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Donne e Uomini, Politica, questione maschile Agosto 15, 2017

Boldrini, ArciLesbica e gli odiatori di donne

Lo tsunami di odio che si è abbattuto su Laura Boldrini non si spiega solo con la sua politica sui migranti.

Qualche tempo fa si era sparsa la leggenda metropolitana (fake news) secondo la quale la presidente della Camera avrebbe auspicato l’abbattimento di tutti i monumenti del Ventennio: balla sesquipedale, motivo di ulteriori ingiurie e improperi, e che Boldrini è stata costretta a smentire.

Ho accolto con sollievo, per lei, per tutte, la sua decisione di passare a vie legali (vedo già i leoncini da tastiera che tendono a ritirarsi dalle pagine social di molte donne oggetto di persecuzione).

Boldrini ha cercato a lungo di risolvere politicamente la questione, con il dialogo, ragionando. Ma non c’è stato verso. Con gli hater non si dialoga: devono pagare –condanne, risarcimenti- per valutare di fermarsi. Lo dico per esperienza personale. Fagli mettere mano al portafogli e la musica cambia.

Che cosa odiano gli odiatori? Odiano soprattutto il fatto che Boldrini sia una donna. E che sia una donna assertiva, matura in una posizione di potere e sessualmente non dominabile. Non a caso cercano di ricondurla “a ragione” per vie sessuali: lo stupro come femminicidio simbolico.

Con lo stupro, atto pseudo-sessuale- si uccide il libero desiderio di una donna, si stermina la sua soggettività, la si riconduce allo statuto patriarcale di oggetto muto. Anch’io appartengo al genere maturo-assertivo, e me ne intendo.

Che molte donne partecipino al sabba non deve stupire: si chiama autosessismo, funziona da sempre, lo vediamo agire clamorosamente nel caso madri che infibulano le figlie, custodi zelanti dell’onore e del dominio maschile. Senza la collaborazione di molte donne il gioco finirebbe perché si rivelerebbe per quello che è: purissimo sessismo violento.

Boldrini è archetipicamente una madre, non una puella. E’ Demetra, non Kore. E’ una donna che esercita la sua autorità, eccitando una misoginia radicale.

Proprio in questi giorni, mentre Boldrini annuncia la sua decisione di passare a vie legali, un’ondata di inaudito odio misogino e lesbofobo si sta abbattendo sulle pagine social di ArciLesbica, storica associazione delle lesbiche italiane. Odio agito da uomini, soprattutto gay, con il sostegno di maschi Mra (Men’s Right Activist fascistoidi) e delle solite fervide vestali, comme il faut: le dinamiche sono sempre le stesse.

Anche nel caso di ArciLesbica, donne assertive che in particolare stanno dicendo no alla Gpa (utero in affitto) rompendo il fronte Lgbt (il “diritto” a Gpa è stato tema eminente e divisivo nell’ultimo Pride) e che, di fondo, esprimono un’estraneità radicale al fallocentrismo e al fallogocentrismo.

L’occasionale casus belli è stata la pubblicazione dell’articolo di una femminista americana che facendo riferimento alla “guerra dei bagni” -tema politico di primo piano negli Stati Uniti, che ha visto scendere in campo personalmente i Presidenti: in sostanza la possibilità per i transgender di accedere ai bagni riservati al genere d’elezione- dichiarava che tra le donne di nascita e le transwomen sussistono significative differenze. Lo ha detto la femminista Germaine Greer (L’Eunuco Femmina) ed è stata crocifissa e ostracizzata. Lo ha detto la scrittrice e attivista per i diritti civili nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie (Dovremmo essere tutti femministi), che per questa ragione viene perseguitata da quella che qualcuno ha chiamato Santa Inqueerizione. C’è molto da dire sulla pseudo-queer politics funzionale al mercato neoliberista, ne ho scritto qui e ne scriverò in un libro collettivo sull’utero in affitto che uscirà a novembre.

L’articolo dell’americana argomentava pacatamente una verità elementare –nascere donna e sentirsi donna/diventarlo non sono esperienze coincidenti-, ma pochi si sono presi la briga di leggerlo: sui social non si va oltre i titoli e i claim.

