Il governo francese ha annunciato dal 2018 l’apertura della procreazione medicalmente assistita (Pma) a tutte le donne, in coppia o single, eterosessuali o lesbiche. A giugno il Comitato nazionale per le questioni etiche (Ccne) si era pronunciato in questo senso, sostenendo che le Pma non possono essere riservate solo alle coppie eterosessuali con problemi di fertilita’.
Il comitato etico -e lo stesso presidente Macron- si era espresso invece contro l’utero in affitto o Gpa, che in Francia resta vietato.
Anche la Francia, quindi, come già la Germania e la Spagna, sceglie la strada di un diritto “dispari” che riconosce la differenza tra donne e uomini in fatto di procreazione, contro ogni appiattimento paritario e neutralizzante. Alle donne, single o in coppia, è garantito il sostegno delle tecnologie riproduttive, mentre gli uomini possono diventare padri esclusivamente quando c’è una donna che desidera diventare madre. La legge francese, in conformità con le direttive europee, non consente di aggirare questo desiderio ricorrendo a contratti di surrogazione e alla compravendita di figli.
La decisione apre uno scenario complesso:
allarga certamente il territorio dei diritti, ma cede anche alla lobby del colossale business delle tecnologie riproduttive, medicalizzando anche là dove non c’è alcuna patologia (come nel caso di una single perfettamente fertile che desideri diventare madre, ma non vuole che nella vita di suo figlio vi sia un padre). Nuovo mercato, con un grande potenziale di profitto.
D’altro canto questa nuova norma supera una disuguaglianza oggettiva tra una single con problemi di infertilità e una donna in coppia con un uomo che abbia gli stessi problemi.
Inoltre la norma “banalizza” e “normalizza” la maternità senza un padre, avventura umana che nel nostro mondo, per come è congegnato, non è semplice né per la madre né per la creatura. Anche se è vero che quella madre senza il padre può non essere sola, per esempio può avere al suo fianco una compagna, o alle spalle una famiglia che fa rete.
Ma sempre d’altro canto, nessuno può in alcun modo impedire a una donna di diventare madre –o di non diventarlo- se non con la coazione (vero che glielo si impedisce, per esempio, minacciando di licenziarla, o negandole qualsivoglia aiuto…). La maternità o non-maternità è e resta nella piena disponibilità di una donna, è oggetto della sua assoluta autodeterminazione.
Una maternità senza il padre può essere approvata o non approvata socialmente e/o eticamente, può essere giudicata una buona o una cattiva scelta, secondo i propri convincimenti e la propria coscienza.
Io per esempio mi limito a dire, a una donna che voglia intraprenderla: attenta alla tua fatica, se sei davvero sola, ma soprattutto attenta al figlio e alla figlia, che non è giusto impegnare in una relazione come quella tra la madre e il figlio/a senza l’intervento di un terzo (che può anche essere un’altra, o una figura parentale molto stretta, o un gruppo parentale costantemente presente) che entri a fare parte della vita del bambino/a. Nelle società matrifocali, dove i figli sono della madre e il padre biologico non svolge funzioni paterne –a volte è semplicemente un “amico” del bambino/a- , queste funzioni sono in genere affidate a un fratello o cugino della madre, e la rete familiare matrilineare è molto presente. E a quella donna direi anche: attenta alla questione delle origini, che il bambino/a porrà molto precocemente; attenta al suo diritto di avere ogni informazione a riguardo, e alle spiegazioni che dovrai dargli/le quando ti chiederà perché suo padre non l’hai voluto, perché quel padre da qualche parte c’è.
In ogni caso, ribadisco, e comunque la si pensi: la scelta di diventare –o non diventare- madre e di come diventarlo è della donna. Al netto del business delle Pma, la norma francese ne prende atto, come già è capitato in Spagna e in Germania.
Interessante, come dicevo, è la logica dispari, che riconosce l’asimmetria riproduttiva tra uomo e donna, al cuore della differenza sessuale, e dice sì alle donne e no agli uomini che non abbiano una donna al loro fianco che condivida il loro desiderio, invitandoli a riconoscere la differenza sessuale a loro volta e negando legittimità alla ricerca di scorciatoie nei contratti, nell’affitto di uteri, nell’acquisto di figli, nella cancellazione della madre, nel mercato sfruttatorio della surrogacy.
In parole semplici: se un uomo vuole un figlio lo chieda a una donna, e non pretenda, con i suoi soldi, di farla scomparire come madre.