Dico a Don Pino De Masi, parroco di Polistena e referente di Libera-Contro le mafie per la Piana di Gioia Tauro, che se qualcuno aveva letto la scomunica dei mafiosi da parte di Papa Francesco come un passaggio retorico, un fatto di scarsa rilevanza, un gesto obbligatorio durante il tour calabrese, ieri ha dovuto ricredersi: lo sciopero della Messa degli uomini delle cosche detenuti nel carcere di Larino, Molise, e la statua della Madonna inchinata davanti alla casa del boss a Oppido Mamertino, Reggio Calabria, sono la dimostrazione plastica del fatto che la frusta di Francesco ha lasciato un segno profondo.
Com’è che le ‘ndrine tengono tanto a Dio e a Maria?
“Non ci tengono affatto” dice don Pino. “Tengono al potere e ai soldi, le loro uniche divinità. E non possono rinunciare al consenso che serve loro per cumularli. Organizzare le processioni, frequentare la messa, portare in spalla le statue, mostrarsi come benefattori per loro sono importantissimi mezzi di consenso, specie in una terra come la nostra, dove le chiese sono ancora piene”.
Ma questo lo capiranno anche i cittadini…
“Magari lo capiscono, ma in territori dove lo Stato è assente, e in particolare lo Stato sociale, e i tuoi più elementari diritti non sono garantiti, esiste solo la logica del favore. Se non sei connivente, se non chini la testa, dal sistema dei favori sei estromesso, se non peggio. Questo bisogno crea un oggettivo stato di dipendenza dalla criminalità. Il lavoro che noi facciamo è culturale: mostrare che non ci si può accontentare del favore, che in quanto cittadini si è titolari di diritti”.
Come legge l’episodio del carcere di Larino?
“Come un segno ottimo, che ci indica la strada: l’educazione delle coscienze. I detenuti che non vanno a Messa in qualche modo ammettono di essere stati scoperti e punti nel vivo. Vuole dire che questo Papa riesce a toccare le coscienze“.
E l’inchino di Oppido?
“In realtà la sosta della processione davanti alla casa del boss è una prassi consolidata in molti paesi. L’ hanno sempre fatto, e continuano a farlo. Ma oggi, 15 giorni dopo la scomunica di Francesco, la cosa appare come una sfida e ci interroga”.
I Carabinieri hanno lasciato il corteo, le autorità ecclesiastiche no.
“Anche la Chiesa e i fedeli avrebbero dovuto andarsene. Perché i destinatari del messaggio del Papa non sono solo i mafiosi. Sono anche e soprattutto la Chiesa e la società civile: non dormite più! reagite!”.