Scrive oggi sul Corriere Maria Teresa Meli che “renziani, giovani turchi -sebbene non tutti- e altri esponenti del Pd stanno pensando a una candidatura al Quirinale alternativa: quella della presidente della Camera Laura Boldrini. E’ una mossa azzardata che costringerebbe Sel ad assecondare l’operazione e metterebbe in imbarazzo i grillini. Quanti di loro, a scrutinio segreto, voterebbero per Boldrini?“.
A giudicare dal successo riscosso negli svariati sondaggi online da Emma Bonino, il nome femminile che ricorre più spesso per il Colle -anche perchè la campagna per Emma presidente ormai dura almeno dal 1999, a più riprese- agli italiani l’idea di una “presidenta” sta piacendo molto.
Ma se è vero che sul nome di Bonino potrebbero convergere anche i voti del Pdl –Emma e Berlusconi hanno già “collaborato” nel corso della lunghissima storia parlamentare dell’esponente radicale -, Boldrini rappresenterebbe la vera innovazione, per il suo linguaggio e per il suo stile da assoluta ousider della politica, e per un profilo “materno” che piace molto, in particolare alle donne e ai giovani, e che la super-emancipata Emma non ha mai avuto.
Nonostante le sue battaglie per i diritti delle donne, Emma non ha mai scelto di mettere in gioco la sua differenza femminile: si è sempre presentata come “l’uomo giusto”. Si è lamentata per l’assenza di donne tra i saggi di Napolitano, ma ama farsi sostenere da testimonial maschi -solo maschi- che forse, ai suoi occhi, significano un suo “di più” rispetto alle altre. E’ nemica acerrima delle quote, tanto che, con grande dispiacere di Lella Golfo, votò contro la sua importantissima legge sulle quote nei cda, legge che ha contribuito alla tardiva femminilizzazione delle nostre istituzioni rappresentative.
In comune, tra Laura ed Emma, un forte impegno per i diritti civili e un profilo internazionale.
Io sono per Laura.