Tante dicono: dai, meglio così. Meglio che i puttanieri vadano a urinare, defecare, che trascinino al guinzaglio, che prendano a botte dei pezzi inanimati di elastomero sagomato a forma di donna con grandi tette piuttosto che farlo con le donne vere. Perché, potendo, lo fanno con donne vere: nei bordelli tedeschi all you can fuck, per esempio, vergogna europea. Allegre gite aziendali o addio al celibato, gang bang con ragazze vittime di tratta in nove casi su dieci (è il magnifico modello tedesco). Liberi di dare sfogo alle più turpi e infami perversioni classificabili a quanto pare come naturale “sessualità” maschile: umiliare, maltrattare, violentare una donna.

E’ noto che tra i “pezzi” più richiesti c’è la donna incinta da vessare a piacimento. E così, nel suo incredibile articolo configurato come un publiredazionale –ovvero un pezzo-pubblicità, privo di ogni minima sfumatura critica- il giornalista di La Repubblica, dico La Repubblica, dà la lieta novella dell’imminente apertura a Torino del primo bordello italiano con bambole –ne esistono già in Francia, a Mosca, in Spagna- e specifica che c’è anche la bambola incinta.

Una casa d’appuntamenti, la prima in Italia, dove al posto di donne e uomini in carne e ossa ci sono bambole di alta qualità… Non si tratta di bambole gonfiabili, ma di manichini snodabili, e resistenti all’acqua, in elastomero termoplastico… Sul loro sito internet spiegano: “Vogliamo farvi godere della sessualità in un modo completamente diverso, in uno spazio lussuoso, assolutamente riservato e del tutto legale. Nella nostra location di Torino entrerete in un luogo confortevole, di buon gusto, dove riuscirete a realizzare tutte le vostre fantasie fin nei minimi dettagli… Qui si potrà venire da soli, con il partner o la partner, ma anche per una serata diversa con gli amici o una festa di addio al celibato o al nubilato – suggeriscono i proprietari – Per noi però è fondamentale garantire la privacy e l’igiene”. Una delle bambole simula una donna incinta: “Ci adattiamo completamente alle vostre esigenze per garantirvi intensi attimi di piacere con le migliori e i migliori Sexdolls del mondo, come non avreste mai potuto immaginare”.

La bambola incinta può diventare a piacere un orinatoio o un vomitatoio, la si può prendere a calci nel pancione, trascinare per i capelli, eventualmente strangolare, e così via, a piacere. Poi verrà disinfettata e consegnata al malato successivo.

Tutto perfettamente legale: la plastica non ha diritti. In Francia hanno provato a fermarli ma non c’è stato verso.

Quelle che pensano “meglio le bambole che le donne” hanno le loro ragioni, intendiamoci. Si tratta però di una resa senza condizioni di fronte a una sessualità maschile che si esprime come predatoria, perversa e violenta “per natura”, e che chiede un oggetto da usare in un femminicidio simbolico e non un soggetto con cui entrare in relazione. Più oggetto è e meglio è.

Sono le donne vere a dover somigliare a una bambola, e non viceversa. 

Le civiltà pre-patriarcali non così lontane, appena 5 o 6 mila anni fa, ci restituiscono innumerevoli testimonianze -statuette, graffiti- del culto della Madre, divinizzata e adorata con il suo ventre gravido e le sue mammelle nutrienti. Oggi alla madre –una donna incinta vera o in effigie di elastomero- si urina in faccia, la si insulta, la si violenta, la si trascina al guinzaglio in giro per il bordello.

Tutto si è compiuto.

La carta della misoginia giocata fino al suo grado estremo e celebrata dai media mainstream.

Un fatto che racconta molte cose. A me, che sono piena di fiducia, racconta la chiusura ignobile di un ciclo millenario, lo stato delle cose in un patriarcato che ha bisogno di rotolarsi nella propria immondizia per esorcizzare la sua fine imminente e necessaria.

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 QUI una petizione internazionale che vi invito a sottoscrivere

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