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Donne e Uomini, Politica, questione maschile, tv Marzo 1, 2014

Solo in Italia: la Ministra molestata

la ministra Maria Elena Boschi, molestata sessualmente dalla troupe delle Iene

 

La scena che vedete qui (poco dopo il minuto 4.30) sarebbe impensabile in Svezia, in Norvegia, in Gran Bretagna, in Australia, in Germania, e anche nella sorella Spagna. Anzi, sarebbe diventata un caso politico.

Un energumeno di Italia 1 (suppongo si tratti della trasmissione “Le Iene”) insegue per strada con la sua troupe la neoministra Maria Elena Boschi: a giudicare dall’abito di lei, quel supercommentato tailleur blu elettrico, deve trattarsi proprio del giorno della nomina.

Riporto fedelmente il dialogo:

Iena: “A Maria E’, sei una figa strepitosa!“.

Ministra: “Oggi… dai. Oggi lasciami…”.

I. “Ma perché ti hanno messa proprio ai rapporti con il Parlamento?“.

M. “Buongiorno…”.

I. “… ai rapporti con i membri del Parlamento? Come pensi di cavartela?”.

M. (gentilmente): “Adesso basta…”.

I. “Ci hai ragione! Oggi è una cosa…”.

M. “… sei esagerato”.

I. (guardandole i fianchi) “… una cosa esagerata! La sua forza attrattiva… Però te posso fa’ i miei complimenti?”

M. “Grazie”.

I. “Sei una stra-fi-ga!”.

Anche se siamo un Paese ad alto tasso di misoginia, inchiodato dalla questione maschile, la legge italiana definisce con chiarezza questi comportamenti come molestie sessuali: Maria Elena Boschi viene intimidita, ricondotta alla sua funzione di oggetto sessuale e quindi indebolita nella sua soggettività proprio nel giorno in cui è chiamata a giurare per un alto incarico istituzionale.

Questo comportamento meriterebbe una sanzione: per Maria Elena e per il bene di tutte.

Io credo che la neoministra avrebbe dovuto reagire, quanto meno minacciando la troupe tv di fare intervenire le forze dell’ordine. Avrebbe dovuto farlo per se stessa e anche per tutte le altre donne di questo Paese: se anche a una ministra della Repubblica tocca subire quello che abbiamo visto, che cosa può capitare a una ragazza qualunque? Che effetto può fare vederlo in tv? E in una trasmissione destinata a un target giovanile?

Capisco del resto che Maria Elena, per quanto chiaramente infastidita e turbata, non si sia sentita di farlo: tutte sappiamo come ci si sente, in circostanze come queste. Come se si avesse colpa della propria bellezza, e si meritasse di pagarla in qualche modo. Forse, semplicemente, Maria Elena Boschi non aveva voglia di fare un caso, in una giornata tanto importante per lei.

Ci sarebbe poi anche il rispetto che si deve ai rappresentanti delle istituzioni, volendo.

Altrove, come dicevamo, i casi scoppiano per molto meno. Qui la prima ministra australiana Julia Gillard -che a quanto pare ama il blu elettrico come la ministra Boschi- accusa di misoginia e sessismo il leader dell’opposizione Tony Abbott. Lo fa in Parlamento e davanti al Paese, con una scenata memorabile, in un crescendo entusiasmante, annientando il maschilista.

Dopo aver visto il filmato delle Iene, vi consiglio questo. Molto empowering.

 

 

TEMPI MODERNI Novembre 2, 2009

PUPAZZO ROSSO E CALZINI TURCHESI

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Leggo in un’autopresentazione di Annalisa Spinoso, giovane e ambiziosa collega di Mattino 5 autrice dello zelante “scoop” sul giudice Raimondo Mesiano -la triste storia dei calzini turchesi, per intenderci- che da ragazzina il suo sogno era fare la giornalista per Striscia la notizia o per Le iene. Leggo poi sul Corriere del Mezzogiorno che Luigi Tommasino, consigliere comunale Pd di Castellammare di Stabia assassinato da un commando nel febbraio scorso, un paio di anni fa aveva contattato Jimmy Ghione di Striscia per denunciare irregolarità nelle elezioni degli organismi cittadini del partito e dei delegati da inviare al congresso provinciale della Margherita.
Non intendo qui parlare di questa triste storia –non è escluso che l’omicidio possa essere collegato alla denuncia in tv– ma del fatto che sia diventato normale ogni volta che c’è un abuso, un’irregolarità, una truffa, o qualunque cosa da denunciare, chiedere l’intervento del Gabibbo o di uno dei suoi amici. Perfino per un onesto consigliere comunale che sente odore di camorra. Ti senti turlupinato o vittima di un’ingiustizia e la prima cosa che ti viene in mente è chiamare Striscia. Abbiamo fatto l’abitudine a questo pupazzone giustiziere che scopre canili-lager, insegue imbroglioni, sventa malefatte strillando in genovese, per quanto la scena sia alquanto surreale. Perché in effetti è surreale dover ricorrere –a volte sembra che non ci sia altra scelta- a un difensore civico conciato in quel modo.
Senza nulla togliere, e anzi, a Ezio Greggio e a Enzo Iacchetti e ai loro prodi inviati, qualcosa non torna. Ed è l’idea che la verità abbia bisogno di un contenitore un po’ particolare, di uno show in qualche modo extraterritoriale rispetto al giornalismo “normale”. Che dall’informazione tradizionale non ci sia più da aspettarsi granché, insomma, e che gli unici che raccontano come stanno le cose, che sono dalla parte dei piccoli e degli indifesi senza alcun altro interesse da difendere se non il bene pubblico, sono Staffelli, Ghione, Fabio e Mingo e gli altri supereroi.
E’ un altro indizio del paese che siamo. C’è materia di riflessione, mi pare. In particolare per noi addetti ai lavori.

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(pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 31 ottobre 2009)