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lidia ravera

Corpo-anima, Donne e Uomini, Politica Novembre 10, 2013

Anatema laico

C’è un racconto di Ray Bradbury,The Scythe, dove un uomo riceve una terribile eredità che inizialmente non comprende: una falce, come da titolo, e un appezzamento dove il grano cresce in modo discontinuo, e soprattutto marcisce appena viene tagliato. In cambio, avrà casa, animali, cibo per la propria famiglia. L’uomo, dunque, falcia, e il grano ricresce, velocissimo, e marcisce, e ricresce. Ogni giorno. Infine, l’uomo capisce che ogni spiga tagliata è una vita, e che è lui a dovervi porre fine. E quando si troverà costretto a tagliare quelle di sua moglie e dei suoi figli, impazzisce e distrugge più spighe che può, verdi o mature non ha importanza. Allora, le bombe piovono su Londra e si accendono i forni di Belsen, e il grano cade in una pioggia di lacrime. Ma lui non si ferma.

The Scythe mi torna in mente pensando all’odio e a quanto l’odio sia divenuto la nostra condizione esistenziale e la nostra condanna. Giù la falce, colpisci e attacca, tutto e tutti, fingendo di riderne o provando a balbettare una motivazione. Questo mi torna in mente, quella pioggia di spighe e sangue. E questo sarà un post che parlerà di sangue, e anche di lacrime, e di chi usa sangue e lacrime per i propri fini.
L’ultima in ordine di tempo a essere colpita dalla valanga di odio è Lidia Ravera, di cui chiedono le dimissioni No Choice e laici di ogni sorta, furbetti e furbette, politici e tricoteuse della rete, tutti coloro che hanno conti in sospeso con lei, o con i femminismi, o con la propria stessa vita, non ho idea e non mi interessa.
Dovrei ricapitolare tutta la vicenda, e un po’ tentenno, perché il discorso di partenza mi sembrava molto semplice, ma si è andato gonfiando come una vela, fino a stravolgerlo, quel punto di partenza, che poi è la decisione di Matteo Renzi di dedicare un’area del cimitero ai bambini non nati, o meglio di sistematizzare e ufficializzare e aggiornare, magari proprio adesso, il regolamento che la prevede, perché la possibilità di seppellire i bambini morti in utero o venuti al mondo già morti esiste già, e io lo so, e fra un po’ vi spiego anche perché.
Ora, quella decisione di Matteo Renzi si adombra immediatamente di veleni politici, e questo dimostra quanto sia divenuta tossica la discussione sui partiti e soprattutto sul Pd. Essendo cane sciolto, come il commentarium sa, e un cane che dopo la vicenda Rodotà e quella del DL femminicidio non voterà Pd neanche se si candidasse a guidarlo Stephen King, mi auguro di poter prendere la parola su questo senza ricevere accuse di sostenere questo o quest’altro aspirante premier. Gli altri interventi sul punto (le donne Pd, Marina Terragni, la stessa Ravera) sono stati letti in questa chiave.

