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11 dicembre

Donne e Uomini, economics, Politica Dicembre 9, 2011

Se Non Ora Ancora, Se Non le Donne chi?

Indetta prima della manovra Monti, la manifestazione che domenica 11 porterà di nuovo in piazza Se non ora quando in varie città, la parola d’ordine se l’è data da sé: questa manovra colpisce le donne ben più degli uomini. Se lì dove si decide e si “manovra” le donne fossero di più, l’esito sarebbe stato diverso.

Ecco una lettura dell’economista Elisabetta Addis:

Se Non Ora Quando ha chiesto dignità per le donne italiane. Per dare alle donne la dignità che meritano bisogna mettere il lavoro delle donne al centro dell’agenda politica del Paese. Non c’è crescita economica, né sviluppo umano, se non si tengono in considerazione tutti e due i lavori fatti dalle donne, quello retribuito e quello non retribuito.
Con la manovra del governo Monti le donne pagheranno un prezzo spropositato. E per loro non c’è «pacchetto»: in cambio dei sacrifici non viene né dato né promesso niente. Solo tolto.
Le donne della generazione Cs (cinquanta-settanta) continueranno a lavorare e a versare contributi. Non si è tenuto conto del fatto che andando in pensione spesso si sarebbero occupate di nipoti per cui non ci sono asili nido, di genitori anziani per cui non ci sono case di riposo. Con le loro famiglie, sopporteranno da sole il costo dell’aggiustamento. Dallo scorso governo, in cambio dell’aumento dell’età pensionabile delle donne, si era riuscite ad ottenere il patto del «tesoretto». Cioè, i risparmi fatti sulle pensioni delle donne sarebbero dovuti servire a costruire asili nido, case per anziani, per dare occupazione regolare per le giovani donne, togliendole dalla precarietà.
Non era un governo credibile, e non avrebbe mantenuto. Da questo governo serio ci aspettavamo impegni, non promesse. Invece il governo offre soltanto una defiscalizzazione, non specifica per le donne, ma comune anche ai giovani. Cioè le imprese sceglieranno forse di non assumere maschi adulti, ma non di assumere donne piuttosto che giovani uomini. Eppure noi donne abbiamo dimostrato, con la proposta sul «tesoretto» e con la manifestazione del 13 febbraio, di essere un soggetto politico autonomo ed in crescita, di avere le nostre priorità e i nostri obiettivi. Eppure, il tema del lavoro delle donne è al centro della riflessione anche della Banca d’Italia e del Rapporto Annuale della Banca Mondiale.
In Italia, nell’età da lavoro cioè tra i 15 e i 64 anni, ci sono solo 23 milioni di persone occupate. 15 milioni che non sono occupate, e di esse quasi 10 milioni sono donne. Solo il 47% delle donne ha un lavoro e un salario. Meno di una su due, nel Sud meno di una su 3.
La mancanza di un lavoro e di un reddito autonomo impedisce alle giovani donne di perseguire i loro progetti di vita, e tra essi anche il progetto di diventare genitori. Per questo abbiamo chiesto di ripristinare la normativa che impedisce alle imprese di chiedere alle giovani una lettera di licenziamento in bianco da usare se restano incinte. E allo stesso tempo abbiamo chiesto di liberare in parte le imprese, dai costi per la maternità, finanziando i periodi di congedo dei genitori non più con contributi a carico di lavoratori e imprese ma con la fiscalità generale.
Sappiamo bene che questa è una manovra obbligata, necessaria a salvare l’Italia da un default che costerebbe ben di più di quel che pagheremo ora. Vogliamo anche noi, come Monti, che l’Italia resti in Europa, e che l’Europa metta in comune democraticamente anche le politiche fiscali. Sappiamo che l’approvazione dipende dai voti di due parti politiche opposte. Ma ugualmente, dopo la buona partenza fatta attribuendo a donne ministeri importanti, si è rimasti un po’ al di sotto delle aspettative: le sottosegretarie sono di qualità, ma troppo poche, e la manovra è fintamente neutra tra i due sessi: in realtà peserà ben di più sulle donne che sugli uomini. Non è equa dal punto di vista di genere.
Come ha mostrato il precedente governo, non può bastare la presenza nei governi di donne, anche se belle. È certamente un passo avanti la presenza di donne competenti. Andando in piazza l’11 dicembre vogliamo ricordare che bisogna anche fare in modo serio quel che l’Europa ci raccomanda daanni: riorientare le scelte di politica economica per considerare i problemi di genere, cioè la delicata interazione tra lavoro retribuito e lavoro utile che viene svolto da uomini e donne nelle famiglie, e fare crescere l’occupazione femminile. Se non ora, quando?

Ecco tutti gli appuntamenti per domenica 11 dicembre, oltre a ROMA  piazza del Popolo, ore 14.

