Browsing Tag

machismo

media Marzo 14, 2013

Francesco’s Dietrology

 

Non erano passate due ore dalla nomina di Jorge Mario Bergoglio al soglio pontificio con il nome di Francesco che la rete era già intasata di rumours sul suo conto, uno in particolare che riguarda una sua supposta attiva collaborazione con il dittatore argentino Videla -andate su Facebook o su Twitter, lo troverete ovunque- mentre stamattina siamo stati informati di un suo supposto becero machismo latinoamericano, in base al quale il nuovo Papa (vedi foto) riterrebbe le donne inadatte ai ruoli politici.

Naturalmente questo genere di notizie si presta a essere stra-condiviso: chi lo fa sente di partecipare a uno scoop collettivo. Mentre le good news interessano poco o niente.

Una volta c’era quella che si chiamava “controinformazione”: che se in parte ci imbroccava, in parte distribuiva fuffa. Il fatto è che oggi la fuffa, grazie ai social network, prende immediatamente il volo.

Magari in questo caso fuffa non è. Non so se Francesco sia stato collaboratore di Videla -spero di no- e se davvero pensi che è meglio che le donne stiano a casa a fare la calzetta -idem-. Vanno cercate informazioni serie a riguardo.

So di sicuro che certi rumours non andrebbero diffusi con tanta leggerezza e senza un’accurata verifica. E che comunque non mi piace lo spirito aprioristicamente distruttivo con cui vengono diffusi.

Donne e Uomini, Politica Ottobre 14, 2012

Carissimi machi, semmai noi donne non vi voteremo…

Dunque, dopo aver stabilito delle regole per la partecipazione alle primarie, la coalizione di centrosinistra ne stabilisce in corsa delle altre, allo scopo evidente di liberarsi del fastidio dei candidati meno forti, e di giocarsi la partita a tre (maschi: serve specificarlo?).

L’assemblea del Pd aveva votato che le firme per i candidati Pd potevano essere raccolte solo tra i delegati o gli iscritti Pd. Ora si è invece deciso che si devono raccogliere 20mila firme di semplici elettori che si dichiarino di centrosinistra, da consegnarsi entro il 25 ottobre. Morale della favola: dopo aver lottato con le unghie e con i denti per ottenere entro domani 95 firme di delegati, ora si ricomincia da zero, per raccogliere 20 mila firme di elettori. Qualcuno dei candidati, a quanto pare, ha già cominciato da tempo a lavorarci. Ma c’è di più. Di queste 20 mila firme, non più di 2000 possono provenire da una stessa regione. L’impresa, quindi, è supertitanica.

Si faceva prima a metterla così: si possono candidare solo i segretari di partito, con l’eccezione di quel gran rompic…ni di Renzi. 

C’è però un fatto: nello statuto fondativo del Partito Democratico ci si fa carico della questione del maschilismo della politica, dichiarando esplicitamente l’intento di porvi rimedio. Riporto qui tre passaggi:

“Il Pd riconosce pari dignità a tutte le condizioni personali, quali il genere, l’età, le convinzioni religiose, le disabilità, l’orientamento sessuale, l’origine etnica…

 … Ai fini dell’elezione, le candidature a Segretario nazionale vengono presentate in collegamento con liste di candidati a componente dell’Assemblea nazionale. Nella composizione di tali liste devono essere rispettate la pari rappresentanza e l’alternanza di genere…

… Per la selezione democratica dei candidati per le assemblee elettive, si attiene ai seguenti principi: a) l’uguaglianza di tutti gli iscritti e di tutti gli elettori; b) la democrazia paritaria tra donne e uomini; c) il pluralismo politico nelle modalità riconosciute”.

Questa stessa sollecitudine non vale evidentemente per le primarie. Gli ostacoli che si frappongono a una libera candidatura femminile non vengono considerati come un problema della nostra democrazia, semmai come problemi di quella pazza che osa candidarsi. E anziché intraprendere eventuali azioni positive, se ne intraprendono addirittura di negative, frapponendo ostacoli aggiuntivi.