Come se qui capitasse ogni giorno che le transwomen non vengano accolte dalle donne e dalle femministe: che io sappia non è successo mai, fin dalla notte dei tempi. Nelle donne, a cominciare dalle proprie madri, e nelle femministe le transwomen hanno sempre e storicamente trovato sponda, accoglienza, relazioni, aiuto. Senza il sostegno delle donne le transwomen sarebbero ancora alle mercé degli uomini, clienti e sfruttatori, condannate alla prostituzione come unico destino. La cultura mediterranea ha molto da insegnare anche su questo fronte a quella anglosassone, con la sua ossessione queer-classificatorio-diagnostica. In Gb l’omosessualità è stata un reato penale fino al 1982. 

Ebbene, tanto odio contro le donne come contro ArciLesbica non l’ho mai visto. Forse, appunto, solo nel caso di Boldrini.

Invito le amiche di ArciLesbica a regolarsi come lei: screenshottare, querelare. Anche se le sentenze non liberano dall’incombenza del lavoro politico. Quello andrà avanti, lo faremo insieme.

Solidarietà a Laura Boldrini, solidarietà alle sorelle di ArciLesbica.

 

 

jihad, migranti Aprile 18, 2015

12 migranti cristiani annegati: un atto di jihad in mezzo al mare

Un anno fa ho passato una settimana su nave San Giorgio, missione Mare Nostrum. Ho partecipato al recupero di un gran numero di migranti dal Corno d’Africa, i più poveri di tutti. Erano cristiani, e la mattina di Pasqua hanno pregato sul ponte della nave. C’erano anche musulmani che sorbivano tè caldo avvolti nelle metalline fornite dalla Marina Militare, ma miseria e speranza non facevano differenze religiose.

In un solo anno sono cambiate molte cose. Che 12 cristiani siano stati buttati a mare da loro compagni di sventura musulmani è stata una frustata nel mio cuore. Erano musulmani in cerca di approdo e accoglienza sulle rive di un Paese cristiano, in cui la Chiesa ha la sua sede. Questo non ha impedito loro di esercitare l’intolleranza al livello più barbaro e atroce. Se i fatti saranno accertati, quei 12 cristiani annegati segnano un punto di non ritorno.

Nell’anno intercorso tra la mia esperienza e l’uccisione di quei fratelli si è verificata l’escalation dello stato islamico. L’uccisione di 12 disperati di fede cristiana per me non è meno grave dell’eccidio a Charlie Hebdo. Un atto di jihad in mezzo al nostro mare. Non voler vedere quello che è capitato significa perseverare in un’ignavia di comodo.

Quello che è capitato è che l’odio si è radicato anche nel cuore dei più deboli, di chi è costretto a rischiare la pelle traversando molte miglia di mare per conquistare una vita degna. Quei musulmani assassini non erano jihadisti o foreign fighters, ma poveracci senza speranza. Ma per loro quei cristiani non erano più fratelli, ma infedeli da convertire o da ammazzare, tertium non datur. E con la certezza di non correre rischi, perché i “crociati” smidollati sono incapaci di reazione. E anzi, stanno lì sulla riva nord, pronti ad accogliere, nutrire e curare (e anche a fare business sulla carne migrante, e questo è un altro fatto).

Fa male la Presidente della Camera Laura Boldrini a dire che in questo eccidio la questione religiosa è stata irrilevante: il suo intento è certamente buono, ma la strategia è sbagliata.

Numeri alla mano, la comunità cristiana è da tempo la più perseguitata nel mondo: notizia che mi ha colto di sorpresa.

Direi che c’è molta materia su cui riflettere.

 

Questo scrivo oggi nella mia rubrica su Io donna

 

Dopo l’orrenda strage degli studenti in Kenya qualcuno sui social network si è irritato per il fatto che si parlasse di “vittime cristiane”. L’argomento è che i morti sono morti, a prescindere dalla religione di appartenenza, e che sono i musulmani le prime vittime del naziterrorismo islamista.

Vero. Ma nessuno avrebbe obiettato se si fosse parlato di vittime ebree, nel caso in cui il commando avesse attaccato una sinagoga o una scuola ebraica. Specificare invece che si è trattato di cristiani martirizzati in quanto tali è ritenuta da molti un’informazione superflua e in qualche modo scorretta. E suona quasi una provocazione che qualcuno sottolinei, come il sociologo Massimo Introvigne, che quella cristiana è la comunità religiosa oggetto del maggior numero di violenze e discriminazioni nel mondo.