ANCONA – ore 11.30 piazza Roma

AOSTA – ore 17.30 appuntamento all’Espace Populaire in via Mochet 7

ARIANO IRPINO (AVELLINO)  – ore 11.00 manifestazione in Piazza del Plebiscito

BOLOGNA – Il comitato aderisce ma non ci saranno manifestazioni in città,  si confluirà a Roma o in altri luoghi che fanno iniziative. Il comitato SNOQ di Bologna rende noto che sta preparando una iniziativa nazionale sul lavoro femminile per febbraio 2012

CASTAGNETO CARDUCCI/DONORATICO – ore 10.00 piazza della Stazione

CHIETI – ore 10 Largo Martiri della Libertà

CREMONA – ore 17.00 Piazza Roma, flash mob “Oltre lo specchio- cr”

DOMODOSSOLA – ore 16.00 Centro servizi del volontariato, vicolo Facini 2 –

FIRENZE – il comitato SNOQ sta organizzando un pulmann per Roma,

FORLI’ –  ore 15.oo fino alle 18.00, gazebo informativo del comitato SNOQ in piazza 90 Pacifici,

GENOVA – ore 14.00 Largo Pertini

LUCCA – ore 16.oo Piazzale Verdi presidio itinerante

MANTOVA – ore 15.00 piazza Martiri di Belfiore

MESSINA – ore 17.00 incontro presso la Chiesa Valdese di Via Laudamo per un dibattito aperto.

MODENA – ore 15.oo piazza Sant’Agostino

NAPOLI – Il comitato di Napoli aderisce alla manifestazione a Roma  

PARMA – ore 10:15 presso il Teatro al Parco (nel Parco Ducale) si terrà l’incontro “Stiano pure scomode, signore!” una conversazione con Giancarla Codrignani, Benedetta Pintus, Isa Ferraguti

PERUGIA – ore 16.00 iniziativa Le strade delle donne un corteo di donne e di uomini che partirà alle ore 16.00 da Porta Sant’Angelo e si snoderà lungo le vie della città toccando luoghi simbolo delle donne

RAVENNA – dalle 16.00 mobilitazione itinerante per il centro storico con tre stanziamenti a piazza dell’Aquila, piazza del Popolo,  San Domenico Via Cavour.

ROMA – ore 14 in piazza del Popolo

ROVERETO – ore 14 in piazza delle Erbe

SALERNO – ore 10.30 in piazza Ferrovia

SAN MINIATO (PISA) – Ore 10.00 Piazza del Bastione

SASSARI – ore 17 in piazza Castello sit-in “il mondo che vogliamo”

TARANTO – ore 17.00 presso il salone di rappresentanza della provincia, allestimento della mostra della pittrice Roberta Pepe che ha realizzato quadri sulla violenza alle donne. Discussione sul documento da presentare ai segretari di partito.

TORINO – ore 14 in piazza Castello –  PER INFORMAZIONI http://www.facebook.com/events/184279461666407/

TRIESTE . ore 10 presso il CRAL della stazione marittina assemblea cittadina ed eventuale corteo fino a Piazza dell’Unità.

VENEZIA – ore 10.30 davanti alla stazione Santa Lucia

VERONA – distribuzione di una lettera per le strade della città, con musica e altre iniziative –

Donne e Uomini, economics, Politica Dicembre 6, 2011

Continueranno a evadere

Mi auguro non sia solo un esercizio di retorica dire che questa manovra, che fa esultare i mercati, nella sua sostanza non va. La speranza è che ci sia un dibattito parlamentare vero e che almeno alcuni degli emendamenti vengano accolti.

Questa manovra non va per due grandi ordini di ragioni: a) non è sufficientemente equa b) non vi è alcuno spiraglio che lasci intravedere all’orizzonte un modello diverso da quel capitalismo finanziario che ci ha portati alla catastrofe: in buona sostanza, le logiche con cui si cura il male sono le stesse che l’hanno causato.

Sull’equità: tra le molte questioni, la domanda principale è per quale ragione la manovra sostanzialmente non intervenga sul problema dell‘evasione fiscale, problema numero uno del nostro bilancio. Perchè? Se tutti pagassero quanto devono saremmo fuori dai guai. E’ evidente a tutti che il limite di 1000 euro per la tracciabilità è una misura insufficiente e facilmente aggirabile. Ergo: si potrà tranquillamente continuare a evadere, e nessuno denuncerà gli evasori, non avendone alcuna convenienza. Questo renderà insopportabile ogni sacrificio, insieme al forte peso simbolico del non-intervento sui costi della politica -la casta non voterebbe mai una manovra che contenesse seri provvedimenti anti-casta-. Quanto a questioni simboliche, anche la Chiesa -la Cei concorda sul fatto che la manovra avrebbe potuto essere più equa- dovrebbe spontaneamente offrirsi fare la sua parte, versando l’Ici sul suo cospicuo patrimonio immobiliare, circa 50 mila immobili sul territorio italiano in gran parte non adibiti a esercizio del culto.

