Tutte e tutti sbagliamo, ma ci sono errori che continuano a bruciare e non riesci a perdonarti. Conviverci fa parte dell’adultità.
Per esempio, uno degli errori che non mi perdono è quello di aver speso un’enorme quantità di energie per sostenere la lotta politica di una donna, l’attuale senatrice Laura Puppato, già assicuratrice, sindaca di Montebelluna e consigliera regionale veneta, che lanciando il cuore oltre l’ostacolo aveva deciso di candidarsi alle primarie per la segreteria del Pd.
Mica ero la sola, intendiamoci: ci cascarono per esempio Marco Travaglio, Marco Paolini, Concita De Gregorio (non è una chiamata di correo: solo per dire che la signora era piuttosto convincente). Si spesero per lei parole grosse, tipo che era la nuova Tina Anselmi. A Milano le organizzai un parterre da regina al Circolo della Stampa, a cui parteciparono tantissime protagoniste della vita cittadina, con tanto di cortese presenza del sindaco Pisapia e consorte. Alcune amiche femministe venete avevano attivato una rete nazionale in suo sostegno. Uno dei nodi della rete ero io. Si vedeva in lei, in un paese politicamente molto misogino e arretrato, la punta di diamante di una riscossa delle donne, una possibile leader. Invece, a quanto pare, la forza delle donne veniva utiizzata solo per passare agevolmente e con i riflettori dalle istituzioni locali a quelle nazionali. Una volta dentro, nessuna significativa battaglia per le donne, rapida svestizione dai panni di leader “femminista”, disinteresse totale compensato da un maniacale impegno per ogni quisquilia veneta. E da un impressionante saltafosso sulla riforma della Costituzione.
Ora, dopo aver espugnato il Senato, si tratta come per quasi tutti di riuscire a restare a Roma –che sarà anche ladrona, ma è sempre meglio che fare l’assicuratore in Veneto-. E nell’evidente auspicio di una ricandidatura la senatrice dedica all’ex-avversario Matteo Renzi (che carinamente la chiama Tata Lucia) una performance che farebbe impallidire Apicella.
Chiedo perdono a tutte e a tutti.