Ieri alcuni amici pugliesi mi fanno notare con autentico dispiacere che a molte ore dalla strage dei treni l’ex-governatore Nichi Vendola non aveva ancora detto una sola parola. E sì, mi dicono, che abita a pochi chilometri da lì. Soprattutto, la responsabilità della sicurezza dei trasporti è delle Regioni: avendo Nichi governato la Puglia fino a un anno fa, forse sarebbe stato urgente sentire subito la sua voce (poi parlerà a Huffington Post in serata).

Chiariamo bene: non intendevo attribuire colpe a nessuno. Le responsabilità saranno accertate dalle indagini, e io attendo di sapere, come tutti e al più presto. Dico solo che aveva parlato Lino Banfi, avevano parlato i Negramaro, era scattato ovunque il cordoglio dei pugliesi, e il silenzio e l’assenza di Vendola risultavano fragorosi. Ancora più fragorosi se paragonati al fatto che nelle ultime settimane Vendola era ricomparso per parlare con dovizia di particolari della sua paternità surrogata. Due paginate su Repubblica, mezza pagina sul Corriere per raccontare l’’”incantesimo d’amore”, la commozione di zie e nonne, la Donatrice detta anche “zia… una bella ragazza di 26 anni”, e la Portatrice “con il bel faccione allegro…la nostra Grande Madre”. Il “pezzo di legno e due Geppetto”. La mela grattugiata e il proposito di mettere al mondo una sorellina. L’Italia un po’ provincialotta e incivile che resiste all’idea della surrogacy ma dove “tra una ventina di anni… si riderà di tutte queste resistenze”.

Il paragone tra quel profluvio di parole e l’inspiegabile silenzio sulla strage mi ha fatto molta impressione. Due parole poteva, doveva dirle subito. Scrivo un post su Facebook, amaramente sarcastico: “Un pensiero per Nichi, che -come fanno notare amici pugliesi- al momento tace sulla tragedia dei treni. A 10 km da casa sua. Starà grattugiando una mela”.

Si scatena l’inferno. Luca Paladini, leader dei Sentinelli, interpreta il post a modo tutto suo, e sposta l’attenzione sulla Gpa, che diventa l’epicentro del sisma: “Marina Terragni usa i morti del treno in Puglia per continuare la sua crociata contro Vendola e la pratica della GPA. Che schifo”. A me pare che sia lui a spostare l’attenzione sulla Gpa: il tema del post era tutt’altro. Era la scomparsa politica di un uomo che è stato per molti anni un importante leader della sinistra e ha avuto significativi incarichi istituzionali. Questione di punti di vista. Vorrei anche far osservare che la mia non è affatto una crociata ma una legittima pratica di resistenza, peraltro amplissimamente condivisa.

Ora, se stai sui social all’hate speech devi fare l’abitudine, ma ieri abbiamo raggiunto l’apoteosi: cagna, sciacalla, trovati un fidanzato, prendi le goccine, mettiti gli ovuli vaginali, stronza, merda, omofoba, sei Adinolfi, sei Salvini, tutto per fare pubblicità al tuo libro (?). Uno (tale Giacomo Leoni) a cui faccio notare che anche Arcilesbica è contro l’utero commerciale, come si è visto anche al Pride di Milano, mi risponde che purtroppo anche nel movimento Lgbt esistono i “cervelli piccoli” (insomma, le donne). Il top lo raggiunge tale Roberto Mancinelli che mi chiede se io “ho figliato gratis”, come se la maternità fosse necessariamente una pratica prostitutiva, da espletare in cambio di soldi.

La mia ironia non è stata colta da tutti (da molti, per fortuna, sì). Anime sensibili che risentono di un lieve sarcasmo, ma la separazione per contratto dei bambini dalla madre a quanto pare la tollerano benissimo. Perché qui i treni non c’entrano più. Qui si tratta del solito “diritto” di accesso a Gpa, dato per acquisito e rivendicato con molta forza, preferibilmente misogina. E’ su questo, che si è scatenato l’inferno. E anche, temo, in mancanza delle corrette informazioni: molti, troppi, continuano ipocritamente a negare che la surrogacy sia una pratica esclusivamente commerciale e continuano a propalare la palla insopportabile del “dono”. E in tanti restano convinti che la diffusissima resistenza all’utero in affitto sia un fatto antistorico (vi rottameremo tutte, mi ha scritto un baldo giovane qualche tempo fa) e italiota (“un giorno si riderà di tutte queste resistenze” dice Nichi). Ma a quanto pare la Storia, e per fortuna, va da un’altra parte.

La Gpa non è affatto un diritto e non è acquisito per nulla. Sono molto pochi i Paesi del mondo in cui è consentita. E’ assolutamente vietata in qualunque forma in Svezia, in Norvegia, in Danimarca, in Germania, in Francia, in Spagna, e non solo da noi. La Svezia (omofobica? bigotta?) ha recentemente ribadito il suo no dopo un’inchiesta governativa. Secondo il Parlamento europeo la surrogacy “compromette la dignità umana della donna dal momento che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce”. In Gran Bretagna, dove una forma vigilata di utero solidale è consentita, si ragiona di fare marcia indietro e cambiare la legge, visti gli abusi e il mercato nero che si è generato. In Oriente si cominciano a porre dei paletti allo sfruttamento orribile delle donne.

La cosa che mi è spiaciuta maggiormente è che dopo aver attivamente –e dal mio punto di vista, scorrettamente- contribuito allo scatenamento della canea, Luca Paladini ha rifiutato il confronto pubblico che gli ho proposto, nella forma, nei tempi e nei modi che lui riterrebbe utili. Io nella tana del lupo ci sono andata, al Pride Village di Padova ho portato i miei convincimenti e i miei argomenti, e sono sicura che sia servito. Con il senatore Sergio Lo Giudice, padre di un bambino nato da surrogacy, mi sono civilmente confrontata in più di un’occasione.

Il conflitto c’è, e va gestito. Perché il mercato c’è, e gestisce noi. Soprattutto gestisce le donne e i bambini. E’ bene che ci pensiamo un po’ tutti. Compresi i leader del movimento Lgbt. 

p.s.: aggiorno. Anche inferma di mente e maledetta avvoltoia.

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