Un bambino barbaramente ucciso. E sua madre, una ragazza -per cui vale, come per tutti, la presunzione di innocenza- indicata dagli inquirenti come la sua assassina. Ma circola un femminismo giustificazionista che rischia di fare il paio con il colpevolismo mediatico. E’ per questo che scrivo questo post, rompendo un istintivo riserbo su questo dramma.
No al colpevolismo mediatico. No all’innocentismo ideologico.
Fin dal principio della storia ho temuto che le cose potessero essere andate nel modo in cui gli inquirenti ritengono che siano andate: che una madre poteva avere ucciso il suo bambino. E’ già capitato e capiterà ancora. Così come capiterà ancora che, per un misterioso meccanismo di denegazione, la donna finita nel gorgo orrendo del figlicidio neghi fino alla fine di averlo commesso -davvero convinta di non averlo commesso- perfino dopo essere stata condannata, perfino dopo aver scontato la condanna.
Nella “sarabanda infernale” (Winnicott) che è il rapporto madre-figlio è contemplata anche la possibilità che lei uccida la creatura, e che la creatura uccida lei.
Vero che tanti uomini uccidono i loro figli, e molto più spesso delle madri (quasi il 90 per cento di tutti gli omicidi sono commessi da uomini): ma per quanto sia orribile, è un orrore che non sembra non arrivare a uguagliare quello di una madre figlicida. Quando una madre uccide siamo scossi fino alle fondamenta, perché mater semper certa est, il suo amore non meno certo, gratuito e scontato, una madre deve sempre essere assolutamente buona.
Si possono dire tante cose. Si può scandagliare fino agli abissi. Ma non si può trarne, come mi pare di infraleggere in alcuni commenti, una richiesta di impunità. Se la ragazza Veronica ha ucciso il suo bambino, anche tenendo conto di un’eventuale instabilità mentale, è necessario che paghi il suo delitto.
Il rischio di una generosità che si spinge solidalmente a cercare nella vita di lei ogni possibile chiave per giustificare -traumi, disagi, solitudine, una madre “cattiva”: perché poi, paradossalmente, per la madre della madre non ci sono attenuanti, lei è assolutamente cattiva- è quello di inchiodare le donne a una sorta di cittadinanza minore, che le dispensa da un’assunzione piena delle proprie soggettive e oggettive responsabilità. Quest’operazione giustificazionista ha altissimi costi, ed è profondamente ingiusta.
Se Veronica ha davvero ucciso Loris, il più dei sentimenti di pietà di cui sono capace è per il bambino. Senza tentennamenti.
Tutti possiamo essere vittime di qualcosa o di qualcuno. Anche Veronica, certo, e anche la sua mamma che non esitiamo a pensare come “cattiva”. Ma in questa catena di dolore e di colpe è il più debole e indifeso ad avere pagato.