da uno scambio con Sandra Bonfiglioli   (scroll down for English version)

  • Non si può più tenere nascosta la verità
  • La verità sotto gli occhi di tutti è che troppi uomini stolti governano il mondo e la vita è diventata invivibile
  • Il mondo è la nostra casa e non può più essere lasciato nelle loro mani
  • Il mondo è il piccolo luogo che abitiamo in dialogo e in risonanza con ogni altro luogo (pensare globalmente, agire localmente)
  • Il mercato congegnato per il profitto di pochissimi non può usurpare il nome di economia
  • Economia è nutrire, curare e salvare i corpi viventi e il mondo che abitano
  • Guadagnare è giusto e umano. Ciò che va guadagnato sono spazi, tempi e maggiori opportunità per la vita
  • Per guadagnare servono autorità e cura. Autorità e cura sono la stessa cosa.
  • Esercitare autorità/cura è sapere ascoltare i bisogni del mondo, è provare tenerezza per il mondo e chi lo abita, “essere all’altezza di un universo senza risposte”*
  • Da sempre le donne sono le più capaci di farlo. Anche su questo si deve dire la verità: (“ci costringono a rivendicare l’evidenza di un fatto naturale”*)
  • Contro la deriva transumanista va ritrovata la radice femminile del mondo
  • Il “soggetto” economico e politico è la relazione. L’individuo è un’invenzione
  • La relazione tra la madre con la bambina e il bambino è fondamento di civiltà
  • La città è lo spazio delle relazioni e il luogo della politica
  • Ciò che nella città è buono per le madri e i-le bambini-e è buono per tutte e tutti
  • Ognuna-o viene al mondo con la sua dote inviolabile di spazio-tempo, e deve poter decidere quanto cederne in cambio dei mezzi per sopravvivere
  • Lavorare meno, lavorare tutte e tutti
  • Il dominio è solo una trovata recente e nefasta. Non serve il dominio per regolare la convivenza umana
  • Il dominio con tutte le sue funzioni- sfruttamento, violenza, stupro, velocità, competizione, guerra, profitto illimitato, controllo dei corpi- è un’imposizione dei figli ribelli
  • La civiltà messa in piedi dai figli ribelli è incivile e sta crollando. Altre figlie e figli oggi chiedono il cambio di civiltà
  • La dismisura maschile sta distruggendo il mondo
  • La catastrofe naturale è il modo con cui il mondo cerca di guarirsi dai mali causati da questa dismisura
  • Non può guarire il mondo chi lo fa ammalare
  • Il mondo chiede che si sgomberino spazi, si rallentino i ritmi e si faccia silenzio
  • Va chiesto perdono agli altri viventi perché ci possano riaccogliere

* Carla Lonzi, Carla Accardi, Elvira Banotti, Manifesto di Rivolta Femminile, Roma, luglio 1970

 

                  E’ IL TEMPO DEL RACCOLTO, ABBIAMO SEMINATO A SUFFICIENZA

Donne di tutto il mondo sono impegnate a ridiscutere la ripartenza post-Covid-19, la nuova normalità, la nuova economia e la nuova politica. La centralità della cura è invariabilmente il baricentro di queste riflessioni.

Un esempio per tutti il “piano di ripartenza femminista alle Hawaii” elaborato dalla Commission on Status of Women of Hawaii’s State.

Prendiamo parte alla discussione con questi primi appunti per un Manifesto sulla Città, che tiene al centro come decisive la questione dello spazio-tempo, dotazione di ognuna e ognuno che nasce, e l’idea di città come luogo della politica.

Li offriamo come spunti di pratiche trasformative della vita quotidiana e della politica.

 

                                                         IDEE PER UNA CITTA’ NUOVA

La città è un organismo complicato che nasce per mettere ordine nel caos del mondo.

La città com’è configurata oggi è un monumento all’ordine simbolico patriarcale.

La città è il luogo della politica.

Cambiare la città è cambiare la civiltà.

Covid-19 ha costretto milioni di abitanti in tutto il mondo alla stessa esperienza di autoreclusione, da soli o con i familiari stretti. La lunga sospensione delle pratiche quotidiane dell’abitare la città ha svelato la fisica dell’ambiente in cui viviamo.

Tutte e tutti abbiamo potuto vedere in che modo i luoghi sono stati edificati; quanto sono larghe le strade in funzione del distanziamento sociale; se negozi, servizi, medico di base sono davvero raggiungibili a piedi; quanto spazio libero e quanta aria respirabile abbiamo a disposizione.

Tutte e tutti abbiamo osservato i tempi incredibilmente rapidi in cui la natura violata e le altre specie viventi –come angeli messaggeri- hanno riguadagnato spazio.

Abbiamo creduto a ciò che il nostro corpo e la nostra mente hanno percepito perché stavolta l’abbiamo vissuto.

Abbiamo capito che serve una città nuova.

