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lotta

esperienze, TEMPI MODERNI Settembre 7, 2012

Non uccidono

Ok, lasciamo perdere l’evento mondano. Spostiamoci dal quadrilatero verso piazza del Duomo, via Torino, le Colonne, Ticinese, i Navigli.

Una marea di giovani, una folla impressionante di ragazze e ragazzi con la pelle lucente, street style variegatissimo, tanti jeans, short e magliette, ma anche glitter, zeppe, capelli sciolti sulle spalle. Una gigantesca onda ormonale -l’età è quella, il lavoro da fare è quello- che travolge la città romana. Per la fashion night vengono da tutti i quartieri, dalle periferie, dall’hinterland, dalla regione, da altrove, dal mondo. Fioeu e guaglio’. Via Torino ha una festosità napoletana, sembra di stare a via Toledo. Colori e fogge swingin’ nelle vetrine illuminate. Ci passo in mezzo, mi sento bene. Misuro la distanza generazionale, fa meno male del solito. Vorrei proprio il meglio del meglio per ciascun* di loro, uno per una. Una splendida vita per tutti.

Sono miti, quieti, gentili (salvo eccezioni). Questa è una generazione mite e gentile. I giovani maschi sono molto cortesi con le giovani femmine (salvo eccezioni). Fors, finalmente, la protesi del dominio non gli serve più?

Una massa gigantesca si infila nei vagoni del metrò. Lì li osservi meglio, uno per una. I riflessi dorati dei capelli, le gambe abbronzate delle ragazze, il rigo di eyeliner -nostalgia dell’eyeliner…-, le risate a gola spiegata.

Leggo stamattina del vecchio e increspatissimo Robert Redford a Venezia (accidenti, ti ricordi com’eri, biondo, nella tua divisa bianca? ), dice che il cinema gli ha salvato la vita: “Di guai ne ho combinati parecchi”. Dice che lotta per i giovani, perché gli lasciamo “un mondo marcio”.

Mi pare troppo. Un mondo intatto e perfetto non c’è mai stato. Ma lottare per i giovani è un’ottima causa. Se anche loro lottassero, almeno un po’. Se lottassero con noi. E contro di noi.

Schiacciata nella dolce folla teen del metrò, provo una curiosa paura fisica, qualcosa di simile a un estremo senso di colpa. “Perché poi non dovreste uccidermi, per farvi un po’ di spazio?”, qualcosa di me si chiede. “Perché non mi mettete le mani alla gola e non mi uccidete?”.

Sto facendo abbastanza per loro?

Donne e Uomini, esperienze, lavoro, Politica Marzo 10, 2012

Il tempo-miracolo delle donne (quello per Saint-Cyr)

Ottomarzo tremendo quello appena passato, amiche e sorelle.

Ottomarzo anche stupendo. Dipende da quale parte lo si è  guardato.

Se dal lato del backlash, il contrattacco partito dopo l’uscita di scena del Cav. O da quello dell’opportunità storica che ci si para davanti.

Il Cav. doveva mollare, poche storie. E la “forza delle donne” veniva molto utile. Non irritatele, blanditele, parlatene sui giornali, rimettete le mutande alle smutandate in tv.

Ora che il Cav. è tornato nelle retrovie, la forza delle donne non serve più. Anzi. Ingombra. Fa problema. Smobilitare, prego. Sciogliere l’adunata. Circolare.

E ri-ecco, as usual, perché ce ne convinciamo, perché ci togliamo qualunque grillo dalla testa, gli inguini farfallati in primetime, le mamme pazze per il bianco più bianco, le pubblicità di Miss Patata, la politica for men only, che decide tutto dalla legge elettorale al welfare. Ecco quegli osceni contratti antimaterni.

Scenari italiani, tradizionali come le colline del Chianti. Non risiamo al bunga-bunga, ma poco manca.

Solo che la forza delle donne, accidenti, non se ne va. Resta lì, tutta intatta. Anzi: cresce. La stramobilitazione continua, ed è un fatto quasi commovente: andate online, pagine e pagine, blog che si moltiplicano, reti, social network. E comitati, convegni, riunioni, iniziative, imprese.