Sul “modello”. Leggo sul Corriere, non su un foglio rivoluzionario, le riflessioni del premio Pulitzer Adam Haslett: “Sia al di qua che al di là dell’Atlantico, le esigenze delle élite finanziarie si scontrano con la volontà popolare, apertamente ignorata” (…) “E’ assai poco rincuorante constatare che l”attuale crisi non rappresenta che un semplice ingranaggio nell’evoluzione storica complessiva del capitalismo occidentale, che continua a redistribuire la ricchezza verso l’alto, a indebolire le istituzioni democratiche e a concentrare il potere nelle mani di pochi individui“. Considerazioni perfino “banali”, che raccontano qualcosa che è sotto gli occhi di tutti.

Molto difficile che siano dei professori di economia a portarci fuori da questa idea di economia.

Ci sarebbero tantissime altre cose da dire. Ne dico almeno un’altra: si conferma l’idea che le donne conquistino la parità lavorativa solo in uscita (età pensionabile), con pensioni mediamente inferiori del 30 per cento a quelle degli uomini, continuando a erogare -anzi aumentando- le loro prestazioni di welfare vivente. Su questo conviene a tutti continuare a non vedere e a tacere. Mi auguro che non tacciano le donne di Se non ora quando che l’11 dicembre manifesteranno a Roma.

L’augurio è che la partita non sia ancora del tutto chiusa. Il problema è come riuscire a farsi sentire.

Donne e Uomini, Politica Novembre 16, 2011

Se non ora… l'11 dicembre!

Care donne che eravate in piazza con noi il 13 febbraio, a rivendicare dignità e rispetto, care tutte le altre, italiane per nascita o per scelta.

Care donne che non hanno perso il coraggio, la voglia di esserci, il progetto di contare, la speranza di uscire da questi anni di fango.

Care donne singolari e plurali, diverse l’una dall’altra, sorelle compagne amiche, figlie e madri, siamo di nuovo qui, tutte unite, perché  tutte unite siamo una forza e con “una forza” è ora che facciano i conti. Tutti.

Siamo una forza, per quante siamo e per come siamo.

Siamo quelle che tengono insieme affetti e lavoro, cura e responsabilità, libertà e senso del dovere.

Siamo quelle che il diritto di essere cittadine se lo guadagnano giorno per giorno sulle barricate della vita quotidiana.

Non c’è da uscire solo da una crisi economica, ma da una crisi politica, una crisi istituzionale, una crisi morale, da una logica, un immaginario, un ordine.

In questo passaggio difficile non possiamo tirarci indietro, perché non può tirarsi indietro chi regge questo paese sulle proprie spalle.

Le donne non possono mancare per ridare all’Italia la dignità che ha perso, per ridarle credibilità, nel mondo, in Europa. Perché vogliamo restare in Europa e lavorare per un suo reale governo politico. Ma soprattutto non possono mancare per una politica che sia radicata alle necessità vere di donne e uomini.

Democrazia vuol dire donne e uomini insieme al governo, capaci di far parlare le loro vite diverse.

E anche così dovranno essere democratiche le aziende, le banche, le istituzioni, le fondazioni, le università. Tutto.

E che nessuno ci venga a dire che questo non è il momento.

Per anni abbiamo votato una rappresentanza irregolare, composta da una maggioranza schiacciante di uomini. Abbiamo votato in cambio di niente, infatti questo paese non ci somiglia, non ci racconta. Ma adesso basta.

Adesso, attenti: una donna un voto. Quando  chiederanno il nostro voto non lo daremo più né per simpatia, né per ideologia, ma solo su programmi concreti e sulla certezza dell’impegno di 50% di donne al Governo. Il 50% non è quota rosa, non serve a tutelare le donne, serve a contenere la presenza degli uomini, non è un fine, ma solo un mezzo per rendere il paese più vivibile ed equilibrato, più onesto, più vero.

I partiti indifferenti perderanno il nostro voto.

E voi uomini, che ci siete stati amici, che ci avete seguiti nelle piazze del 13 Febbraio, credetelo: la nostra forza è anche la vostra. E’ per un bene comune che stiamo lottando. Un Paese senza la voce delle donne è un paese che va a finir male, verso una società triste e lenta, ingiusta, immobile, volgare e bugiarda.

Bisogni e desideri delle donne possono già essere un buon programma di governo. Sappiamo più degli uomini quanto oggi sia difficile vivere, difficile lavorare, mettere al mondo figli, educare, difficile essere giovani, difficile essere vecchi. Le nostre competenze non le abbiamo guadagnate solo sui libri, ma anche dalla faticosa e spesso terribile bellezza della vita delle donne.

La nostra storia ci insegna che non serve lamentarsi. Non ci basta più quella specie di società equilibrista e funambola che abbiamo inventato, in completa assenza dello Stato, per poter vivere decentemente e far vivere decentemente.

La società civile è più donne che uomini.

E’ ora di cambiare, cittadine!

L’11 Dicembre 2011, in tutte le città d’Italia