Ricevo dall’amica Ritanna Armeni e volentierissimo pubblico:
Lo confesso, sono fra le donne che aveva provato una certa intima soddisfazione nel vedere il potente Strauss Kahn incriminato per aver violentato una cameriera. E non perché mi piacciano il carcere e le manette. La soddisfazione, certo amara, veniva dal fatto che quella denuncia per stupro aveva acceso un faro e aveva illuminato la vita precedente di Strauss Kahn, la sua condotta sessuale, il suo rapporto con le donne, l’abuso di potere continuamente esercitato. Perchè tutti sapevano delle inclinazioni ( chiamiamole così) di Strauss Kahn, della sua propensione a pretendere prestazioni sessuali, di quello che, sempre molto misericordiosamente, giornalisti e politici chiamavano la sua debolezza, la sua ossessione, il suo demone e che invece era semplicemente e banalmente la concezione e quindi l’esplicitazione, la concretezza del suo rapporto con le donne. Ma nessuno, fino al momento della denuncia della cameriera nera, aveva mai detto niente. Il rapporto che aveva con le donne era considerato un fatto secondario, insignificante di fronte alla “politica”. Si trattava di una debolezza. E chi non ne ha? Di una questione irrilevante di cui si poteva anche sorridere. Di un gossip divertente nei salotti della gauche. Del “personale” da rispettare. Quella denuncia finalmente aveva acceso un faro. Aveva fatto capire a molti che il rapporto con le donne, la sfera personale, certo vanno vissuti liberamente, ma non possono non essere sottoposti a giudizio. Che gli uomini non possono dividere come una mela la sfera pubblica da quella privata, che un uomo di potere, non può impunemente estendere questo anche al rapporto sessuale. E’ quel faro che si cerca di spegnere. La inaffidabilità della vittima non solo rende Strauss Kahn automaticamente innocente, ma sta cancellando ogni riflessione sul suo comportamento precedente. La sua condotta sessuale, il suo rapporto con le donne, l’abuso di potere tornano ad essere pettegolezzi da salotto, questioni secondarie, piccoli vizi che nulla hanno a che fare con le capacità dell’uomo pubblico. Strauss Kahn potrebbe fare il Presidente della repubblica francese? Perché no? I vertici del partito socialista francese parlano addirittura della possibilità che partecipi alle primarie. Non è più alla testa del Fondo monetario internazionale? E’ una palese ingiustizia che il grande uomo pubblico ha subìto. In uno stato di diritto un uomo o una donna vanno giudicati solo in base alla legalità dei loro comportamento. Questo devono fare i tribunali ed i giudici. Come si può non essere d’accordo? Ma basta –questo il punto – nel caso di Strauss Kahn limitare il dibattito pubblico alla legalità e alla esistenza del crimine? Solo su questo devono giudicare i cittadini e le cittadine quando scelgono i loro rappresentanti? Come devono comportarsi, ad esempio, quelle e quelli che devono decidere sulla presidenza della Repubblica francese? Devono dimenticare tutto? Spegnere il faro del Sofitel come troppo ed inutilmente accecante? Cancellare come irrilevante quello che la denuncia di stupro ha illuminato, il fatto che un uomo con grandi responsabilità pubbliche chieda continue prestazioni sessuali? Ignorare l’asimmetria di potere fra l’autorità di lui e la donna incaricata di rassettare la sua stanza? Se lo è chiesto Franca Fossati su Europa e ha dato la risposta giusta.
“Se Strauss-Kahn – ha scritto – diventa un Berlusconi qualsiasi, gli andrebbe chiesto, come al nostro premier, di non pretendere di rappresentare gli uomini e le donne del suo paese”. E questo anche se risulta completamente innocente nell’affaire Ofelia, anche se in quella stanza del Sofitel lui non avesse degnato la cameriera nera neanche di uno sguardo. Cosa di cui francamente continuo a dubitare.