Quindi anche stavolta potrebbe andare come al solito: potrebbe cioè accadere che i candidati alle primarie del centrosinistra siano  tutti e solo uomini. La logica sottesa, ma neanche tanto, è che per governare il Paese si deve essere dotati di apparato genitale maschile. Le donne governano interamente la vita quotidiana, ma quando si tratta della politica devono levarsi di torno.

Non so che cosa deciderà Laura Puppato: se dopo essersi ritrovata scaraventata al punto zero deciderà di affrontare nuovamente la salita, o scenderà dalla bicicletta, o pedalerà da qualche altra parte. So solo, da elettrice di quello schieramento, che non potrei più credere nel fatto che il centrosinistra adotti e rappresenti uno sguardo femminile, mostrandosi orbo fin dalle primarie. E non potendoci credere, e non avendo alcuna garanzia, mi guarderei bene dal votarlo, e inviterei il maggior numero possibile di mie simili, umiliate per l’ennesima volta dal machismo politico -ma anche il maggior numero di uomini di buona volontà, che del “doppio sguardo” sentono la necessità-  a fare altrettanto.

Se le primarie -e pure le secondarie- sono un fatto “tra uomini”, in stile saudita, che facciano pure tutto quanto tra loro.

 

 

Donne e Uomini, Politica Febbraio 17, 2012

Fuori Berlusconi, alla politica serviamo ancora?

do you remember ruby?

Arietta di backlash -contrattacco-.

Mutande di nuovo in giro, dicevamo, e un governo che non mette le donne esattamente al centro. La legge sulle ributtanti dimissioni in bianco, per dirne una, con tutto il suo portato simbolico e sostanziale, è ancora lì che aspetta.

Precisamente un anno fa eravamo la speranza del Paese, paginate di giornale sul 13 febbraio, dibattiti prima, dibattiti dopo, la dignità delle donne, lo schifo di Arcore, leader di partito in piazza con noi, etc. etc.

Un anno dopo la legge elettorale se la discutono fra uomini, dai giornali siamo nuovamente sparite, in noi non si spera più così tanto. Ok Se non ora quando, ma lasciateci lavorare -che dobbiamo fare le liste-.

Insomma, il 9 febbraio 2011, sul Corriere della Sera, mi permettevo di fare notare questo -che tante non hanno apprezzato, sospettandomi di filoberlusconismo-: “Domanda delle 100 pistole: qual è l’obiettivo del 13 febbraio? La testa del premier? O, più in generale, il machismo della nostra politica? Che cosa chiede la piazza? Non c’è protagonismo politico, in mancanza di chiarezza”.

Ora la testa del premier l’hanno avuta, ex post sappiamo che la diplomazia internazionale era al lavoro da tempo per risolvere l’incresciosa situazione italiana, e la mobilitazione delle donne capitava a fagiolo.

Attenzione, capiamoci! Non sto affatto dicendo che le donne si sono mobilitate in quanto parte consapevole di questo disegno. Tutt’altro! La mobilitazione è stata sincera, spontanea, generosa, straordinaria! Sto dicendo che questa mobilitazione ha goduto dell’attenzione di stampa e politica perché arrivava proprio al momento giusto.

Ma oggi, alla politica, serviamo ancora? Cogliete segnali di attenzione da parte dei partiti? Sentite ragionamenti economici che mettono al centro il potenziale femminile? Io no, e dire che ci sto parecchio attenta.

Avete fiducia che il 50/50 , andato via così liscio, in quel clima favorevole, a Milano, Bologna, Torino, Cagliari, si riprodurrà a livello nazionale? Se non ora quando ci sta lavorando, ma pensate che troverà la strada spianata?

Ecco, ora il Cav. non c’è più -non che manchino altri maiali, in giro- ma la politica machista è ancora lì, intatta, e i segnali di backlash servono precisamente a infiacchirci.

Amiche, questo il contesto. E allora, che si fa?

Io non mollo.

Se per cortesia -chiedo scusa- ci lasciate discutere di questo tra donne ve ne sarò grata.