) sono a danno delle donne di nascita e di genere –o ciswomen. Il pene e i testicoli non sembrano offensivi per nessuno. La pseudo-queerpolitics è il nuovo volto del patriarcato
Il lesbobacio al GFe la prima volta di un transessuale nel governo Usa mi fanno venire in mente che qui non abbiamo ancora parlato di quello che il professor Umberto Veronesi scrive nella sua rubrica sull’ultimo numero di Ok salute: la “rubo” per riprodurla almeno in parte. Veronesi immagina, e anzi in qualche modo sembra salutare con favore un’umanità sessualmente meno differenziata. Vorrei sapere che cosa ne pensate, perché questo è un fronte di lotta quotidiano e decisivo.
“Il fenomeno dei travestiti è sempre più insistentemente sotto i nostri occhi e si rivela ormai come una realtà con radici ramificate nella nostra società. La transessualità non ci deve inquietare, perché biologicamente potrebbe trattarsi non di una deviazione, ma semmai di un ritorno alle origini. Basti ricordare il mito dell’Ermafrodito. Se ci pensiamo bene, dal punto di vista biologico potremmo essere tutti degli ermafroditi: i maschi hanno le mammelle (che possono in alcuni casi anche ammalarsi) e la loro prostata potrebbe essere considerata l’equivalente dell’utero. In fondo, nasciamo con ormoni femminili e maschili e, per un certo periodo dello sviluppo embrionale, abbiamo delle gonadi che possono svilupparsi in senso femminile o maschile.
Poi nell’evoluzione umana si è delineato chiaramente il modello dei due sessi: un sesso “forte”, che doveva procurare il cibo e difendere il territorio, e un sesso “debole”, che doveva accudire la prole. Per millenni questo “schema organizzativo” ha essenzialmente determinato i rapporti sessuali, stimolando la produzione di ormoni maschili nell’uomo e femminili nella donna.
Oggi la riduzione delle differenze dei ruoli fra i due generi ha innegabilmente ridotto anche la polarità fra i sessi, incidendo di conseguenza sulle regole dell’attrazione sessuale. Si sa che in natura poli diversi si attraggono, mentre quelli uguali si respingono.
Questo non vuol dire, però, che andiamo verso un’umanità asessuata e sterile (anche se l’aumento della sterilità è un dato obiettivo su cui intervenire), ma che stiamo evolvendo verso una nuova sessualità, più ampia, che può comprendere anche il travestitismo, appunto come materializzazione del desiderio ancestrale di accoppiarsi con l’Ermafrodito”.
La domanda a mio parere è: saremmo più felici così?