Su un simile eroe trash-pop, su nonno Libero, già maestoso protagonista della migliore produzione cochon anni 70 e 80, roba del calibro “La liceale nella classe dei ripetenti” e “L’infermiera nella corsia dei militari”, perfino l’ex-premier Gentiloni si trattiene dall’esprimere riserve, vuoi mai che lo prendessero per una della casta (anzi, della chesta) servo delle élite.
Nuovo membro della Commissione Italiana dell’Unesco, organismo delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, Lino Banfi ha in mente come prima cosa di includere la natia Canosa di Puglia tra i luoghi patrimonio dell’umanità, con le sue “tombe etrusche, egizie” (?).
Del resto, accettando al volo l’incarico, l’82enne guitto pugliese precisa “basta con tutti questi plurilaureati, porterò il sorriso“, a quanto pare insieme a qualche imprecisione storico-artistica, e del resto siamo solo il Paese con il maggior numero di siti Unesco nel mondo.
La nomina di Lino Banfi, di cui il giovane Luigi Di Maio –con tattica elettoralistica da vecchio democristiano- si autoproclama il nipote prediletto, è l’amarissima ciliegina sulla coeva manovra del popolo che non spreca soldi in minchiate come i libri, la scuola, la ricerca e l’università, in un Paese che perde serenamente 10 mila docenti in 10 anni, che è agli ultimi posti in Europa nella spesa per l’istruzione universitaria, che mantiene assurdamente il numero chiuso in molte facoltà, meccanismo che contribuisce a levarti certi grilli per la testa tipo pensare di studiare. Un Paese che produce un numero di laureati di poco superiore solo a quello della Romania e dopo averli prodotti preferibilmente li esporta. Che non conferisce alcun valore al lavoro intellettuale, ritenuto irrilevante e preteso come gratuito.
Se un tempo le famiglie più umili guardavano alla scuola come al primo ascensore sociale e si scannavano per fare studiare il figlio talentuoso, oggi il mantra è “che studi a fare?”: la classe politica meno scolarizzata di sempre è lì a dimostrare che la scuola e la cultura ti fanno solo perdere tempo. Cerca semmai di farti eleggere, di andare in tv, di sposarti bene o di diventare un calciatore. Guarda Lino Banfi.
Se io fossi Banfi avrei ringraziato per l’onore concessomi ma poi avrei cortesemente declinato, chiedendo di riservare quel posto a un giovane studioso in archeologia -preferibilmente a una giovane: le donne italiane sono le più scolarizzate del mondo- o in qualche altra disciplina che abbia a che fare con i beni culturali. Una o uno che magari pur non essendo nata-o a Canosa sa che le tombe della sua magnifica necropoli ipogea non sono etrusche né tanto meno egizie (non risultano dominazioni egizie nell’alta Puglia).
Avrei colto l’occasione per mostrarmi, davvero onorevolmente, un vecchio generoso e consapevole. Per esempio avrei pensato, visto che i membri della Commissione Unesco non vengono retribuiti, di sostenere generosamente con una sinecura questa o questo giovane in modo da consentirgli di svolgere con serenità il proprio compito. Me ne sarei inventata qualcuna, insomma, per scambiare quell’onore posticcio con un onore vero.
Niente di tutto questo. Per sorridere, all’Unesco sorrideranno. Per la precisione rideranno. E noi qui, sempre più umiliate-i, nella nostra perenne attesa infelice.
Ho la sensazione che questo scherzetto Di Maio, il M5S e il governo gialloverde lo pagheranno caro.