Ma quello che Ravera ha scritto è stato distorto fino a farla sembrare una sprezzatrice dell’altrui dolore, una che vuole seminare le vie delle città di neonati insepolti. Cosa ha detto, dunque? Ha fatto riferimento allo splatter di chi chiede a gran voce, e non parliamo dei genitori ma dei movimenti che fingono di supportarli,  i cimiteri dei non nati.
Splatter. Wikipedia, dai, è facile. Nel cinema si definisce così quel sottogenere horror basato su scene con schizzi di sangue, (to splat) e lacerazione di corpi, con conseguente fuoriuscita di interiora.
Ora lasciatevi condurre su un social network. Guardate cosa postano, i seguaci di Luca Volontè, di Olimpia Tarzia, i Movimenti che si autodefiniscono per la vita, i singoli fanatici. Guardate , se potete.
Fanno come hanno sempre fatto, solo che un tempo usavano i manifesti e i volantini, e bambolotti coperti di vernice rossa da tirare addosso alle donne che vanno nei consultori, o da mostrare a chi ha abortito, e ora usano la rete, che è più veloce ed efficace. Perché non è importante leggere l’articolo originale di Lidia, basta un pio virgolettato. Guardate, guardate cosa fanno. Postano fotografie di feti fatti a pezzi, un piedino di qua, la testa staccata dal corpo di là. Usano come avatar il profilo di un bambino morto. Ti sbattono in faccia sangue e orrore, e urlano. Quanto urlano, i Luca Volonté, le Olimpie Tarzia, i Movimenti per la vita, coloro che sembrano parlarti appunto di vita, e invece grondano violenza da ogni sillaba.
Non sono splatter? Accidenti, se lo sono. Trasformano in spettacolo sanguinoso ciò che è scelta privata, dolore privato. Calano la falce, e la fanno sanguinare. Dai, un braccino, guarda bene, un piede, guarda questa testolina decapitata. Lo fanno. Non serve segnalarli. I social rimuovono le tette e non un feto in pezzi. Dunque continuano, in nome di Dio. Un Dio che immagino sgomento, se esiste. Non credo che nessuna religione al mondo possa giustificare tutto questo. Nessuna, a meno che ci sia non la fede dietro, ma un’oscuro desiderio di annientamento altrui, la voglia pruriginosa di sentirsi, attraverso l’orrore, i giusti che purificano il mondo nelle fiamme.
Ora. Si può dissentire o meno sulle parole usate da Lidia Ravera. Non è affar mio. Non faccio le pulci agli scritti degli altri. Ma partire da qui per scatenare questa corsa del branco affamato è cosa davanti alla quale non riesco a tacere.
Dunque, prendo la parola.
Prendo la parola anche per un altro motivo, e non solo per solidarietà assoluta nei confronti di Lidia. Leggete le critiche che le rivolgono, su twitter o facebook. Vertono tutte sullo stesso punto. Le donne che hanno perso un figlio sono offese e ferite. Eccomi, è successo a me, dimissioni. Come osa, attacca le donne, dimissioni. Certi arrivano oltre l’immaginabile: ti auguro che ti muoia un figlio, dimissioni. Certi altri  ne approfittano per dire eh eh io sto con Renzi, dimissioni: e sono le mezzetacche che stanno saltando di gran carriera sul carro del presunto vincitore, ci scappasse uno strapuntino. E ancora, giù sul pedale della ferocia straziata. Croci con l’orsacchiotto. Giocattoli su piccole tombe. I nomi dei bambini morti.
Qui, non ce l’ho fatta più a tacere, perché ho provato una rabbia inestinguibile, signori che vi dite Pro Life (che raccogliete firme e organizzate concorsi nelle scuole, nel frattempo, ebbri di odio).
Perché io sono una di quei genitori che ha perso non uno, ma due bambini. 1985, il primo. Si chiamava Gabriele. Un’emorragia ha devastato il mio ventre al settimo mese di gravidanza. Stavamo morendo entrambi. Lui è vissuto sette giorni. Non ho mai visto il suo volto, non ho voluto. So che aveva i capelli rossi. 1986, il secondo. Si chiamava Andrea. Gravidanza monitoratissima, ma un nuovo distacco di placenta all’ottavo mese lo uccide, si perde il battito, secondo cesareo d’urgenza. So che aveva i capelli neri.
Gabriele e Andrea sono stati sepolti senza alcun problema. Gabriele riposa insieme a mia nonna, in un loculo di Prima Porta. Andrea, in una parte dello stesso cimitero dove sono i bambini morti alla nascita o poco prima. Questo, ripeto, nel 1986. Non ho dovuto né pregare né supplicare: la sepoltura, già allora, era un atto dovuto. Un atto dovuto, ripeto. Non c’è alcun bisogno di alzare la bandiera del diritto. Quel diritto c’è. Seppellite i vostri piccoli senza fare di chi avete amato un vessillo. E’ vostro, lo avete amato, lo avete aspettato e non c’è più, o non c’è mai stato. Ma questo non deve esere l’arma contro gli altri. Il dolore non è un’arma. Non deve esserlo.
Invece, nell’orrore in cui ci stiamo trasformando, sembra che sia necessario, per essere autorizzati a parlare, esibire il proprio dolore. Mostrare le mani macchiate di sangue, strapparsi i visceri e arrotolarli attorno ai polsi come braccialetti votivi. Guardatemi, mondo, leggetemi. Sono una madre orbata. Sono una madre che soffre. Quindi, ho diritto di parola. Questo mi sento costretta a fare, e allora lo faccio: a esibire il mio antico dolore come un ornamento, a salire su quel disgustoso altare che volete costruire intorno al lutto, soprattutto a quello delle  donne. Guardatemi, lo sto facendo.
Lo faccio e dico:  vergognatevi. Voi. Luca Volonté, Olimpia Tarzia, Pro Life o No Choice, voi associazioni laiche che chiedete il cinque per mille, ginecologi, psicologi, aspiranti scrittori o scrittori da quattro soldi, furbette e furbetti. Vergognatevi. Non vi permettete di parlare in mio nome e di dire che Lidia Ravera ha offeso tutte le donne che hanno perso un figlio. Il mio lutto è mio. Non vi appartiene e non permetterò a nessun avvoltoio di trarne profitto per le proprie crociate. Del resto, è scritto anche nella vostra religione: “Se qualcuno afferma che l’empio è giustificato dalla propria fede, sia anatema”.
Vergognatevi, e curate il vostro cuore prima che marcisca, come le spighe di Bradbury.