Il motto crociano, “non possiamo non dirci cristiani”, si è pervertito in un “non è il caso di dirci cristiani”, a meno di non essere dei torvi conservatori. Perché dirsi cristiani comporterebbe in automatico (di default, come si dice oggi) l’abdicazione a ogni laicità, la rinuncia a perseguire il progresso, l’assunzione bellicosa delle insegne crociate. Il plauso unanime va a Francesco quando sferza l’avidità umana, e non quando, in una logica giudicata “di parte”, stigmatizza come complice il nostro silenzio di fronte al martirio dei cristiani.

JesuisCharlie, Jesuisjuif, ma Jesuischrétien resta inaudito.

Non c’è niente di male a dirsi cristiani: mi accontenterei di questa rivisitazione di Croce. Non c’è niente di male nel dichiarare la propria fede in un Dio tanto amoroso da farsi uomo e morire per noi. Resta questo, lo scandalo più grande.   

 

 

 

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Febbraio 2, 2014

Caro Beppe, giù la maschera

Caro Beppe Grillo,

nel caso avessi il tempo e la pazienza di fare un giretto per questo blog, vedresti che ho sempre trattato i 5 Stelle con il rispetto, la considerazione e l’attenzione che si deve a uno schieramento politico sostenuto più o meno da un terzo dei miei concittadini. E non raramente mi sono trovata in sintonia con i suoi contenuti, esprimendo tuttavia l’auspicio che dal linguaggio urlato, feroce e di battaglia della fase aurorale, il M5S sapesse passare alla forza autentica di una lingua più mite e “gandhiana”: quando si sa di avere ragione, non c’è alcun motivo di strillare e insultare.

Mi era parso che certe apparizioni televisive, tipo quella di Alessandro Di Battista a “Le Invasioni Barbariche”, intendessero muoversi in questa direzione, quanto meno per temperare al volo l’orribile uscita dell’onorevole De Rosa contro le deputate piddine, totalmente impolitica e beluina. Ma se poche ore dopo, caro Beppe, tu posti questo bel filmatino, con la premessa “Cosa succederebbe se ti ritrovassi la Boldrini in macchina“, sono costretta a ricredermi.

Sei un comunicatore troppo abile per non sapere che quella domanda chiama risposte oscene e sessiste, che puntualmente sono arrivate: “La metto a 90 gradi e poi  gli metto nel  c…”. “La scaricherei subito sulla statale, magari fa un po’ di cassa extra”. “Mi farei fare una p…”. “La riempirei di botte”. “La tromberei”. “Impossibile, non vado a mignotte”. “La porti in un campo rom e la fai trombare con il capo del villaggio”. “Inchioderei facendole sbattere la testa sul cruscotto, dopo mi fermerei in autostrada e con un guinzaglio la lascerei attaccata al guardrail”. E così via.

Nessuno meglio di te ha il polso e la misura delle quantità impressionante di odio che circola sul web (la mattina, quando mi connetto, mi si contrae in automatico lo stomaco, perché do per certo che sarò investita dallo tsunami di hate-speeching, in crescita esponenziale).

Pubblicando quel filmato -e non solo- mi ha dato la precisa sensazione che tu intenda servirti di quell’odio, che tu faccia di tutto per eccitarlo e scatenarlo, con particolare riguardo a una misoginia e a un sessismo intollerabili: e continuo a meravigliarmi del fatto che le donne del M5S (ma anche le tue amiche, tua sorella se ne hai una, tua moglie) non ti pongano apertamente il problema.

Insomma, sembra che ti piaccia giocare facile: l’odio per le donne è una miniera inesauribile.

Laura Boldrini è criticabilissima, l’operazione “ghigliottina” non mi è piaciuta, non mi è piaciuto l’abbinamento delle questioni Imu e Bankitalia, né mi piacciono i decreti, soprattutto quelli “omnibus”, dove si imbarca di tutto un po’ (vedi il femminicidio per parlare di furti di rame e di militarizzazione della Val di Susa). Ma colpirla nel suo essere donna, “caricarla” in macchina, con tutto il simbolico annesso, è una cosa francamente disgustosa.

La rabbia è uno straordinario carburante, ti dà l’energia indispensabile per partire, e l’exploit del M5S è stato davvero straordinario: le ragioni non mancavano. Ma un’avventura politica che continua a nutrirsi di odio, di rabbia e di cattivi sentimenti, che insiste nel parlare alla pancia, che accompagna il suo legittimo percorso con manifestazioni di barbarie –la misoginia violenta è sempre un’indizio di arretratezza civile– non può che avere due esiti: la perdita di consensi e il fallimento dell’impresa; o, in alternativa, la deriva fascistica e antidemocratica.