Sindache e sindaci stanno cambiando viabilità e trasporti nello spazio di una notte.

In tutta Europa si ragiona di economia verde, di riforestazioni urbane, di mobilità sostenibile, di smartworking, di tempi di vita più umani (valga per tutti l’articolato programma della sindaca di Parigi Anne Hidalgo):

Si tratta di un’accelerazione riformista: cambiamenti che attendevano di essere realizzati e che arrivano frettolosamente a destinazione.

Non è una grande cosa. Non è la città nuova di cui c’è bisogno.

Già da tempo, almeno parzialmente, sono state intraprese azioni di cambiamento e “buone pratiche”: rilevazioni della qualità dell’aria; aumento delle superfici permeabili all’acqua piovana; raccolta e smaltimento differenziato dei rifiuti; aumento del verde pubblico e difesa dell’agricoltura limitrofa; avvio di investimenti per una produzione energetica “verde” e locale.

Queste buone pratiche non stanno cambiando il paradigma.

Al centro della città nuova e del cambio di civiltà c’è l’idea dello spazio-tempo come dote naturale del corpo inviolabile di chi nasce. Ciascuna e ciascuno deve poter decidere quanto cedere di questa sua dotazione allo spazio-tempo del mercato. Non è il profitto a poterlo decidere.

Il lavoro retribuito “produttivo” non è più luogo esclusivo di definizione di identità: lo sanno già le giovani e i giovani dalla Generazione X in avanti.

 Il lavoro non è più remunerativo.

L’antropologo americano David Graeber parla di bullshit-job (lavoro senza senso):

La tecnologia è servita per trovare il modo di farci lavorare tutti di più. Per riuscirci si sono dovuti creare impieghi che di fatto sono inutili. Ampi strati della popolazione, in particolare in Europa e nel Nord America, passano l’intera vita lavorativa a svolgere compiti che in cuor loro ritengono non andrebbero affatto svolti. Il danno morale e spirituale che ne deriva è grave. E’ una cicatrice che segna la nostra anima collettiva, anche se praticamente nessuno ne parla”.

Un lavoro che non arricchisce e anzi impoverisce, requisendo lo spazio-tempo di vita nel loop produzione-consumo e in cambio di retribuzioni sempre più miserabili -che garantiscono profitti sempre più smisurati a un numero sempre più esiguo di individui- rubandoci la vera ricchezza che sono le relazioni.

2.153 miliardari possiedono più denaro del 60 per cento della popolazione mondiale, ovvero di 4.700.000.000 persone. A tutti gli altri, quando le cose vanno bene, solo “il piccolo potere del consumatore”.

Siamo all’apice del paradosso: Il lavoro ci sta rendendo poveri.

Le donne sono state le prime a criticare questi spazi-tempi e modi di lavorare. In queste analisi si radica l’idea di una città nuova e di cambio di civiltà.

I nostri corpi di donna riportano la natura al centro della città. Umanità incarnata in un corpo sessuato per generare figli e figlie -anche se “io non voglio figli”- abbiamo lavorato molto negli ultimi decenni in pensieri e opere.

Il desiderio di libertà ha portato il nostro corpo a rifondare lo spazio domestico e a ridiscutere la fratria che ha originato l’epoca moderna con il patto uguaglianza, libertà e fraternità. I nostri corpi nello spazio pubblico cambiano i modi di abitare e le forme della politica.

 

  • Ogni abitante della Terra svolge quotidianamente i compiti della sua vita e fa tutto il lavoro necessario per vivere come ritiene di vivere. La qualità del suo vivere è una misura personale che va riconosciuta come inviolabile. Il profitto dei pochi non può deciderla al posto suo
  • Tutto il lavoro necessario per vivere si articola in: lavoro retribuito nel mercato; lavoro di cura; lavoro volontario per la comunità; lavoro per sé come pratica delle proprie passioni
  • Le donne stanno ridisegnando il peso relativo di ogni lavoro. Tendono a diminuire il lavoro retribuito e ad aumentare il lavoro volontario e per sé, razionalizzando il tempo di cura. Ne risulta un caleidoscopio di misure flessibili e adattive.
  • Le articolazioni di tutto il lavoro necessario per vivere, con la ricchezza che ne deriva, vanno iscritte tra le voci analitiche di quello che oggi viene definito Prodotto Interno Lordo.
  • Il corpo della donna che genera un figlio/a delinea un lungo percorso regolato da misure umane e naturali. Queste misure indicano i limiti di cui tenere conto nelle decisioni pubbliche sui contratti di lavoro per tutte e tutti, donne e uomini, nonché sui ritmi produttivi che riempiono e svuotano i luoghi di vita, in primis la casa dove si dovrebbero proteggere le creature piccole e anziane. Oggi invece questi contratti sono ancora governati dalle logiche smisurate e ingiuste del profitto per pochi.
  • I vari piani governativi di rilancio economico post-Covid 19 permangono nella cecità di tenere al centro l’idea di crescita e di profitti illimitati a vantaggio dei pochissimi e di un’economia reale intesa come sostegno della finanza. Alle autocritiche, che pure non mancano, non consegue alcun reale cambio di passo. E’ per questo che quei piani non funzioneranno.
  • Riprende senso e forza un’idea non nuova sul lavoro retribuito: lavorare meno lavorare tutte e tutti. Dimezzare o ridurre il tempo del lavoro retribuito favorisce anche la fine del salario differenziato a sfavore delle donne che oggi sottraggono tempo al lavoro retribuito per impiegarlo nel lavoro di cura, e a causa di questa sottrazione vengono penalizzate.
  • Il dimezzamento dello spazio-tempo destinato al mercato introduce la necessità di un reddito di nascita universale per tutte le nate e i nati del mondo, dote che si affianca alla dotazione naturale di spazio-tempo

