Leggo sul Foglio di oggi le dichiarazioni di Eleanor Smith ( definita “militante lesbica, atea,e di sinistra”, il massimo del radicalismo, quindi) a proposito della sonda staccata a Terri Schiavo, l’Eluana americana: “A questo punto vorrei un militante cristiano di destra a decidere del mio destino, non un militante dei diritti civili“.
Io non vorrei né l’uno né l’altro. Vorrei la mamma (si invoca sempre, in certi momenti: qualcosa vorrà pur dire), che possa sbrigare la faccenda come meglio ritiene. O, non potendo avere lei, qualcuno che mi ami di un amore di qualità simile, alimentato e illuminato dal senso dell’origine. Lasciateci sole, e occupatevi d’altro, per piacere. Vorrei che capitasse in un mondo più femminile di quello in cui viviamo: mi fido di come le donne sistemano queste faccende, tenendole ben lontane dall’astrazione della legge e dai riflettori del dibattito pubblico. Ma certo, non potendo avere il meglio, allora sì: come Smith, a un fanatico dei codici preferirei un’oltranzista religioso, che almeno dà una possibilità all’altrove, fuori dall’angustia del diritto umano.
Comincia ufficialmente in queste ore l’agonia di Eluana Englaro, e ne usciremo tutti quanti bastonati. E io resto, fermamente, tra quelli orripilati dal fatto che tutto sia stato deciso in un tribunale, il posto dove si pronunciano le sentenze di morte, simbolo ineguagliabile della nostra imperfezione.