Browsing Tag

fabrizio barca

Politica Maggio 8, 2013

Pd: risorgere dal resort

Visto che qualcuno ha ricominciato con la solfa di Anna Finocchiaro (Mrs Ikea-con-scorta, Mrs Non-Siamo-Mica-Bidelle, Mrs Grazie-Elsa-Fornero-per-la-tua-fantastica-riforma-del-lavoro, Mrs Vieni-qui-Schifani-che-ti-bacio- eccetera, non proprio la più amata dagli italiani),

Visto che Finocchiaro Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato non basta, e qualcuno la vuole segretaria del Pd (nel totonomi insieme a Cuperlo, Epifani, perfino Speranza), la sensazione forte è che il Pd non sia affatto guarito dalle sue patologie: insieme alla nota e rovinosa Sindrome del Popolo Eletto, lo Sfasamento Temporale Cronico. Ovvero la tendenza a registrare le evidenze con ritardo fatale, giusto il tempo che serve ad assicurarsi il fallimento; l’incapacità di registrare in tempo reale quello che sta capitando, per poi doversi arrendere di fronte a cosine tipo i sondaggi che ti vedono precipitare in zona 20 per cento e chiudersi in uno sdegnato e ringhioso arroccamento, serrando le fila, facendo la conta delle tessere, tagliando fuori i “semplici” elettori, dicendo che la colpa è tutta di Facebook e Twitter, in un loop senza fine.

La realtà sarà anche fastidiosa, ma sembra dire questo: o il governo Letta dal conclave nell’abbazia a 5 stelle, proprietà (ohiohi) figlia di Cuccia, camere con antiquariato e design comme-il-faut (se poco poco si rendessero conto di che effetto fanno queste cose sull’elettore medio, perché è anche così, e con i pranzi politici al Four Season, che si perdono voti) se ne uscirà con una serie di idee geniali e a rapida fattibilità, tali da indurre la base annichilita dalla Chimera a larghissime intese a dire: ma sì, ingoiamo il rospo e tiriamo avanti almeno un pezzettino. O risorgerà dal resort. O il calcolo costi-benefici tornerà velocemente. O l’assemblea nazionale di sabato terrà pragmaticamente il basso profilo, come indicano Pippo Civati, Fabrizio Barca, Stefano Boeri e altri, indicando ragionevolmente un reggente pro tempore e rinviando la scelta definitiva della segreteria a un congresso vero, con un dibattito vero, a cui partecipi il Pd vero e non solo le oligarchie correntizie. Insomma, o ci si terrà almeno su queste minimi, o l’esperienza democratica rischia grossissimo, come mai prima d’ora.

Detto così, en passant.

 

 

 

Politica Marzo 3, 2013

Un governo “a progetto”: parla Civati

 

Se un dialogo ci fosse, il neodeputato Giuseppe Civati detto Pippo sarebbe uno dei pochi rappresentanti del Partito Democratico a poter dialogare con il Movimento 5 Stelle: per oggettiva convergenza su molti temi, e per avere da sempre considerato i grillini interlocutori politici a pieno titolo. La sua ipotesi è quella di un “governo a progetto” appoggiato dai 5 Stelle.

“Non si può pensare di procedere con i soliti schemi” dice. “Ovvero: prima si trova una maggioranza a tavolino e poi la si riempie di contenuti. Il quadro si è rovesciato. Meglio, è stato rovesciato dagli elettori. Non essendoci una maggioranza chiara, si individuino le priorità, ovvero quei punti che escono con maggiore chiarezza dal voto, e si discutano con la massima trasparenza. Se l’accordo su quei 5 o 10 punti si trova, allora c’è anche una maggioranza per fare un governo. Mi pare invece che il Movimento 5 Stelle mitizzi un po’ l’idea della “fiducia”. Dare la fiducia a un governo non significa sposarsi, significa fare un accordo a termine. Giusto per il tempo che serve a portare a casa le riforme condivise. Alla fine si tirano le somme, e si vede come andare avanti”.

