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Donne e Uomini, media, tv Marzo 9, 2011

CHE COSA CI COMBINI, MICHELLE?

Lo pseudo-Grillo di Striscia la notizia ieri sera ha mandato affanc…o le giornaliste italiane, accusandole di ignavia e complicità nella strumentalizzazione del corpo femminile a scopo mercantile sui loro giornali. Il tutto -effetto surreale- mentre le veline, al solito (in verità un po’ più vestite del solito) sballonzolavano ai lati della scrivania. Tra le giornaliste mandate affanc…o ci sono anch’io, che a Striscia dico questo.

Hanno ragione a dire che l’uso mercificato del corpo femminile non è un’esclusiva della tv. L’ho detto e scritto anch’io. E tuttavia:

a) non avrebbero dovuto dirlo realizzando un apocrifo del docufilm Il corpo delle donne di Lorella Zanardo, usando il suo volto, i suoi testi e il suo stesso titolo- perché questo ha confuso molte e molti, e appare distruttivo nei confronti del faticoso lavoro di Lorella, riconosciuto ieri nel suo valore anche dal Presidente della Repubblica Napolitano.

b) non avrebbero dovuto negare il fatto che il fenomeno, benché non solo televisivo, è soprattutto televisivo, a cascata dalle reti Mediaset al servizio pubblico. E’ la tv la maggiore responsabile di questa porcheria. Un’altra importante differenza è questa: che la carta stampata, bene o male, è riuscita a garantire una rappresentazione un po’ più articolata e complessa del mondo femminile, mentre la tv (c’è anche un rapporto Censis a riguardo) ha sostanzialmente occultato questa complessità.

c) benché attualmente le veline appaiano un po’ più coperte del solito, e fatta assolutamente salva la libertà di queste ragazze, se la neo-parola “velinismo” ormai circola in tutto il mondo, una ragione deve pure esserci. Striscia quindi ha costituito un’avanguardia nell’esibizione del corpo femminile a scopo di audience, e questo dovrebbe essere pacificamente riconosciuto prima di parlare degli altri media.

Che poi Michelle Hunzicker, che pure ha personalmente conosciuto la brutalità maschile -è stata a lungo vittima di molestie- e presta il suo bel volto e il suo impegno alla lotta contro lo stalking, si sia prestata a questa spiacevole operazione, è la cosa che rammarica di più, e che la renderà piuttosto impopolare tra le donne, a cominciare da noi giornaliste. Quando il suo collega ci ha mandate affanc…o, lei avrebbe dovuto esprimere chiaramente il suo disappunto. Non vi è critica più efficace di quella che prende avvio da un’autocritica. E non si può accettare di fare qualunque cosa in forza di un buon cachet. Speriamo che ci pensi. E’ anche mamma di una ragazzina…

Donne e Uomini, Politica, tv Febbraio 14, 2011

TROPPO FACILE, SILVIO

Le donne sanno quanta considerazione ho per loro. Nei loro confronti mi sono sempre comportato con grande attenzione e con grande rispetto, nelle mie aziende e nel governo. Sono davvero convinto cha abbiano una marcia in piu’. Le donne sono sempre state piu’ brave a scuola sono piu’ intelligenti e piu’ preparate, piu’ responsabili e arrivano alla soluzione dei problemi senza tanti ghirigori. Ho sempre cercato e cerco sempre di fare in modo che ogni donna si senta speciale“.

Lo ha detto il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi intervenendo a Mattino Cinque. Berlusconi, commentando la manifestazione di ieri ha detto che “La Procura di Milano e i media hanno calpestato la dignita’ delle mie ospiti esponendole al pubblico ludibrio senza alcuna ragione e alcun riguardo calpestandone la dignità. E’ davvero una grande vergogna”. Riferendosi poi alla manifestazione delle donne di ieri, Berlusconi ha detto: “Mi e’ sembrato un pretesto per sostenere il teorema giudiziario. Ho visto la consueta mobilitazione faziosa da parte della sinistra che non riesce a vincere”.

Ora, io pretenderei da parte del Presidente del Consiglio un pensiero più complesso di fronte al fatto che oltre un milione di cittadine si sono mobilitate per dire che non si sentono affatto rappresentate da lui. Che dimostri la sua considerazione anche nei loro riguardi.non può pensare di cavarsela con una battuta a Mattino Cinque. Troppo facile, Silvio. Personalmente, pur senza crederci troppo, avevo sperato che l’obiettivo fosse la politica machista nel suo complesso, e non solo le intemperanze del Premier. Ma dopo una giornata come quella di ieri, Berlusconi

P.S. Mi piacerebbe molto, ma davvero molto, parlarci a quattr’occhi.