di Loredana Lipperini

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Lorella Zanardo, Il corpo delle donne

qui il comunicato di Se Non Ora Quando contro la richiesta di dimissioni di Lidia Ravera da parte di Francesco Storace e dei pro-life

Donne e Uomini, Politica Ottobre 29, 2013

Sepoltura dei feti: approvata la delibera della giunta Renzi

 

dopo le novità della giunta di Firenze, i pro-life tornano alla carica chiedendo l’istituzione della festa dei “santi non-nati”

E insomma, giusto a poche ore dalla chiusura della Leopolda il consiglio comunale di Firenze ha discusso e approvato la famosa delibera della giunta Renzi sul cimiterino dei feti a Trespiano, sulla quale molte associazioni di donne fiorentine, a cominciare da Snoq, tenevano da tempo accesi i riflettori (la delibera è stata tenuta chiusa per mesi nel cassetto: anche la tempistica per riproporla, l’immediato post-Leopolda, è suggestiva… un autogoal?).

Ma vediamo nel merito: la delibera è stata riproposta ripulita (e in senso non solo figurato) di quei passaggi splatter, là dove si parlava di sepoltura dei “prodotti abortivi e del concepimento”, evocando l’orrore: quel passaggio era stato accolto dall’esultanza del Movimento per la Vita e dei pro-life, e aveva addirittura scatenato macabri flash mob di gruppi dell’ultradestra contro i consultori (la storia qui).

Evidentemente si  è capito che la faccenda era una vera bomba, ed era meglio evitare. Inoltre non si parla più esplicitamente di un’area dedicata nel cimitero. Quindi, in buona sostanza, la lotta delle fiorentine e delle loro supporter esterne contro il cimiterino voluto da Renzi ha avuto un certo successo, evitando un precedente pericoloso che -specie nell’eventualità di una premiership Renzi- avrebbe dato il la all’istituzione di cimiterini analoghi in molte città. La delibera è passata con 30 voti a favore, 4 contrari e 7 non voti. A favore il Pd (tranne Francesco Ricci e Claudia Livi, non votanti), Idv e gruppo Noi per Matteo Renzi, contrari Ornella De Zordo (perUnaltracitta’), Tommaso Grassi (Sel) Marco Semplici e Massimo Sabatini (lista Galli).

