Dal sito del Comitato promotore del referendum:

”Leggo dalle dichiarazioni dell’onorevole Franceschini che il ministro Maroni, nell’ambito delle sue consultazioni in ordine alla determinazione della data del referendum, ha proposto come uniche date14 o il 21 giugno.
L’assenza dell’ipotesi del 6 e 7 giugno dimostra ancora una volta, oltre ogni ragionevole dubbio, la scellerata e indegna volontà di non compiere l’unica scelta di buonsenso: quella di abbinare il referendum alle elezioni europee e risparmiare così 400 milioni di euro.
I cittadini debbono sapere chi sono i responsabili di questa volontà: il gruppo dirigente della Lega non pensa agli interessi generali, vuole imporre al governo e al paese un diktat per il proprio tornaconto di partito. Il Comitato promotore… attende di essere ricevuto dal Presidente del Consiglio prima di esprimere qualunque valutazione”.

Aggiungo questo: quanto alla presunta incostituzionalità dell’abbinamento tra voto referendario e consultazioni elettorali, sarebbe stata smentita da quattro presidenti emeriti della Corte costituzionale (Marini, Ferri, Baldassarre e Chieppa). Non vi è alcuna ragione evidente, quindi, contro l’ipotesi di election day, con risparmio di 400 milioni di euro (nostri). Se fossimo in un altro paese, uno sciopero fiscale potrebbe essere valutato come arma di pressione contro questo abuso partitocratico.

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