Donne e Uomini, Politica, tv Febbraio 9, 2011

FUORI DALLA CAMERA, CHE DOBBIAMO FARE ORDINE

Mettetevi nei panni di una donna: che lavora, fa marciare casa e famiglia, va in banca, dal dottore e dal commercialista. La solita fantastica vita d’inferno. E va anche a teatro, al cinema, in libreria, alle mostre, ai dibattiti. Fa politica, la politica vera, la politica prima, quella che viene liquidata come “volontariato” o “cura”. E ama, ovviamente, l’amore è sempre in cima ai suoi pensieri: in qualche modo dovrà tenersi su. E lotta contro un’organizzazione del lavoro assurda, contro il disordine, la sporcizia e gli sprechi, le sue magnifiche ossessioni. Sempre avanti, anche se in salita: la femminilizzazione del mondo è irresistibile. Altro che silenzio: un chiasso del diavolo.

Ma di questa donna e di quelle come lei (praticamente tutte), nella rappresentazione pubblica non c’è traccia. Da anni. La tv degli uomini, i media degli uomini –sono sempre loro a decidere, anche quando il target è femminile-, sembrano il paradiso dell’Islam, pullulante di huri decerebrate. Le donne vanno avanti, ma lì si torna indietro, come in un sogno consolatorio. Ma tu hai troppo da fare, e la cosa migliore è fingere di non vedere, come quando tuo marito ti tradisce e tu tieni duro, sperando che passi.

Però intanto non puoi non notare tante brave telegiornaliste che vanno soggette a una mutazione progressiva, sempre più simili al Modello Unico Televisivo. Che la gnocca di contorno è d’obbligo anche nelle trasmissioni dei paladini della libertà –tutti bruttini- a compensare la signora ospite intelligente ma unappealing. Perfino “L’Unità” sceglie la parte per il tutto, un tonico lato B firmato Oliviero Toscani, un paradossale lancio per la direzione-Concita: la furia delle blogger si scatena. E l’11 dicembre a Roma, nella Piazza San Giovanni che fu di Berlinguer e di Nilde Jotti, il Pd affida la conduzione del suo No-B Day a Martina Panagia, già Seno Alto Cadey e numero due a miss Padania: una che a quanto pare non si fa problemi di schieramento.

Poi un bel giorno a Milano la volante Monforte-bis carica una scellerata ragazzina detta Ruby, e tutto il venefico preparato ti precipita addosso. Non puoi più fingere di non vedere, la spesa falla il venerdì perché sabato devi scendere in piazza a dare prova della tua dignità, fatta coincidere con il fatto di non prostituirti come quelle dannate “olgettine tr..e”. Tante vogliono vedere rotolare la testa corvina di Nicole Minetti. Un grandissimo disordine simbolico che non sarà facile districare.

Non sono santa né puttana, e non so cosa mettermi. Secondo Irene Tinagli, eventuale leader del Nuovo Polo, “chi si presenta in autoreggente lo fa non solo perché gli uomini la vogliono così, ma anche perché é insicura”. E girano online consigli per un look dignitoso: mai pendant alle orecchie, troppo allusivi. “Ho come l’impressione che molte che vanno in piazza in questi giorni guardino il dito, e non la luna”, nota graziosamente Pia Covre, leader del movimento per i diritti civili delle prostitute, interpellata dal settimanale “Gli Altri”.

Le promotrici della manifestazione del 13 febbraio sentono a questo punto di dover precisare che “a motivarci non è un giudizio morale su altre donne, ma il desiderio di prendere parola pubblica per dire la nostra forza”. E chiamano anche gli uomini a esprimere il loro rifiuto del modello sessista. Modello che, intendiamoci, è sempre quello degli altri. Non abbiamo ancora avuto la fortuna di sentire un uomo interrogarsi in prima persona e pubblicamente sulla propria sessualità, su quel tenace intrico sesso-potere-denaro, sul fatto di usare il corpo di altre –e altri- come merce, dando la prostituzione per scontata come un fatto di natura.

Tutti femministi. Fanno bene a cavalcare la tigre, intendiamoci, che è una tigre davvero, ed è pure un bel business. Ma avverte Pia Covre, che di maschi se ne intende: “In questo momento fa comodo usare le donne per battere Berlusconi. C’è quindi una strumentalizzazione”. Detto da una che pure Berlusconi non lo ama affatto.

