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L’altro giorno, mi pare su Repubblica, si ridacchiava sui comaschi che vorrebbero diventare svizzeri. La cosa mi ha fatto tornare in mente quella volta che parlando con un’importante signora degli allora Ds -nordica di nascita ma politicamente romana- le segnalai la novità politica della nascente Lega, e lei mi rise in faccia.

C’è poco da ridere, di tutta questa faccenda. Non si tratta di folklore, e la sensazione è che il Centrosud del paese non l’abbia ancora del tutto chiaro, o che preferisca non vedere come stanno le cose.

Illuminante l’editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere di oggi: forse la Padania non esiste, dice in buona sostanza, ma quel che certo continua a esistere, da 150 anni, una questione meridionale, e sono arrivati al pettine “i nodi di un fallimento storico, dell’incapacità delle classi dirigenti di risolvere il problema del Sud”. Quindi non è della Padania, ma “è del Sud che ci si deve occupare. Perché se non si creano, e in fretta, le condizioni per un sviluppo autonomo del Sud, saranno guai”.  Ma al Sud, continua Panebianco parlando dell’economia, della politica, delle istituzioni, del disastro della scuola, segni di mutamento non se ne vedono.

Al Sud il cambiamento non conviene. Mentre il Nord non può più aspettare. Altro che federalismo: ormai la secessione è un sogno di molti.