Oreste Scalzone

Sia chiaro: anche Franco Piperno e Oreste Scalzone, leader di Potere operaio e imputati nell’inchiesta 7 aprile, hanno tutto il diritto di partecipare a una manifestazione politica come la due giorni della Coalizione Sociale di Maurizio Landini.

Ma certo, alla domanda: che cosa diavolo è questa Coalizione Sociale? la loro presenza e altre simili agevolano la più facile e deprimente delle risposte: la solita cosetta rossa, il solito zero-virgola, il solito dopolavoro chiassoso e marginale per ex-combattenti e reduci. Vecchi narcisi irriducibili, e rigorosamente tutti maschi, che dopo aver molto sbagliato e fatto sbagliare non sanno rinunciare a un’occasione di protagonismo, non sono capaci di starsene saggiamente e generosamente a casa a seguire in streaming, smaniano per il podio o, più prosaicamente –non sarà il caso di questi due ma lo è per molti altri- cercano il modo per assicurarsi qualche rielezione.

C’è un egoismo saturnino nel fatto che, appena “a sinistra” freme qualcosa, un piccolo esercito di vecchietti avidi e rancorosi accorre per sbranarlo e tsipras-tizzarlo, mettendoci il cappello liso e vagheggiando una revanche collettiva che invece è solo personale, l’eterno ritorno di un moimême più volte sconfitto e sempre più microscopico e politicamente irrilevante.

Questo il rischio che incombe su ogni operazione “a sinistra”: virgolettatura non casuale, e del resto pure Landini dice che la sua coalizione non è di sinistra, né di destra, né di centro, e via sottraendo. Rischio che per esempio i 5 Stelle, magari un po’ autistici nelle loro logiche non compromissorie, hanno sventato disponendo un cordone sanitario che ha impedito ogni invasione di campo.

Ecco: in questo andrebbero copiati pari-pari.