Ho preso molto sul serio questa faccenda del sindaco di Milano. Sono una di quegli ex-ragazzi nati e cresciuti nella politica, che a un certo punto hanno continuato a fare la politica, come potevano, nel loro mestiere, hanno pagato il mutuo, hanno cresciuto i bambini, e ora che i bambini sono diventati uomini e donne o quasi, guardano sbigottiti al futuro che li aspetta, e guardano sbigottiti anche loro, questi ragazzi che accettano tutto, che non hanno il minimo senso della lotta, che rischiano di trovarsi privi degli strumenti necessari per affrontare la durezza del mondo (poi questi ragazzi hanno tantissime altre belle cose che noi facciamo fatica a decodificare: un fortissimo senso delle relazioni, una grande capacità di accettare le differenze, a anche la stessa capaicità di patire, che da un certo punto di vista è un grande dono).

E allora mi sono detta: devo darmi da fare per la mia città, che è messa male. Devo portarle in dote tutto quel poco che ho e che so. Non basta più come lo faccio. Bisogna che lo faccia meglio. Mi sono buttata, ho fortemente sostenuto un candidato, Stefano Boeri, gli ho parlato soprattutto di una delle faccende di cui so di più, i rapporti tra gli uomini e le donne, e sono stata sorprendentemente ascoltata, mi sono rispecchiata nel suo civismo, nelle sue visioni, ho ricordato il mio angelo Alexander Langer, ho litigato con altre che pensano che la strada non sia questa, ho litigato con mio marito e con mio figlio che per amore, possesso e senso di protezione non volevano che io mi spendessi così intensamente. Ma io credo in quello che ho sentito dire una volta a Tara Gandhi, nipote del Mahatma: che la vita di una donna e di un uomo si scandisce in 4 tempi, quello dedicato all’apprendimento, quello dedicato alla materialità e al godimento, il tempo dedicato al mondo, e quello riservato allo spirito. Non che le altre cose spariscano (la materialità, il godimento, ovvero l’amore, la famiglia, mio figlio, sono ancora nella mia vita, e così l’apprendimento, che non finisce, e anche lo Spirito Santo), ma sono nell’età in cui si dovrebbe desiderare di dedicarsi al mondo, di applicare lì grande parte della propria responsabilità e del proprio amore.

Ora sto litigando con me stessa, però, perché ogni mattina, come una tossica, mi informo online e sui giornali di ogni cosa che riguardi le prossime scadenze elettorali, di ogni sommovimento, di ogni dichiarazione, ogni schieramento, ogni dimissione, ogni smottamento, ogni tatticismo, ogni sondaggio, ogni conta dei voti, etc.etc. So precisamente che la strada non è questa, ma lo faccio.

Ragazza mia, allora mi dico, guarda che così non va. Guarda che ti stai inoltrando in un territorio di lupi, senza una bussola né la minima attrezzatura. Guarda che ti stanchi per niente, e finirai per perderti. Torna a te stessa. Quello che conta è il tuo amore per la città, non quello che faranno i cattolici, e se la lista di Onida basterà ad arginare il loro dissenso a Pisapia, o se il terzo polo sfascerà il Pd, per non parlare di quello che capita a Roma. Resta ferma sul tuo amore per la città e per le relazioni. Stai su te stessa, su quello che ti attraversa, nel contesto. Non rischiare di farti travolgere da logiche che rifuggi da sempre. Confida in quello in cui ha sempre creduto, solo così avrai la possibilità di vincere. E non necessariamente le elezioni. C’è anche  altro, in palio. Non perdere la fede. Legati ad altre, in questo cammino.

Piccola autocoscienza ad alta voce,  a uso soprattutto di amiche e sorelle messe come me.


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