io a bologna che parlo. e parlo, parlo, parlo...

Non è certo la prima volta, ma la berlina internazionale di ieri -le risate su Berlusconi di Merkel e Sarkozy– mi ha profondamente ferito. Per quanto la sfiducia nel nostro primo ministro non sia incondivisibile, mettiamola così, i due leader dovrebbero considerare l’effetto depressivo che il loro sarcasmo produce su noi cittadini di buona volontà. Ti viene voglia di mollare tutto. Questo è il primo pensiero nervoso.

Ed ecco il secondo, forse in conseguenza del primo: la giornata milanese offre moltissimo, dibattiti, incontri, tavoli di riflessione. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Tanto per dirne alcune: l’Agorà del lavoro, i tavoli per le pari opportunità a Palazzo Marino, la Città Mondo a Palazzo Reale in preparazione di Expo. Grande fermento. Sono reduce da una partecipatissima due giorni bolognese indetta da Pippo Civati e Debora Serracchiani. Continuiamo a dibattere, a discutere, a riflettere, a fare elenchi di meravigliose cose da fare. Viviamo in una costante vigilia preparatoria. Ma poi ti guardi intorno e di roba se ne vede poca. Non si riesce a portare a casa granché. Vorrei essere uno di quesi fantastici muratori bergamaschi che si svegliano alle quattro per tirare su muri. Poche storie: il muro a mezzogiorno c’è.

Mi butto sotto la doccia, vediamo se mi cambia l’umore.