Il passaggio del testo di regolamento cimiteriale che riguarda i feti definisce le dimensioni delle fosse (mi scuso), delle urne e dei “monumentini” e per il resto rinvia al decreto presidenziale in vigore da più di vent’anni che regola la materia: “Ferme restando le previsioni del piano di settore cimiteriale, in riferimento alle sepolture previste di cui all’art.7 del decreto del Presidente della Repubblica del 10/9/1990 e nel rispetto dell’art.50 lett.d, è confermata la prassi consolidata e vengno previste le seguenti dimensioni per gli spazi...“, eccetera.

Ma alcune ambiguità restano. La “prassi consolidata”, in realtà, spiega Tommaso Grassi di Sel che ha votato contro la delibera, “è che c’è nei fatti già un’area dedicata nel cimitero. Inoltre è ancora da capire se sia stata eliminata la planimetria allegata che individuava con chiarezza l’area nel cimitero di Trespiano”. Grassi spiega la sua contrarietà anche con il fatto che “regolamentando con una delibera le dimensioni delle fosse e le modalità della sepoltura, di fatto si istituzionalizza la questione. Dalla “prassi consolidata” si passa a un vero regolamento con un iter pubblico, il che significa di fatto conferire ai feti lo status di “cittadini morti”. Un simbolico pesante, che va a colpevolizzare le donne che decidono di interrompere la gravidanza”.

In effetti, essendoci già una legge che regola chiaramente la materia, non si comprende la necessità di un richiamo dettagliato in una delibera comunale: a che cosa serve ribadire? E’ un atto amministrativo, o un gesto politico-ideologico?  “Insomma” dice ancora Grassi “è un po’ come per l’Imu, che viene cancellata e poi reintrodotta con altri nomi. Anche qui sono sparite le parole che davano scandalo, ma la sostanza della questione è stata in buona parte salvaguardata“.

La delibera è stata difesa in aula da Stefania Saccardi, assessora ai Servizi Sociali e vicesindaca, legatissima a Matteo Renzi. Avvocata, cattolica,  già legale dell’Istituto Diocesano, Saccardi ha letto alcune lettere di padri e madri che desideravano seppellire il “loro” feto e ha spiegato che la questione non andava posta in termini ideologici.

Non è questione ideologica, in effetti. E’ questione di pelle. La legge 194 sull’aborto ormai è una legge di carta, sostanzialmente inapplicata in gran parte del territorio nazionale: la delibera Renzi, sia pure alleggerita, non va certo nel senso di migliorare le cose. Quando pensiamo a Renzi, pensiamo anche a questo Renzi.

E’ mezzo secolo che si combatte, e siamo ancora a questo punto.

P.S: Lo posto qui perchè la questione continua a tornare nel dibattito, quindi l’informazione ha bisogno di essere ribadita.  Domanda: se io voglio dare sepoltura a un feto, perché mai non ne avrei diritto? Risposta: il diritto a seppellire i feti di qualunque età gestazionale  è garantito da decenni da un decreto presidenziale: il dpr 10/09/90. Domanda: ci vogliono spazi appositi nei cimiteri -“giardini degli angeli” e simili- perché questo diritto possa essere esercitato? Risposta: no. In questi anni migliaia di feti sono stati sepolti in assenza di campi dedicati.

