Vi giuro che l’ho cercata. Ma una foto di gruppo del Consiglio Regionale della Calabria (31 uomini, una sola donna) non si trova. Forse perché è un’immagine saudita e impresentabile che imbarazza perfino chi si oppone a ogni cambiamento. E continuano a opporsi, i maschi del Consiglio -eccome se si oppongono!- alla vigilia delle elezioni nel novembre prossimo.
Alla doppia preferenza di genere si oppongono in blocco i consiglieri dell’opposizione, ma anche alcuni consiglieri della maggioranza di centrosinistra.
Una donna in più = un uomo in meno. Il boccone amaro non va giù.
Andato finora a vuoto ogni tentativo di introdurre anche in Calabria il meccanismo già attivo in molte regioni (quando si votano due candidati, il massimo consentito, devono essere di sesso diverso).
L’11 marzo la questione era finalmente all’ordine del giorno grazie alla tenacia dell’unica consigliera Flora Sculco e all’intervento della Giunta. Ma dopo un’estenuante discussione, il voto è stato rinviato (qui il video dell’intera seduta).
Una vera rampicata di massa sui vetri per sventare l’approvazione, con interventi in aula che Antonella Veltri, vicepresidente di DiRE (Donne in rete contro la violenza) ha qualificato come “violenza istituzionale”.
Qualche perla: il consigliere Fausto Orsomarzo –opposizione- (vedere ai minuti 3.49 e 6.28) ha definito “starnazzi” le voci delle donne che assistevano alla discussione, chiamate “ultras più o meno brave”; e ha promesso che alla prossima seduta inviterà sua madre. “La porterò silente”: a quanto pare il modello di donna che predilige. E dopo aver proposto di ridurre, dal suo punto di vista, il danno, portando la proporzione dal 50/50 al 70/30, ha aggiunto che c’è il rischio di dover “costringere qualche mamma o moglie a candidarsi” perché non si sa “quante donne capaci” si potranno trovare.
La vergognosa misoginia di Orsomarzo ha trovato sponda anche tra i consiglieri della maggioranza, come il Pd Giuseppe Aieta (minuto 4.46): “le donne” a suo parere “non hanno bisogno di preferenze di genere”; casomai alle calabresi “interessa di più avere una mammografia in 7 giorni”. Come se il diritto alla salute e il diritto a partecipare alla vita politica regionale non fossero correlati, ma in alternativa.
Il Pd Domenico Bevacqua (minuto 3.56) ha annunciato il suo no.
Anche Orlandino Greco, sempre della maggioranza, ha dichiarato (minuto 6.20) il suo voto contrario, ritenendo la doppia preferenza “offensiva nei confronti di tutte le donne” e ha portato una proposta alternativa (sempre in chiave: ridurre il danno per gli uomini). Altra proposta alternativa, nella stessa logica, è firmata dai consiglieri Pasqua, Scalzo e Morrone, e prevede “la possibilita’ di esprimere fino a tre preferenze, almeno una delle quali deve essere di genere diverso dalle altre”.
La consigliera Flora Sculco parla di “trucchetti e trabocchetti” e confida nel sostegno del presidente della Calabria Oliverio -la cui giunta è al 50 per cento femminile -che è anche intervenuto in Consiglio a favore della nuova norma, convinto del fatto che non mancherà la maggioranza necessaria per approvarla.
Si torna in aula lunedì 25 marzo (ULTIM’ORA! LA SEDUTA E’ STATA RINVIATA AL 15 APRILE) con stramobilitazione trasversale di gruppi e associazioni di donne calabresi, ma non è affatto escluso che anche stavolta si escogiti un modo per evitare il voto. Si tratta di recepire anche in Calabria la legge naz 20/2016 che ha già ispirato le normative di varie Regioni: la doppia preferenza impedirebbe ticket tra due uomini (salterebbe quello che tra i due ha raccolto il minor numero di preferenze) e consentirebbe invece l’elezione di un buon numero di donne.
“E’ un meccanismo che funziona” spiega Mariuccia Campolo, avvocata e coordinatrice del Centro antiviolenza di Paterno Calabro (Cs) “ed è stato adottato anche per eleggere gli organismi di svariati ordini professionali. Per esempio a Cosenza grazie alla doppia preferenza il consiglio dell’Ordine degli Avvocati vede 10 donne in consiglio su 21. Prima ce n’era una sola”.
Svariati parlamentari Pd si sono augurati che l’iter della legge si completi. Tra le molte prese di posizione anche l’appello delle sindache di Calabria (una decina su un totale di 458 comuni) che parla della “necessità di superare un gap che in Calabria persiste, e ora ci stiamo rendendo conto che alcuni vogliono ancora preservare, escludendo così la partecipazione della donna in politica nonostante la voglia di fare e l’impegno di esserci… Per tale ragione chiediamo fortemente al Consiglio Regionale di ritornare immediatamente sull’argomento, affinché già dalla prossima tornata elettorale si possa dire che anche la Regione Calabria ama le donne, le rispetta e le accetta prima di tutto in Consiglio Regionale”.
Tutte con le amiche calabresi, lunedì 15 APRILE!