Domanda delle 100 pistole: qual è l’obiettivo? La testa del premier? O, più in generale, il machismo della nostra politica? Che cosa chiede la piazza? Non c’è protagonismo politico, in mancanza di chiarezza.

La filosofa Luisa Muraro fa notare che in questo neofemminismo maschile “c’è un pericolo, quello della idealizzazione: un altro passo e si finisce nella misoginia, perché le donne reali non corrispondono agli ideali di nessuno”. Ce n’è anche un altro, di pericolo: che mentre noi stiamo lì con sciarpa bianca a difendere la nostra dignità, le decisioni politiche continuino indisturbati a prenderle loro. La manifestazione del 13 dovrebbe servire a dire che tutto questo non sarebbe capitato, se a decidere ci fossero state anche le donne. E invece non c’erano, e continuano a non esserci, e quelle poche che ci sono non vengono ascoltate. Dovrebbe chiedere che la scadente politica maschile si apra finalmente alla società e alla politica femminile, che assuma con decisione il doppio sguardo.

Fuori dalla Camera, che dobbiamo fare ordine”: lo slogan, femminilissimo, potrebbe essere questo. E fuori dai partiti, dalla tv, dai media, dai consigli di amministrazione, perché se siamo arrivate a questo punto è perché lì continuano a esserci solo maschi.

Il tempo (kairòs) è questo. Il tempo del genio femminile, per dirla con papa Wojtila, il tempo della saggezza, che per la tradizione ebraica è il volto femminile di Dio. Lo dicono i preti, lo dicono i rabbini. Lo dice anche il mio ortolano, per niente femminista, marito di una brava ragazza che manda avanti magnificamente casa e bottega. E sarebbe contento di avere tante brave ragazze anche lì, dove si decide per conto di tutti. Anche una premier, perché no? che costituirebbe l’esito naturale di questa assurda storia italiana.

Sono tutti pronti. Anche noi siamo pronte. Ma i politici, femministi compresi, loro no.

(pubblicato oggi sul Corriere della Sera).

Donne e Uomini, Politica, tv Dicembre 13, 2010

AL PD PIACCIONO LE GNOCCHE

martina panagia, ex miss padania, il volto femminile del nuovo Pd


Mi scrive sul suo blog Lorella Zanardo http://www.ilcorpodelledonne.net/?p=4508

Cara Marina, il post indirizzato a Bersani in cui chiedevi perchè non far posto a Rosy Bindi, l’abbiamo tutte apprezzato. Non so se il segretario ti abbia risposto, provo io ad azzardare una risposta .

Al PD piacciono le gnocche, Rosy non è al livello di Martina Panagia, ex Miss Padania, a cui il PD ha affidato la conduzione della grande manifestazione di protesta di sabato 11 dicembre a Roma. Io se fossi un elettore del PD mi arrabbierei per essere ritenuto dal partito, esattamente come si comporta il PDL con i suoi elettori, deficiente, uno che a forza di tette e culi, si spera di convincere a votare PD. Ma le donne del PD non hanno niente da dire? Non c’era nessuna donna del PD competente e in grado di presentare professionalmente il comizio, ma mi verrebbe da dire per i modi di conduzione, la trasmissione tv?

Cara Lorella, quando si dice che il berlusconismo non finirà con Berlusconi (domani è il B-Day) si dice precisamente questo. Si parla di un’egemonia culturale, diciamo così. Immagino la riunione in cui si è deciso: “Ma il format? Ce l’abbiamo il format?”.”E poi a chi facciamo presentare?”. “A una donna…?”. “Ok, ma a chi? A Rosy, a Livia? Ad Anna?”. “Ma nooo, cazzo. Qui ci vuole una gnocca!“. Eccetera (lo dicono spesso, mi è stato riferito da fonti certissime: abbiamo troppe poche gnocche). E del resto, che cosa ne dici delle gnocchine di Santoro, e della decorativa bionda nordica muta di Fabio Fazio? Ma tu lo sai che una donna non bellissima ti fa crollare l’audience? -magari non quella femminile, magari non quella di chi decide l’80 per cento degli acquisti, ma che cosa vuoi farci, se sono imbecilli?-. Tu lo sai che se a un gruppo di autori tv proponi come ospite una donna di grande valore, la prima cosa che ti chiedono è: “Ma è un po’ gnocca?”. E ti sto parlando di trasmissioni de sinistra, de strasinistra! Ma perché non cambi il nome del tuo blog in Il corpo delle gnocche? Sai quanti contatti in più?