 

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aggiornamento ore 13.30: prime reazioni politiche. Questo è un altro candidato alla segreteria del Pd, Pippo Civati, che la vede molto diversamente. Vediamo se reagiranno anche gli altri due candidati.

aggiornamento di martedì 5 novembre, ore 20: interviene la Conferenza Nazionale delle Donne Pd

Sull’istituzione di un cosiddetto “cimitero dei feti” c’e’ stata una reazione giusta e netta di moltissime donne, del pd e non solo, sia quando a proporlo è stata una giunta di centrosinistra (come accadde a Firenze l’anno scorso), sia quando la proposta è venuta dal centrodestra (è il caso dell’allora vicesindaca di Roma Sveva Belviso). Ognuna di noi ha una propria sensibilita’ e compie le proprie scelte, ovviamente, ma in tante abbiamo letto l’istituzione di una vera e propria area dedicata come una provocazione lanciata alla legge 194.

Questo perche’ la legislazione italiana e’ abbastanza chiara. Il decreto 285 del 1990, che aggiorna il regolamento di polizia mortuaria fermo dal ’39, prevede, infatti, all’art 7, che: “A richiesta dei genitori, nel cimitero possono essere raccolti anche prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle 20 settimane”. Prima la prassi prevedeva la possibilità di seppellire solo i feti dalle 20 alle 28 settimane, oggi invece, si possono tumulare anche “prodotti del concepimento” sotto la decima settimana e tutto ciò che, con la norma precedente, veniva automaticamente considerato “rifiuto sanitario speciale”. Quando la legge e’ cosi’ chiara non si comprende davvero ne’ l’esigenza di istituire un’area dedicata, ne’ tantomeno l’esigenza di ribadire questa possibilita’ in una delibera comunale.

Sappiamo bene che la legge 194 e’ stata negli anni costantemente osteggiata e messa in discussione e per questo, anche in Parlamento, ci stiamo battendo affinchè l’obiezione di coscienza non diventi un ostacolo ad un diritto di scelta ottenuto con una grande mobilitazione e tante battaglie, chiedendo un maggiore impegno della ministra e delle regioni per la piena applicazione della legge. C’e’ ovviamente bisogno di atti concreti e di risorse, ma e’ anche necessario un dibattito culturale e politico che non consenta passi indietro sul terreno del rispetto delle scelte delle donne.

 

aggiornamento di venerdì 8 novembre: i “pro-life” chiedono dimissioni
dell’assessora regionale Lidia Ravera perché contro il cimitero dei feti fiorentino: vedere qui.

Dai banchi dell’opposizione in regione Lazio, Francesco Storace presenterà una mozione per sfiduciare Ravera.

aggiornamento di domenica 10 novembre:

questo il testo della mozione respinta in Regione Toscana il 2 ottobre.

Contro, oltre al Pdl, il voto decisivo di 5 consiglieri Pd: renziani, fioroniani e uno ancora non si sa ( tutti ex-Margherita).
La mozione chiedeva misure per l’applicazione della legge 194. Eccola:

si chiedeva di “emanare atti che in forza delle responsabilità riconosciute alle Regioni stesse prevedano con effetto vincolante per tutte le strutture che applicano IVG:
assicurando i parametri di personale sanitario al fine di garantire la piena applicazione della legge 194, tutelando altresì le professionalità del personale non obiettore da non relegare esclusivamente ai servizi di IVG
• verificando presso gli Ordini provinciali dei Medici che istituiscano elenchi di medici obiettori e medici non obiettori, accessibili ai cittadini che ne facciano richiesta
• chiedendo che nei curricula per i concorsi ospedalieri venga esplicitata la posizione riguardo all’art. 9 della L. 194
• adempiendo ai compiti, di spettanza della Regione, di verificare che le ASL organizzino i servizi di controllo e garanzia del servizio anche attraverso la mobilità del personale obiettore così come previsto dall’art. 9 della L 194 e che organizzino i servizi di UO di ginecologia e ostetricia in modo che a medici obiettori e non obiettori sia assicurata la possibilità di svolgere tutti i compiti assistenziali
vincolando la scelta per un periodo di tempo di almeno 3 anni, analogamente a quanto avviene per le nuove assunzioni
• implementando le informazioni sul percorso per l’IVG in tutti i presidi sanitari e sui loro siti “.