Se proprio deve andare così, preferisco la prima soluzione.

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Gennaio 30, 2014

Camera dei Deputati: le donne come punching-ball

Ieri alla Camera

Nella bagarre seguita alla “tagliola” applicata ieri dalla presidente della Camera Laura Boldrini sulla questione Imu-Bankitalia (metodo quanto meno avvilente, se posso dire), il questore di Scelta Civica Stefano Dambruoso ricorre alla forza fisica contro Loredana Lupo, deputata del M5S. Uno schiaffo, dice lei. Lui nega, ammettendo “al massimo un contatto fisico per bloccare un’aggressione alla presidente Boldrini”: fatevi direttamente un’idea guardando il filmato. Secondo un tweet di Giulia Sarti, collega di Lupo, Dambruoso avrebbe anche chiosato il suo gesto dicendo: “Nella mia vita ho picchiato tante donne, non sei la prima“. Dambruoso nega anche questo.

Nel frattempo un deputato 5 Stelle, Massimo Felice De Rosa, 35enne di Cormano, Milano, formazione ambientalista, faceva irruzione per protesta in Commissione Giustizia. Invitato a un atteggiamento più consono, secondo le deputate Micaela Campana e Alessandra Moretti avrebbe appellato le colleghe Pd dicendo loro che erano lì solo grazie al fatto di aver elargito sesso orale (lui l’ha detto in un altro modo). Manifestando, se le cose sono andate in questo modo, una sua non troppo recondita fantasia sessuale adolescenziale, insieme a una violenza che non ci si aspetterebbe da chi lotta per lo stop al consumo di territorio e in difesa dell’ambiente.

La deputata piddina Veronica Testori, presente alla scena, la racconta così: “A un certo punto i 5 Stelle volevano entrare tutti in aula, dove era in corso la seduta. Ma quell’aula è molto piccola. Siamo stati costretti a sospendere i lavori e abbiamo cominciato a discutere piuttosto animatamente. Finché De Rosa non ha perso il controllo e lasciando l’aula ha detto: “Voi siete qui solo perché fate dei p…””.

Non risulta al momento che si sia scusato con le colleghe.

Sia De Rosa sia Dambruoso saranno querelati (Lupo in verità ci sta ancora pensando). E se i fatti saranno accertati, l’augurio è che siano adeguatamente puniti.

Resta che -sempre che i fatti vengano accertati- quando si alza la tensione tra maschi (ci sono anche donne, lì, ma trattasi di istituzioni maschili), viene pavlovianamente scaricata sulle donne “del nemico”, con allusioni verbali a una scena rettile di dominio violento e sprezzo sessuale. Freud diceva che nel nostro inconscio passeggiano i dinosauri, e ieri si è visto piuttosto bene.

Le donne che fanno parte di queste istituzioni -tutte insieme, senza distinzione di schieramenti e/o correnti- dovrebbero duramente stigmatizzare quanto è avvenuto e non farsi nemmeno sfiorare dalla tentazione di difendere misoginamente i “propri” uomini. Specie in un momento politico come questo, in cui (vedi la prima pagina di “Il Giornale” di oggi: “Renzi ha le palle”) si torna a celebrare una politica virilmente muscolare, decisionista e cazzuta. E tra una “tagliola”, uno spintone e una volgarità da bar biliardo (e l’indimenticabile “boia chi molla” del 5Stelle Angelo Tofalo), le donne rischiano un arretramento sia nei numeri (nella bozza dell’Italicum, si parla un generico 50/50 nelle liste ma al momento non si prevede il principio dell’alternanza tra i sessi: dispositivo, quindi, inefficace), sia nelle logiche politiche.

In tempi tanto difficili abbiamo bisogno di decisioni responsabili, non di decisionismi. Di autorità e di competenza, non di prove di forza. Serve rete, non uomini soli al comando.

Una giornata davvero orribile, quella di ieri.

Aggiornamento: mi tocca segnalare la luminosa battuta di Angelo Cera parlamentare di Scelta Civica, secondo il quale «alcune deputate del MoVimento 5 Stelle sono delle esagitate. Consiglio loro di trovarsi un fidanzato». In poche parole un pene come trattamento contro l’isteria. Oggi in aula non solo la legge elettorale, ma anche la questione maschile.