Si dovrebbe essere nette, io credo. Si dovrebbe dire: se il vostro modello è questo, poiché non è il mio, arrivederci. E chi vi vota? Andate pure in malora. Farete a meno dei voti di metà dell’elettorato, che problema c’è. Ma temo non abbiano neanche bisogno delle nostre maledizioni. Fanno tutto da soli.

Ti abbraccio, bellissima amica.

sarei abbastanza gnocca per iscrivermi al Pd? Che poi non si vede il resto: ho delle gran belle gambe!

Donne e Uomini, Politica, tv Novembre 7, 2010

STAVOLTA SCRIVO A GAD


Ciao Gad, come stai?

Ti scrivo qui perché nel tuo blog mi perderei in mezzo ai moltissimi commenti, e così invece magari ti raggiungo. Stiamo condividendo alla distanza una stagione politica molto bella, e chi non vive a Milano come noi forse non può rendersene conto del tutto. Non sentivo Milano così viva da molti anni, e in grande parte dobbiamo ringraziare per questo le decine di migliaia di “stranieri” di prima e seconda generazione (io ho una passione speciale per quelli di seconda, ragazzini di tutti i colori che parlano uno stupendo milanese) che ci iniettano la loro energia e la forza del loro desiderio (forse un po’ troppo aglio, ma pazienza).

Sta cominciando l’ultima settimana di queste primarie, tu stai piuttosto clamorosamente con Giuliano Pisapia, e io un po’ più silenziosamente con Stefano Boeri. Tu ritieni che Pisapia abbia maggiori chance di battere il centrodestra milanese, io sono convinta del contrario, e trovo anche molto “vecchio” il suo approccio alle cose. Con Nichi fa davvero una strana coppia, sono convinta che  non prevalesse la logica un po’ perversa e maschile degli schieramenti, e se le faccende nazionali non interferissero così pesantemente con la partita di Milano, l’alleanza naturale sarebbe tra Vendola e Boeri. Pazienza.

Io voglio parlarti d’altro, però: tu sei uno fra quei pochissimi uomini che hanno assunto il problema della nostra democrazia dimezzata, della forbice spalancata tra una società molto femminile -a Milano, in particolare- e una politica malata di maschilismo. Sei un paladino -lo dico senza ironia- della dignità femminile calpestata. Hai molto sostenuto l’amica Lorella Zanardo nel suo importante lavoro sul Corpo delle donne. Scrivi di queste faccende su Repubblica e su Vanity, ne parli all’Infedele. Sei addirittura iscritto, se non sbaglio, all’associazione Pari o Dispare (c’è anche Emma Bonino, lì, che pure lei tace). Sei anche stato un Bindiano di ferro -ora voglio vedere che cosa farai alle primarie nazionali-.

Ora, la mia domanda è questa: Stefano Boeri ha presentato un magnifico programma per le donne, Giuliano Pisapia parla fumosamente di “bilancio di genere”. Boeri si espone in un netto 50/50 a ogni livello, dalle liste alla giunta alle municipalizzate, e vuole una cosindaca accanto a sé. Parla di rivoluzione nell’organizzazione del lavoro. Di tutela per le precarie. Di maternità. Di violenza come “questione maschile”. Vuole candidare Milano per la prossima Conferenza Onu sulla Donna, nel 2015, in abbinamento a Expo. Non credo che tu non lo sappia, ma potrebbe anche essere, visto l‘omertoso silenzio di tutti gli organi di informazione a riguardo, a parte noi povere disgraziate blogger. Ti informo anche che questo documento è già stato messo in rete, condiviso e assunto da molte donne italiane, piddine e non, rappresentanti del femminismo, delle istituzioni, della società civile. Puoi vederlo qualche post qui sotto, integralmente, insieme agli altri programmi.

Ma il silenzio dell’informazione tradizionale è raggelante. E anche tu ne taci. Possibile che anche per te le ragioni di schieramento prevalgano sulla sostanza di questa cosa? E’ su questo che ti interpello personalmente. Il candidato non si sceglie sulla base dei suoi programmi? Io faccio così. E anche la grande parte delle donne, per fortuna,

Perché quando si passa dalle parole ai fatti -fatti veri, questi, non lo negherai- tutto questo interesse per le donne svanisce? Non credi anche tu che il momento sia questo – e per le politiche fra qualche mese- e che le nostre istituzioni debbano riempirsi da subito delle capacità e del merito delle donne? Spero che tu voglia rispondermi.

