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diritti, Donne e Uomini, economics, Politica Gennaio 26, 2015

Il moderato Tsipras. E Simone Weil

Il ragazzo Alexis Tsipras, futuro premier greco

Solo una piccola nota nel gran fiume di parole che oggi troverete a commento del trionfo politico di Alexis Tsipras.

Un piccolo rovesciamento di prospettiva, se si può. Per dire che estremista, forse, è il profitto immateriale finanziario che continua a credere di poter prescindere dall’economia reale e dalle necessità dei viventi, dal fatto che nel nostro continente un numero di cittadini che equivale alla popolazione di un paio di nazioni medie messe insieme sta vivendo sotto la soglia di povertà, mentre pochissimi se la godono -o almeno, così credono- accumulando ricchezze oltre la portata umana.

Non poteva continuare così, era nelle cose che qualcosa capitasse a invertire la rotta, e questo qualcosa potrebbe essere capitato in Grecia: del resto Paul Valery diceva che il Mediterraneo è un dispositivo che fabbrica civiltà, e forse andrà così anche questa volta.

Cosicché questo signore borghese, ingegnere, già giovane no-global con codino, che come primissima dichiarazione d’intenti invoca giustizia sociale e si dichiara “pronto a negoziare con le istituzioni europee”, mi appare un vero moderato, nel senso di considerare l’inaggirabilità e la convenienza dei limiti, con l’intento di provare a rimettere le cose nel loro giusto ordine: l’umanità e i suoi bisogni, prima di tutto.

In “La prima radice. Preludio alla dichiarazione dei doveri verso la creatura umana”, lunga riflessione su come uscire dalle rovine della guerra, Simone Weil indica come punto di partenza della politica le esigenze umane persistenti, esigenze ad un tempo materiali e spirituali.

Chissà se a Tsipras è mai capitato tra le mani quel libro di sapienza femminile -difficile, per un maschio ingegnere…- che qualcuno ha definito “un testo di sopravvivenza e insieme un manuale di cittadinanza per l’alba di una nuova umanità”. Leggiamolo o rileggiamolo noi per capire come lasciarci alle spalle “il cumulo delle rovine che sale… al cielo” (e questo è Walter Benjamin).

Buona giornata, Grecia.

economics, lavoro Agosto 4, 2012

Dare la terra ai giovani

I greci sono un po’ viziati, come noi.

Su 5 mila persone che hanno risposto a un annuncio rivolto ai disoccupati per la raccolta di pesche nelle regioni di Imathia e di Pella, solo 19 erano greci. Gli altri tutti albanesi. Eppure l’agricoltura è l’unico settore in ripresa. Tra il 2008 e il 2010 ha creato 32 mila nuovi posti di lavoro. Ma si resiste all’idea di tornare alla terra. Anche la Grecia, come noi, ha conservato il suo robusto “scheletro contadino” (Giuseppe De Rita). Ma scommettere sulla terra e sentirsi pre-moderni è tutt’uno.

In Toscana il 40 per cento degli agricoltori è ultrasessantenne. Il PIL dell’agroalimentare è di 3 miliardi di euro, con una posizione forte di vini ed oli sui mercati stranieri. Ma questa ricchezza rischia di andare perduta perché i giovani non ne vogliono sapereEnrico Rossi, governatore della Toscana, ha pensato  di avviare una campagna di rivalutazione della figura dell’agricoltore partendo dalle scuole.

Ma qualche segnale in controtendenza si comincia a intravedere. Gruppi di giovani greci hanno messo in piedi comuni agricole e hanno occupato terre incolte, dando un forte segnale simbolico. In un recente discorso ai giovani italiani, Vandana Shiva ha indicato la strada: “Non abbiamo molto altro da darvi: abbiamo perso la capacità di darvi lavoro, sicurezza sociale e garantirvi un decente tenore di vita. Ma la terra ha ancora questa capacità, noi consegniamo le terre pubbliche agli agricoltori del futuro: provvedete a voi stessi. Mettere la terra nelle mani delle generazioni future è il primo passo, e se non lo faranno, seguendo la strada giusta, invito i giovani a occupare la terra così come stanno occupando le piazze”.

Il Decreto Cresci Italia prevede la vendita di terre pubbliche, le associazioni degli agricoltori chiedono canoni agevolati per i giovani.

Pensiamoci tutti.