 

 

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Dicembre 17, 2013

Che cosa dovrebbe fare Beppe Grillo?

dalla pagina Facebook di Beppe Grillo

Giuro che la domanda non è retorica: toccherebbe secondo voi a Beppe Grillo -o a chi amministra per lui la pagina Facebook- ripulire il suo wall da questa immondizia? Risposta: sì, perché chi apre uno spazio pubblico, e una pagina Fb lo è, se ne rende responsabile, almeno nei limiti delle sue possibilità. O invece: risposta no, perché cancellare questa roba equivarrebbe a “censurare” la realtà. Meglio che si veda come stanno le cose.

Il fatto è che quello che si vede in questa pagina è la persistenza dei veleni violentemente misogini, da cui anche le donne come potete osservare non sono immuni: Boldrini non viene cioè attaccata o criticata, cosa ovviamente legittima, con argomenti politici e su questioni politiche. Si coglie l’occasione di un atto di Boldrini, donna assertiva e in una posizione di grande responsabilità e visibilità, per ricondurre lei, e con lei tutte le altre, alla sua “naturale” posizione di ricettacolo degli umori maschili, in senso figurato e anche letterale. Si tratta, cioè, di un’operazione di potere. Perfino la Presidente della Camera è semplicemente una “vacca”, “baldracca” etc. (figuriamoci le altre) e l’attività che le si conface, altro che presiedere l’assemblea dei Parlamentari, è “pulire il cesso”, come una qualunque rassicurante surrendered wife.

Il collega Pierluigi Battista ha ottenuto l’ambita nomination nella lista di proscrizione dei giornalisti nemici del M5S. Ma la qualità delle critiche e degli insulti è stata di natura ben diversa -cioè non sessuale– da quella riservata a Maria Novella Oppo. Pure lei, come Boldrini, ricondotta brutalmente alla sua funzione di ricettacolo materiale.

Insomma: che cosa dovrebbe fare Beppe Grillo? Ignorare e lasciar fare, o cancellare (o quanto meno prendere posizione, dissociandosi)?

Donne e Uomini, personaggi, Politica Luglio 8, 2013

Si dimette la Sindaca di Monasterace

maria carmela lanzetta, sindaca di monasterace

Maria Carmela Lanzetta, coraggiosa sindaca di Monasterace, già oggetto di intimidazioni mafiose, si è dimessa stamattina dalla sua carica. Lo ha fatto con una lettera aperta alla presidente della Camera Boldrini che avrebbe dovuto ospitare il prossimo 12 luglio.

Questo il testo della lettera.

“Il giorno 12 luglio l’Amministrazione Comunale di Monasterace avrebbe avuto il grandissimo privilegio di ricevere la Presidente Boldrini per un incontro con i Cittadini del Comune e del Comprensorio locrideo.
Purtroppo si è verificata una circostanza amministrativa inattesa che mi costringe a rassegnare le dimissioni dalla carica di Sindaco.
Dimissioni di cui ho informato l’Ufficio Stampa della Presidenza per correttezza istituzionale.
Ho avuto il piacere e l’onore di essere ricevuta dalla Presidente alla Camera dei Deputati, insieme ai Sindaci Elisabetta Tripodi e Gianni Speranza. Nell’occasione abbiamo potuto esprimere le preoccupazioni per le difficoltà finanziarie che incontrano i Sindaci dei piccoli Comuni anche per le intimidazioni che subiscono e, soprattutto, per le condizioni disagiate del lavoro in Calabria che riguarda gli uomini, le donne e i giovani calabresi.

In particolare ho potuto e voluto esprimere le condizioni difficili che stanno attraversando le lavoratrici delle serre florovivaistiche, i cui terreni sono stati concessi con diritto di superficie per 66 anni dal Comune di Monasterace ad aziende private.
Preoccupazioni che legano in maniera indissolubile Lavoro/Donne/Legalità/Rispetto delle Regole.
Di questo avremmo parlato con la Presidente il 12 luglio presso il giardino del Museo Archeologico.
A tale discussione sarebbero intervenuti donne dei sindacati, della confcommercio Calabria, delle cooperative sociali, del giornalismo, dell’Imprenditoria della Locride, delle Serre di Monasterace, dei precari della pubblica amministrazione e del sociale; con inviti rivolti anche a uomini e donne delle istituzioni e della chiesa.