Un abbraccio sincero, anche a Umberta              Marina

TEMPI MODERNI, tv Ottobre 26, 2010

LA DROGA SARAH

Sarah Scazzi probabilmente è una delle parole più cliccate in Italia nelle ultime settimane, insieme ad Avetrana, Sabrina, ecc. Una specie di droga di cui non si fa più a meno. Sabrina ride, Misseri ritratta, la madre, la zia, il plastico della villetta, il garage, i pellegrinaggi in pullman da tutto il sud. Due cose:

a) come ho detto in via paradossale in un’intervista al Riformista, non si dovrebbero fare profitti con questa storia. Niente consigli per gli acquisti, se decidi di darci dentro ancora e ancora con una vicenda da audience garantita, costruita sul cadavere lasciato a mollo di una ragazzina di 15 anni.

b) la storia dei gitanti ad Avetrana è spaventosa. E del resto, a pensarci bene: sei lì, in Puglia, in Lucania, in Calabria, a un tiro di schioppo dall’epicentro del Fatto dei Fatti, hai la possibilità di essere anche tu protagonista di qualcosa di grosso, larger than life, di poter raccontare in prima persona -“il buco era così e così”, “il portellone del garage è dipinto di verde, io l’ho visto”, e così via-. Visita guidata e poi panino in piazza, la televisione ti ha definitivamente spanato le sinapsi.

Non per giustificare: perché poi la responsabilità individuale non può essere sostituita da nulla. Guai se recediamo su questo.

TEMPI MODERNI, tv Ottobre 15, 2010

ESSERE SABRINA IN TV

Non mi capita spesso di essere d’accordo con Walter Veltroni. Ma l’ho sentito ieri sera a Porta a Porta definire “barbara” la sovraesposizione mediatica di cugine, fratello e parenti vari di Sarah Scazzi, e non ho potuto che concordare.

Prima di raggiungere sua madre al paese il fratello di Sarah è passato da Roma in tv. Sabrina, cugina della ragazza e figlia del presunto assassino, la si vede in tv più spesso di Maria De Filippi. Si ha la sensazione che “essere in tv” per molti in questa famiglia sia la vera cosa che sta capitando, e non invece il fatto che quella ragazzina è morta, che è morta assassinata dallo zio, che il suo cadavere è stato violentato prima di essere gettato in una cisterna. Il fatto di essere finalmente protagonisti della scena televisiva -lo dico pasolinianamente, o warholianamente-, l’unica vera scena in cui si è vivi e si è qualcuno, in definitiva in cui si è, diventa più forte di tutto il resto, perfino della vergogna, dell’orrore, del dolore. Cinque minuti di celebrità, magari nella speranza che diventino dieci, cento, un milione: ci sarà pur sempre un reality in cui continuare a vivere questa vita più vera del vero, larger than life.

Perciò fa abbastanza ridere -ammesso che si possa ridere- e anzi è la controprova di quanto vado dicendo il fatto che la giovane Sabrina sia stata portata via incappucciata dai carabinieri per raggiungere la Procura di Taranto, dove sarà ascoltata come persona informata dei fatti. Incappucciata nella vita, a viso scoperto in tv.

Donne e Uomini, Politica, tv Ottobre 5, 2010

LEI NON HA PAURA

Io Rosy Bindi la vedo bella. Ha un volto chiaro, che negli anni si è addolcito, illuminato di intelligenza, lampi arguti e ironici negli occhi, lo sguardo diritto di chi è signora delle circostanze. Le battute camionistiche sul suo appeal non raccontano di lei, ma della miseria e della paura e del camionismo di chi le fa. Credo che il nostro premier abbia paura di Rosy Bindi perché la sua libertà non dipende dagli uomini.

La “bruttezza” di Rosy non sta nei suoi tratti, ma nel fatto di non chiedere agli uomini, di mostrare il suo non-bisogno di loro, di non cercare in alcun modo di compiacerli e di ingraziarseli. E questo indebolisce un uomo, in particolare un uomo che viceversa sulla seduzione basa la gran parte dei suoi traffici umani, professionali e anche “politici”, chiamiamoli così. Al punto da non poter sopportare il proprio decadimento fisico, e di umiliare se stesso con accorgimenti estetici da avanspettacolo. Il premier non sopporta Rosy Bindi -o meglio, ne è attratto, come da un gorgo irresistibile– perché è una donna che minaccia la sua virilità, che eccita i suoi fantasmi di castrazione, che titilla il suo fondo masochistico e passivo.