Le donne di questo Paese non dovrebbero avere tempo per nulla, e invece più gliene porti via -per il lavoro, per la famiglia, per la supplenza ai servizi che mancano- e più loro ne trovano per mobilitarsi, discutere, progettare, andare avanti.

E’ la miracolosa relatività del tempo femminile.

Come diceva Madame de Maintenon, moglie morganatica di Luigi XIV: “Il re si prende tutto il mio tempo; do il resto a Saint-Cyr”, ovvero alla scuola per fanciulle da lei fondata. E’ in quel resto paradossale che lei trovava la sua forza.

Funziona così. Faremo tutto. Non smobiliteremo. Non perderemo l’opportunità che abbiamo, che è quella di portare la nostra idea di politica e le nostre priorità in quella politica, il nostro sguardo su tutte le cose del mondo, la nostra differenza nello spazio pubblico.

E se proprio ci costringeranno a lottare, lotteremo.

Lo spirito del tempo è dalla nostra parte. Noi troveremo anche il tempo per Saint-Cyr.

Insomma, io questo ottomarzo l’ho visto stupendo.

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, esperienze, Politica Maggio 31, 2011

SOUVENIR DI UNA LOTTA

Ci svegliamo in una città nuova, stamattina, nata ieri sera in una festa meravigliosa a cui avrei voluto davvero invitarvi tutti. Ma è anche la città che conosco, è la città di quando ero bambina, e che mi mancava tanto. L’ho riconosciuta. Una città a cui la provvidenza ha dato il compito di moltiplicare i doni (laurà), di accogliere, meticcia continua, di correre con frenetica e stralunata allegria, di non dormire mai.

Sono così stravolta, stamattina, ma voglio dire in due parole quel che è stata, questa lotta.

Senza soldi: abbiamo avuto la prova che il desiderio può davvero tutto, e si fa beffe di quell’illusione che è il denaro. Nemmeno un centesimo dell’investimento dell’avversario, ed è bastato.

Senza odio: una piccola (piccola?) rivoluzione che, come ho già detto, ha fatto a meno della violenza, e si è fatta bastare l’ironia. Non c’è stato bisogno del sangue di nessuno.

Con i ragazzi: tantissimi, che hanno lavorato indefessamente, nativi digitali, che hanno convinto i più vecchi a stare in rete. Miti, la lezione del non odio ci è venuta soprattutto da loro. Ecco il tesoro che questa generazione silenziosa e gentile nascondeva, e ci ha offerto! E noi a loro, in cambio, abbiamo dimostrato che si può fare, che non ci si deve rassegnare perché le cose possono cambiare. Glielo dovevamo. Adesso è finalmente bello avere vent’anni.

Con le donne: che hanno dato una prima prova della forza del desiderio, capace di riempire le piazze del paese come vi ho detto, appunto. Senza organizzazione, senza soldi, senza potere. La prova generale di tutto questo l’hanno fatta loro.

Con la rete: senza il web tutto questo non sarebbe stato nemmeno lontanamente immaginabile.

Con la bellezza: lo vedete dalle immagini che trovate online. La bellezza, la luce, l’arancio radioso ci hanno nutrito e incoraggiato.

Con gratitudine: noi grati a Giuliano Pisapia, e anche a Stefano Boeri, a Valerio Onida e a Michele Sacerdoti, che si sono offerti generosamente come guide, e loro grati a noi. Ieri sera Giuliano Pisapia nel suo discorso “obamiano” ha detto “Sono il vostro sindaco. Sono il mio sindaco”. E ha ribadito: “Non lasciatemi solo. Ho bisogno di voi!”. Tutti abbiamo bisogno di tutti. Da soli non siamo nulla. La politica oggi si fonda su questo reciproco bisogno, è questo che potrà cambiarla.

La mia mamma: che ieri mi ha detto con quella semplicità abbagliante, quella vicinanza alla luce dei vecchi: “Il bene ce la fa sempre, hai visto. Ma ades gh’è de laurà, c’è da lavorare” . Ecco, tanto per cambiare!