Rinunciare a questo incontro, già in fase organizzativa avanzata, è per me una vera sofferenza umana e amministrativa; ma l’esigenza di non derogare alla coerenza personale di valutazioni istituzionali indirizzate a tenere la schiena dritta per tutelare il nome del mio Comune e della mia Amministrazione, mi hanno convinta a fare una scelta dolorosa ma necessaria, di cui Lei, gentile Presidente, sono sicura che capirà le ragioni.
Sono le ragioni dei principi che stanno alla base della mia esistenza umana, professionale e amministrativa: lavoro, giustizia sociale, cultura e rispetto dell’uomo e della donna in quanto tali. Principi che ho appreso dai miei genitori e da molti uomini e donne che hanno sacrificato sacrificati la loro vita per rispettare i principi su cui avevano fondato la loro esistenza. Purtroppo queste scelte, quando non vengono comprese, conducono anche a perdere le amicizie di una vita e al peso della solitudine, ma sono il pilastro su cui è possibile poggiarsi per conservare la Libertà del proprio agire umano e amministrativo.

L’Italia è stata ed è ricca di figure che hanno illuminato e illuminano la sua Storia.

E’ necessario una svolta profonda, che è soprattutto culturale, per valorizzare le tantissime Persone coerenti, coraggiose e solidali che operano spesso e volentieri mettendo in gioco se stessi, in termini di impegno civile e, a volte, anche economico, per raggiungere l’obiettivo del Bene Comune.

Grazie ancora Presidente. Spero comunque di poterLa incontrare al più presto.

Maria Carmela Lanzetta”.

 

Aggiornamento ore 14.30

Questa invece la lettera ufficiale di dimissioni, inviata tra gli altri al Prefetto della provincia di Reggio Calabria, dove le ragioni della decisione appaiono più chiare.

 

Oggetto: dimissioni

 La sottoscritta Maria C. Lanzetta, in qualità di Sindaco di Monasterace, rassegna le proprie dimissioni per il voto negativo dichiarato  da  un assessore della Giunta Comunale con riferimento alla delibera n. 60, del 04 luglio 2013, riguardo la costituzione di parte civile nel procedimento penale n. N. 1025/12 R.G.N.R. e N. 269/13 R.G.I.P.

Infatti,  richiamata la propria precedente Deliberazione n. 34 del 16.04.2013, esecutiva ai sensi  di legge, con la quale questo Ente si era costituito parte civile nel procedimento  citato  nei confronti di un dipendente comunale, e considerando  che nel detto procedimento vi sono altri soggetti indagati, l’Ente Comunale riteneva  opportuno estendere  la costituzione di parte civile anche nei confronti di detti soggetti, al fine  di ottenere il risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali derivanti dalla commissione  dei reati.

Il voto negativo  ha  provocato un vulnus  politico-amministrativo rispetto alle linee guida presenti e future sulla legalità e sul rispetto delle regole che la sindacatura della sottoscritta ha sempre posto come principio di riferimento per qualsiasi azione intrapresa  dal e per il  Comune di Monasterace.

Rassegno quindi le mie dimissioni perché avrei  molte difficoltà personali ad amministrare il comune sulla base di questa vulnerabilità.

 

 Monasterace, 07/07/2013

                                                                                                                     Il Sindaco

                                                                                                              Maria C. Lanzetta

 

In sostanza, Lanzetta spiega che un assessore della sua giunta ha recentemente espresso voto contrario alla ratifica di una delibera già approvata, con la quale il comune di Monasterace si costituiva parte civile in un procedimento contro un dipendente comunale ed estensivamente ad “altri soggetti indagati” al fine di ottenere un risarcimento dei danni: al fine, soprattutto, di dimostrare con questo atto che il comune di Monasterace sta in modo netto e senza possibilità di equivoci dalla parte della legalità.

Il voto negativo dell’assessore è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già stracolmo di difficoltà e amarezze.

Anziché licenziare il suo assessore, come avrebbe potuto -la giunta di Monasterace è già stata oggetto di svariati rimpasti- la sindaca ha preferito dimettersi, dando un segnale forte e definitivo contro le opacità della politica e l’illegalità diffusa nel suo territorio.

I temi sono sempre gli stessi: legalità e trasparenza.