Sta parlando dei punti di Bersani?

Sto parlando dei miei punti. Pubblicati e ampiamente argomentati un anno fa, e non il giorno dopo le elezioni: legge sul conflitto di interessi, nuova legge elettorale, legge contro la corruzione, riduzione delle spese militari, cancellazione dell’Imu sulla prima casa fino ai 500 euro, reddito di cittadinanza, revisione della spesa, riforma del sistema bancario, sostegno all’economia con incentivo al microcredito e abbassamento delle tasse su chi lavora e produce, e ovviamente riforma della politica, con riduzione di compensi e indennità per parlamentari e ministri e tetto massimo per gli stipendi dei manager”.

Non mi pare siano diventati centrali nella campagna del Pd.

“Nemmeno a me, purtroppo. Ma su buona parte di questi punti, se non su tutti, con i 5 Stelle la convergenza c’è”.

C’è consapevolezza, nel Pd, degli errori commessi nella gestione del patrimonio-primarie?

“Molti hanno capito. Altri invece sostengono di non aver condiviso l’impostazione della campagna elettorale: curiosamente proprio quelli che sono andati di più in tv, e che questa campagna l’hanno fatta in prima linea… E poi ci sono quelli, come me, che hanno tentato di lanciare messaggi “stellari”, con scarso successo”.

Oggi la sua impostazione è condivisa nel partito?

“Molto, tra gli elettori. Tra i dirigenti le posizioni sono le più varie. I più giovani sono convinti della necessità di un progetto alto e a termine. Per il resto si va dal Monti-bis, al governo del Presidente, all’ “inciucione” Pd-Pdl: e se i toni del confronto continueranno a essere quelli di oggi, il rischio che si concretizzi questa ipotesi è piuttosto alto”.

Che segnali arrivano dai 5 Stelle?

“Vedremo l’esito dei loro incontri. Sostanzialmente c’è una tendenza costruttiva e una più distruttiva, tanto peggio-tanto meglio. Ma se si dovesse tornare al voto, l’esito sarebbe insondabile: i 5 stelle potrebbero fare il pieno oppure ridimensionarsi. Potrebbe vincere Berlusconi. Oppure noi… Il quadro è molto mobile. Per questo dai 5 Stelle mi aspetto segnali chiari, e massima serietà: dicano che cosa intendono fare. Anche solo per cambiare la legge elettorale un governo serve”.

In che tempi si chiarirà il quadro?

“Nel giro di un paio di settimane, suppongo. Quando ci vedremo per la prima volta in Parlamento, il 15 marzo, sapremo dove si va a parare. Se tutti rimangono fermi sulle loro posizioni, il presidente Napolitano darà un incarico in base alla congruità dei programmi”.

Si fa il nome di Giuliano Amato

“Poi lo voglio vedere tagliare i costi della politica, con una pensione che supera i 31 mila euro al mese!”.

Me ne fa qualche altro?

Fabrizio Barca. O Stefano Rodotà. Entrambi molto stimati. Ma io penso che il primo a provarci dovrebbe essere il leader dello schieramento che ha vinto le elezioni, come capita in ogni Paese civile. Ovvero Pierluigi Bersani”.

Qualcuno auspica l’incarico a un giovane o a una donna, come segno di forte discontinuità.

“Purché chiunque venga incaricato dimostri coraggio e senso di responsabilità. E non faccia prevalere ragionamenti di convenienza personale, o la paura di essere bruciato”.

Si riferisce a Matteo Renzi?

“Mi riferisco a chiunque, uomo o donna, sia incaricato dal Presidente. In sostanza, tutto ruota intorno a due cardini: niente snobismi nei confronti di nessuno; e un po’ di rigore da parte di tutti gli attori, altrimenti si rischia di dover tornare al voto. E ribadisco: a vantaggio di chi è tutto da vedere”.