Mozione respinta!

Aggiornamento mercoledì 13, ore 16.00: pubblicato il testo della delibera sul cimitero dei feti a Firenze. Lo trovate qui.

 

 

 

Donne e Uomini, Politica Ottobre 19, 2012

La scomparsa delle donne (di Laura e di tutte)

Bisogna che ce lo mettiamo bene in testa, care amiche: se scompare lei, Laura Puppato, prima e unica candidata alla premiership nella storia di questo paese misogino, politicamente scompariamo tutte. Scompaiono le sue sostenitrici ma anche quelle che non la sostengono. Scompaiono le donne di sinistra, di destra, di centro, le agnostiche.

Quando qualche anno fa ho scritto un libro intitolato “La scomparsa delle donne”, non mi riferivo questo. Ma oggi il titolo funziona perfettamente per descrivere quello che sta capitando.

Quando si parla di primarie del centrosinistra si parla solo di Bersani, Renzi e Vendola. Anche le donne del Pd nominano solo Bersani e Renzi, e quelle di Sel aggiungono Vendola. Nei sondaggi si parla del piazzamento di Renzi, Bersani, Vendola, e infine di “altri”: il nome di Puppato non viene nemmeno pronunciato. Idem ieri sera, su La 7, conduzione di Formigli: solo la protesta di Sabina Ciuffini, lì presente, e i tweet indignati di varie telespettatrici. Silenzio dei giornali. Incredibile oscuramento anche da parte del femminismo: tace Se Non Ora Quando -anche se parlano varie illustri snoqer, come Alessandra Bocchetti, Lidia Ravera, Lunetta Savino e altre-. La presidente della Rete pugliese delle Donne per una Rivoluzione Gentile, Rita Saraò, sonda l’umore delle associate: voterete Bersani, Renzi o Vendola!!! Puppato nemmeno la considera. Donne elette in consiglio comunale a Milano in forza del 50/50 e dei ragionamenti sul genere che si scrollano la questione di dosso: “la candidatura di genere non esiste” (Marilisa D’Amico). Peccato che quando si è trattato di farsi eleggere esisteva, eccome. Sembra mancare del tutto la consapevolezza che quello che oggi capita a Puppato sta capitando a tutte -l’oscuramento assoluto, vedi il caso del convegno di Paestum– e continuerà in particolare a capitare a qualunque donna si faccia avanti politicamente.

E’ opportuno distinguere: un fatto è votare Laura Puppato, scelta ovviamente libera; altro fatto è nominarla, ovvero riconoscerla politicamente, non condannarla all’inesistenza politica. Su questo dovremmo tutte convergere e ribellarci, perché la portata simbolica di questa cancellazione è devastante.

Forse se è un uomo a dirlo fa più impressione. Antonio Capone mi scrive su Facebook: “Ha meravigliato anche me la poca o quasi nessuna indignazione delle donne per il caso Puppato, con la scusa dell’ “in-sano realismo”… più realiste del re. Possibile che non venga almeno percepito il valore simbolico della questione… a meno che non si consideri la questione di genere come una cosa superata… E’ risaputo che la parola d’ordine in ogni campo è saper fare squadra…e perché in questo caso non avviene? Non vorrei che il nostro Paese, in ritardo su troppe cose, lo fosse anche su questa questione. Spero di sbagliarmi. L’esclusione delle donne dai posti di potere ha ripercussioni sociali, economiche, e d’immagine nel mondo di non poco conto… il grado di civiltà di un paese viene misurato anche da questo marker…”.

La gaffe del repubblicano Romney contro le donne probabilmente condizionerà in modo definitivo l’esito delle presidenziali americane, e quindi i destini del mondo: perché lì l’opinione pubblica femminile -e il voto delle donne- pesa moltissimo.

Non è forse venuto il momento che capiti anche qui?