Personalmente non avrei problemi a sostenere un disegno di legge sull’utero in affitto, con aggravio di pene e definitivo intervento sulle anagrafi, anche se firmato dal senatore Pillon che su altri fronti è un avversario politico.

Quando si tratta di portare a casa il risultato possono funzionare anche alleanze politiche improbabili e contingenti con l’Altro. E oggi per noi donne più Altro di Pillon non c’è nessuno.

Certo, servirebbero opportuni emendamenti: il ddl non sembra voler colpire le coppie eterosessuali che ricorrono a questa pratica, quantitativamente le più numerose, riservando le sue attenzioni alle coppie dello stesso sesso (quindi anche alle coppie di donne, che quasi mai ricorrono a Gpa). Il principale bersaglio del ddl, quindi, ben più che la Gpa è la cosiddetta omogenitorialità. La libertà e la dignità donne e bambini non costituiscono la prima preoccupazione.

Ragionando a caldo con le amiche della Rete contro l’utero in affitto, ci siamo trovate d’accordo su questo: libertà e dignità della donna sono un indivisibile. Se tu attacchi le donne da un lato, con una legge liberticida come la riforma dell’avviso condiviso e un ddl (a firma del collega di partito Rufa) che propone lo smantellamento della legge Merlin e la riapertura delle case chiuse, non sei credibile quando dichiari di volerle salvaguardare con una normativa più stringente contro l’utero in affitto. La vagina si può affittare –addirittura obbligando le donne prostituite al segreto professionale sull’identità dei clienti- e l’utero no?

Pillon ha bisogno di dimostrare di stare dalla parte delle donne, specialmente dopo il brutto episodio di Roma: l’aggressione fisica e verbale ai danni delle attiviste della Casa delle Donne da parte di alcuni rappresentanti dei padri separati, senza che il senatore prendesse opportunamente le distanze. Ma manca l’obiettivo. 

Il suo ddl sull’utero in affitto è solo fumo negli occhi anche per altre ragioni:

  1. non fa parte del contratto di governo, non verrà mai calendarizzato, si tratta quindi di mera propaganda
  2. non c’è bisogno di nessuna nuova legge che vieti all’ufficiale di Stato Civile di trascrivere atti di nascita da due persone dello stesso sesso, né che consenta di perseguire il reato anche se commesso all’estero: come nota Eugenia Roccella, “per perseguire un reato all’estero… basta il sì del ministro di Giustizia, quindi oggi è già possibile farlo”. Allo stesso modo, per quello che riguarda le anagrafi, basterebbe un chiarimento definitivo da parte del ministro degli Interni, che è dello stesso partito di Pillon e che per ora si è limitato a tuonare contro l’utero in affitto, a Pontida e in altri comizi, attaccando le femministe che a suo dire non contrastano la pratica.

E invece noi femministe lottiamo da tempo e a mani nude contro l’utero in affitto, e in mancanza di direttive inequivoche da parte del ministro Salvini (chiacchiere-e- distintivo) a Milano siamo andate personalmente a contrastare le trascrizioni dei due padri e la cancellazione della madre, proponendo come soluzione quella già adottata in Francia, Spagna, Svezia: la trascrizione del solo genitore biologico.

Come abbiamo sempre detto: genitorialità per tutti, Gpa per nessuno.

Non vi è alcuna ragione, quindi, per prendere seriamente la proposta Pillon.

 

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