Dunque, si stava discutendo sul blog di non so più quale problema –prendete a caso uno dei milioni di problemi che ci affliggono, non c’è che l’imbarazzo della scelta- e onestamente, nonostante la mia natura prevalentemente positiva, mi era preso un po’ di sconforto.

Ma ecco che una cara lettrice interviene, ricordandomi un detto napoletano: “assafa’ a la Maronna”, lascia fare alla Madonna.

E io vengo invasa da una luminosa fiducia, un po’ come se la Madonna mi fosse apparsa davvero nelle sembianze dell’amica lettrice: la Madonna sa sempre trovare il modo migliore per farsi viva. E’ così che si sentono quei fortunati che la vedono? E’ questa la gioia che sentono?

La gioia e il sollievo delle spalle finalmente scariche, di potersi affidare fiduciosamente alla Madre, la quale saprà perfettamente che cosa fare di te e di tutto il resto se tu saprai affidarti e ascoltare.

Una volta la Madonna mi si è fatta viva nelle parole della straordinaria scrittrice brasiliana Clarice Lispector –quanto poco è conosciuta!-, che nel suo capolavoro “La passione secondo GH”, dopo un lungo e accidentato percorso, giunge alla consapevolezza del fatto che «il mondo indipendeva da me». Che poi è un altro modo di dire “assafa’ a la Maronna”.

È un salto simbolico straordinario. Il fatto che il mondo indipenda da te sembrerebbe restringere le possibilità della tua libera azione, visto che più di tanto tu non puoi fare. Ma questo non-potere in Lispector coincide con la liberazione e con la libera azione.

Puoi fare proprio tutto, una volta che sai questo, puoi ingaggiare ogni giorno una colluttazione amorosa con il mondo, lasciarti attraversare dal nuovo che chiede la tua mediazione per venire al mondo.

Certo che si fa una gran fatica a dire “Madonna”. Finché dici Buddha, ok, ancora ancora. Ma se ti azzardi a parlare di lei, della Vergine e Madre che dà sembianze allo Spirito Femminile vivo e vegeto, se alludi a questa altra che testimonia l’esistenza di Altro e ne segna il posto, se mostri di credere all’esistenza di un senso, di un di più che ci rende pienamente umani… be’, lo fai a tuo rischio e pericolo. Il minimo è il dileggio.

Oggi la semplicità di credere non è molto ben accetta. Ma io senza la mia fede, chiamiamola così, non saprei dire niente, non saprei fare niente. Neanche la pagnotta che metto in forno ogni mattina: tanto buona.