A me piace Rosy Bindi perché se ne strasbatte e anzi espone anche di più la sua faccia serena in tv. Perché questo dà una lezione a tutte, ed è una lezione politica. Perché esorcizza la nostra paura di essere rifiutate per una ruga, un’occhiaia, un chilo in più, un seno non svettante. Perché adotta una postura magistrale. Perché non si lascia indebolire, e anzi è empowering, dà forza. Perché non permette a nessuno di dettarle tempi e canoni. Perché è intoccata dall’umiliazione.

E’ quello che dico sempre alle amiche tentate dal vittimismo e dalla recriminazione contro chi ci umilia e ci offende, a cominciare dal nostro premier, dalle sue tv e dal suo partito: è un problema del sex offender, non nostro. L’ignominia a cui assistiamo parla della sua mediocrità, della sua debolezza, della sua malattia, non di noi.

Impariamo da Rosy.

esperienze, tv Luglio 21, 2010

QUELLA COSA CHE NON CI HA DETTO

mauro-marin-grande-fratello-10

«Schizofrenia affettiva con disturbo bipolare, che comporta sbalzi d’umore che portano a picchi maniacali in stati di agitazione e supereuforia alternati a continui cali depressivi». E’ la diagnosi fatta dal primario dell’ospedale di Montebelluna dopo aver visitato Mauro Marin, il vincitore del Grande Fratello 10. Dopo quella visita, diversi anni fa, il giovane subì un Tso (Trattamento sanitario obbligatorio), e trascorse gli anni a seguire alternando periodi di degenza in ospedale psichiatrico e sprazzi di libertà, quindi nuove ricadute e altri ricoveri.

Marin ha parlato di come ha affrontato e vinto questa sfida in un libro, C’è una cosa che non vi ho detto, e Chi, nel numero in edicola mercoledì 21 luglio, pubblica in anteprima brani in cui il giovane racconta il suo inferno, tra camicie di forza e letti di contenzione: «Ammetto che la camicia di forza non mi è mai piaciuta. Ricordo che quando mi legavano nel letto di contenzione, non sentivo più il sangue che circolava nelle vene». Lo shock degli psicofarmaci: «I farmaci per un lungo periodo mi hanno ucciso. La mia motricità era rallentata». E la noia, un mostro anche più pericoloso da affrontare, perché lasciava trasparire momenti di disperazione assoluta: «In manicomio, anzi nella struttura, perché è così che si chiama, le giornate sono uguali. Ho pensato spesso e volentieri: mi sarei potuto lanciare dal terzo piano o buttarmi sotto un treno». Poi la partecipazione al «Grande Fratello 10», la svolta della sua vita, e il coronamento di una completa guarigione (ma si guarisce, da un disturbo come questo? si può stare senza farmaci?).

«Come tutti sanno, la produzione di Gf sottopone tutti i concorrenti di Grande Fratello, prima di entrare nella Casa, a una serie di provini, visite mediche e incontri con psicologi, avvalendosi della consulenza di professionisti del settore. Tutto questo per valutare la loro idoneità a partecipare al programma», sottolinea Endemol Italia, aggiungendo: «Solo se i ragazzi superano tutti questi controlli, hanno la possibilità di prendere parte al reality». «Così – conclude la Endemol – è stato anche per Mauro Marin: il suo percorso, tra provini, visite e test, è stato uguale a quello di tutti gli altri concorrenti e, alla fine, come loro, è risultato idoneo». E Carlo Alberto Cavallo, psicologo del Grande Fratello, dal canto suo spiega: «Mi è stato chiesto, come sempre da dieci anni, di giudicare se un concorrente può partecipare al gioco del Grande Fratello e alle sue pressioni. Ho detto di sì».

Commento di Aldo Grasso, critico tv del Corriere ”Capisco che chi deve fare i casting scelga persone anormali per dar vita a certe dinamiche; ma trovo gravissima la vicenda. Sono stupito”. Alessandra Comazzi della Stampa, invece, si è espressa in difesa della produzione: ”Chi siamo noi per dire che ha sbagliato? Chi siamo noi per impedire a un ragazzo di godere di un’occasione?”.

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