 

 

 

 

Donne e Uomini, femminicidio, Politica, questione maschile Maggio 6, 2013

Forza Laura

Ne è valsa la pena, mi dicevo ieri, e vorrei dirlo anche alle tante scettiche, ancora convinte che non sia valsa la pena di battagliare perché ci fossero più donne nelle istituzioni rappresentative. Sempre tenendo a mente che quella è e rimane solo una delle cose da fare, ma che comunque andava fatta.

Per esempio la Presidente della Camera Laura Boldrini, che impone ai primi posti in agenda il tema della violenza sessista e del femminicidio, urgenza subito raccolta dalla ministra Josefa Idem che pensa all’istituzione di una task force; vederla fare tante altre cose buone, pur nei limiti del suo ruolo; insomma, una come noi, finalmente, che approfitta del suo ruolo istituzionale per dire e fare tante cose che diremmo e faremmo noi, e senza necessità di autorizzazione maschile, pienamente protagonista della sua avventura politica.

Se è consentito, Laura, un abbraccio per quello che ti è capitato in rete. Si parva licet, qualcosa abbiamo visto anche da queste parti. Violenza, minacce, insulti e disprezzo sono un’esperienza abituale per noi blogger.

Laura Boldrini viene colpita perché esercita in modo autonomo e con mano ferma la sua autorità femminile, autorità che eccede il ruolo di potere che le è stato conferito. Perché Laura è forte e libera non nonostante il suo essere donna, ma proprio per il fatto che lo è. Perché il suo essere donna è reso ancora più evidente dalla sua bellezza, che lei non mortifica e non nasconde. Questo insieme –autonomia, forza e bellezza, attributi della madre– può risultare insopportabile per i più fragili tra gli uomini, che ricorrono all’arma del disprezzo, come i bambini maschi che in un momento preciso della loro evoluzione, si stringono nel patto contro “le femmine” (l’ontogenesi che ricapitola la filogenesi).

Non è un caso, voglio dire, che questo capiti proprio a lei.

Forza Laura, siamo accanto a te.

 

Donne e Uomini, Politica Aprile 9, 2013

Boldrini, l’anti-Bonino

 

Scrive oggi sul Corriere Maria Teresa Meli che “renziani, giovani turchi -sebbene non tutti- e altri esponenti del Pd stanno pensando a una candidatura al Quirinale alternativa: quella della presidente della Camera Laura Boldrini. E’ una mossa azzardata che costringerebbe Sel ad assecondare l’operazione e metterebbe in imbarazzo i grillini. Quanti di loro, a scrutinio segreto, voterebbero per Boldrini?“.

A giudicare dal successo riscosso negli svariati sondaggi online da Emma Bonino, il nome femminile che ricorre più spesso per il Colle -anche perchè la campagna per Emma presidente ormai dura almeno dal 1999, a più riprese- agli italiani l’idea di una “presidenta” sta piacendo molto.

Ma se è vero che sul nome di Bonino potrebbero convergere anche i voti del Pdl –Emma e Berlusconi hanno già “collaborato” nel corso della lunghissima storia parlamentare dell’esponente radicale -, Boldrini rappresenterebbe la vera innovazione, per il suo linguaggio e per il suo stile da assoluta ousider della politica, e per un profilo “materno” che piace molto, in particolare alle donne e ai giovani, e che la super-emancipata Emma non ha mai avuto.

Nonostante le sue battaglie per i diritti delle donne, Emma non ha mai scelto di mettere in gioco la sua differenza femminile: si è sempre presentata come “l’uomo giusto”. Si è lamentata per l’assenza di donne tra i saggi di Napolitano, ma ama farsi sostenere da testimonial maschi -solo maschi- che forse, ai suoi occhi, significano un suo “di più” rispetto alle altre. E’ nemica acerrima delle quote, tanto che, con grande dispiacere di Lella Golfo, votò contro la sua importantissima legge sulle quote nei cda, legge che ha contribuito alla tardiva femminilizzazione delle nostre istituzioni rappresentative.

In comune, tra Laura ed Emma, un forte impegno per i diritti civili e un profilo internazionale.

Io sono per Laura.

 

Politica Aprile 8, 2013

#OccupyCamera?

Detto così, occupazione della Camera, fa un po’ impressione. Magari non lo faranno o sarà un’azione solo simbolica, un presidio o cose del genere, ma rinnovamento significa anche cambiare creativamente le forme della politica, inventarsi qualcosa che stressa le regole del gioco e fa prevalere la volontà politica. E del resto quando si dice “mandare lì tante donne”, e il discorso vale anche per il ringiovanimento della rappresentanza, si sta dicendo fare entrare nelle istituzioni ousider capaci di scaravoltare non soltanto le agende e le priorità, ma anche le forme della politica.

