“Strappare il popolo al populismo”: la formula ha in sé la forza di generare un intero programma politico ed è stata intuita – o meglio: è arrivata, come una profezia– dalla filosofa Annarosa Buttarelli, che nel 2013 l’ha lanciata nel suo “Sovrane. L’autorità femminile al governo“ (Il Saggiatore).
Diversamente dalla previsione, che si avvale di un percorso logico-probabilistico-quantitativo, la profezia arriva tutta insieme, come un’intuizione catastrofica, e da chissà dove, e richiede che tu sia ricettiva e disposta ad accoglierla. E soprattutto a patirla e a sopportare la fatica di non essere ascoltata.
5 anni dopo siamo il Paese più populista d’Europa e la domanda (“come strappare il popolo al populismo?”) è diventata corrente. Anzi, è la domanda politica numero 1.
La formula di Buttarelli conteneva anche la risposta: “l’autorità femminile… può incrociare le istanze e le ribellioni di quell’insieme di differenze che chiamiamo ‘popolo’… Serve lavoro di pensiero e di ascolto che aiuti la posizione sovrana delle donne a strappare il popolo al populismo“.
La sconfitta radicale della sinistra spinge alcune e perfino alcuni a valutare l’alternativa politica costituita dalle donne, intese come risorsa ancora intatta. Qualcuno lancia l’idea di una donna alla segreteria del Pd, Laura Boldrini valuta la possibilità di costruire una forza a trazione femminile. Esiste un fenomeno denominato glass cliff, ed è la tendenza a rivolgersi alle donne nei momenti di crisi, affidando loro il compito di raccogliere i cocci e di farsi carico dell’eventuale o probabile fallimento: un rischio che va in ogni modo scongiurato.
Interpello Annarosa Buttarelli e le chiedo se la strada può essere questa. E’ in questo modo che si può pensare strappare il popolo al populismo?
“Il lavoro da fare oggi” dice “è inventare un linguaggio pubblico che sappia esprimere i bisogni reali delle persone, bisogni che sono ben chiari, contrastando la retorica populista. Si tratta di un tentativo rischioso, perché in questo lavoro di invenzione si sfiora la stessa soglia del populismo. E’ un po’ come quando il pensiero della differenza sessuale ha rischiato di essere assimilato al pensiero della destra. In buona sostanza si tratta di leggere la realtà e saperla raffigurare sulla base del pensiero dell’esperienza. Per esempio: leggere il fenomeno migratorio senza appiattire le differenze, che non sono solo quelle tra rifugiati e migranti economici. La prima differenza da considerare è quella sessuale. Noi donne siamo capaci di cogliere le differenze, gli uomini molto meno“.
Puoi spiegare meglio?
“Gli uomini propongono soluzioni universalistiche che non funzionano più. Il populismo, viceversa, qualche differenza la fa. Per esempio dice: accogliamo chi si integra e lavora, via i criminali. Ma al populismo manca l’amore per la differenza. Si tratta di saper rileggere le questioni contemporanee uscendo dal narcisismo della sinistra colta e offrendo in dono un simbolico, un linguaggio che sappia esprimere quello che la gente sa già benissimo e che sia però alternativo al linguaggio populista“.
Ti direbbero: ma quanto tempo ci vuole? non possiamo permetterci di aspettare…
“E’ l’obiezione che fanno gli aziendalisti: quando si arriva al sodo? Ma non ci si arriva prima di una lettura sapienziale di quello che accade. Loro il sodo l’hanno bell’e che precostituito, lo mettono prima di qualunque reale comprensione“.
Come vedresti in questa situazione una presa d’iniziativa politica da parte di donne?
“Si dovrebbe pensare a una convocazione di donne scelte, già consapevoli, decise a proclamare la loro fuoruscita dalla politica maschile. Donne interessate alle istituzioni che non accettino più una posizione di subalternità, che si tengano in rete, tipo governo ombra. Serve un nuovo inizio“.
Finora però non ha funzionato. Dalla “Carta delle Donne” al semplice vota-donna, i risultati non ci sono stati. Che cosa ti dà fiducia?
“Ho in mente una cosa come il #metoo: decidersi tutte insieme a dire la verità. Lì sulle molestie, qui sull’incapacità politica maschile e sul fallimento delle sue soluzioni. Si tratta di convocare donne che non abbiano perso la loro credibilità. Che le altre possano riconoscere ma che non siano le solite note, già compromesse e in quanto tali “sospettabili”“.
C’è poi la questione destra-sinistra. Come dice Shulamith Firestone il femminismo si è spesso posto come “ausiliaria della sinistra”.
“Il tema destra-sinistra non esiste più nei fatti. Lo ha spiegato bene Nancy Fraser: nel mondo esistono solo due destre, una destra liberale e una destra populista. Si deve uscire dalla trappola “le donne devono salvare la sinistra”. Semmai sono le donne a poter fare quello che si sperava la sinistra avrebbe fatto: salvare la giustizia. Non la pseudo-giustizia dei diritti, ma la giustizia del saper rispondere ai bisogni umani. La sinistra non l’ha saputo fare. E’ la sapienza femminile che può farlo“.
p.s. Annarosa Buttarelli è fondatrice della “Scuola di Alta Formazione per Donne di Governo”.