Il Movimento 5 Stelle minaccia un’azione clamorosa e irrituale per far partire le Commissioni parlamentari, ma anche Sel e un buon numero di parlamentari del Pd, tra cui Pippo Civati e Laura Puppato,  ritengono che non si possa più aspettare e che ci si debba mettere al lavoro da subito, senza attendere la soluzione del rebus del governo. La presidente della Camera Laura Boldrini è di questa opinione. Il presidente del Senato Piero Grasso, invece, parrebbe intenzionato ad attendere il nuovo governo. Quel che è certo, le cose da fare subito, i temi su cui legiferare non mancano, dopo un mese e mezzo di paralisi: per esempio la nuova legge elettorale.

Stiamo a vedere. Ma certo questo stallo non si può più sopportare.

Vedere un Parlamento finalmente al lavoro ci darebbe un po’ di ossigeno psicologico.

Politica Marzo 18, 2013

Il caso Boeri e lo schizo-Pd

 

Certo: un sindaco può sempre revocare le deleghe a un assessore, è suo diritto. Ma trattandosi di fatto di una certa gravità, è bene che i cittadini  vengano messi al corrente nel dettaglio delle motivazioni. A maggior ragione se il sindaco si è sempre appellato a un rapporto “diretto” con la cittadinanza, non facendo parte di alcun partito con il quale sarebbe invece tenuto a confrontare le sue scelte. E in particolare quando il “licenziato” è Mr Preferenze -con i suoi 13 mila voti da capolista Pd Stefano Boeri è stato il secondo degli eletti a Milano dopo Silvio Berlusconi-. Quando sta lavorando moltissimo e bene: dall’invenzione di Bookcity all’Oca, spazio per la creatività giovanile negli spazi ex-Ansaldo, a mostre di grande successo come quella dedicata a Picasso, record storico di visitatori. E senza sforare il budget di 800 mila euro: che per la cultura, in una città come Milano, è davvero poca roba, e anzi riuscendo a trovando generosi sponsor in questo periodo di vacche magrissime.

I rapporti tra il sindaco Giuliano Pisapia e il suo ex-antagonista alle primarie non sono mai stati buoni. La “cacciata” dell’assessore  è una notizia, certo, ma anche no. La mannaia è sempre stata a pochi centimetri dal collo di Boeri. Il piatto freddo di quella che ha tutta l’aria di una vendetta è stato servito ancora tiepido, un annetto dopo la revoca dell’altro assessorato, quello a Expo. Caso finalmente risolto. Al posto di Boeri arriva il musicista Filippo Del Corno, già presidente della Fondazione Scuole Civiche.

Il casus belli sarebbe stato l’investimento di 160 mila euro per due mostre, ma la sensazione è che la causa sia del tutto occasionale e che il destino di Boeri fosse comunque segnato. Gli appelli in extremis, di intellettuali, personalità, cittadini e anche quello di una quindicina di consiglieri del Pd non sono stati minimamente considerati, a fronte di quello che è stato raccontato come il venir meno del rapporto di fiducia.

Oggi Pisapia offrirà al Consiglio le sue motivazioni -che Boeri abbia un caratteraccio in effetti non basta- mentre le proteste dei cittadini si moltiplicano. Ma ormai i giochi sono fatti, e non si torna indietro.

C’è dell’altro. E’ lo stesso partito, viene da chiedersi, quello che a Roma conduce in porto la splendida operazione Boldrini-Grasso, spalancandosi al meglio del civismo, e pensa a una futura squadra di governo informata dagli stessi principi, e quel Pd che a Milano dà il suo nulla osta alla decapitazione del suo ex-candidato sindaco supercivico, che al partito ha portato una cospicua dote di consensi, ottenendo a compensazione l’assessorato ai Lavori Pubblici per la pochissimo amata Carmela Rozza? Che cosa ci si deve aspettare? L’addio, prima o poi, anche a quei due magnifici neo-presidenti, al primo scatto di autonomia? O, viceversa, la sostituzione in blocco di un gruppo dirigente milanese che da troppo tempo non ne imbrocca una, totalmente incapace di intercettare lo spirito del tempo?

Nevica, in tutti i sensi, sulla primavera arancione.