 

                                               PER ESEMPIO, NELLA CITTA’ NUOVA

  • I tempi del mercato e del lavoro retribuito non possono più determinare gli spazi-tempi della scuola e dei servizi alla persona. Orari, spazi e tempi scolastici vanno ridisegnati a partire dalle reali necessità di bambine e bambini e dei/delle giovani -articolando per fasce d’età- e non dalle logiche del profitto dei pochi. Bambine, bambini e giovani sono il primo bene comune su cui investire. Gli orari del lavoro nel mercato devono tenerne conto. Oggi invece spazi-tempi di scuola ed educazione sono comandati dalle necessità del mercato.
  • Orari e calendari di apertura dei grandi attrattori di mobilità sociale vanno differenziati per appiattire le curve di affollamento di luoghi e trasporti
  • La città deve diventare il luogo della salute. Covid-19 insegna che la sanità va ri-territorializzata e orientata dall’idea della prevenzione -intesa come cura primaria e capillare- e non più della malattia su cui fare affari. Servono Case della Salute in ogni quartiere o villaggio urbano, in cui la relazione viva e continuativa con chi vi abita costituisca la prima cura. Necessaria anche la dotazione di case “di riserva” per emergenze sanitarie (e/o psicologiche o sociali) intermedie tra casa e strutture pubbliche, sul modello delle strutture “a bassa intensità” improvvisate per Covid-19
  • Ogni quartiere o villaggio urbano deve essere relativamente autosufficiente quanto a servizi e welfare, che siano raggiungibili a piedi, riducendo la necessità di spostamenti nella città con effetti virtuosi su traffico, inquinamento e tempi di vita.
  • L’articolazione obsoleta, burocratica e disfunzionale dei Municipi (ex-Zone) va sostituita e/o integrata con Posti Pubblici che sulla base di relazioni reali costituiscano il punto di riferimento per ogni esigenza della comunità locale- per esempio organizzazione condivisa della viabilità, soluzione di qualsivoglia problematica dei luoghi, punti di conciliazione delle controversie locali, offerta-ricerca di lavoro e di servizi, eccetera-. Particolare attenzione va riservata alle neo-madri e alla loro solitudine, in mancanza di nuclei familiari estesi che le supportino, perché possano mettere in comune spazi-tempi ed esperienze
  • I costi di alloggi e servizi vanno abbattuti con particolare riferimento alle-i giovani che oggi in grande numero vivono l’innaturale condizione di dover permanere a lungo nelle famiglie di origine, condizione che costituisce una perdita per tutte e tutti. Parte di questi costi possono essere “recuperati” chiedendo alle-i giovani un contributo di lavoro volontario per la comunità in cui risiedono abitualmente o temporaneamente
  • La catastrofe causata da Covid-19 nelle Rsa ha reso evidente che quelle strutture sono in grande parte inadeguate ad accogliere donne e uomini in parte o del tutto non-autosufficienti, e che il sostegno alle famiglie nella cura e assistenza ai propri anziani va integralmente ripensato, flessibilizzato e riorganizzato a livello delle comunità locali, senza brutale interruzione delle relazioni e del radicamento nei luoghi di vita, in residenze assistite a basso numero di ospiti
  • E’ necessario pensare a nuovi tipi edilizi in ragione delle pratiche di vita degli abitanti residenti o temporanei di ogni quartiere della città. Questi nuovi tipi edilizi devono essere dotati di spazi aperti privati e condivisi. Covid-19 ci ha insegnato che un alloggio privo di spazi aperti verso l’esterno (balconi, terrazzi) e di cortili/giardini sotto casa è una tipologia edilizia insalubre, in particolare nel caso di piccoli alloggi. La nostra è una civiltà conviviale. Il caffè sotto casa esiste solo in Italia, una grammatica degli alloggi privati, degli spazi pubblici aperti e dei servizi di socialità che è un carattere specifico della civiltà italiana e mediterranea Nel caso di alloggi già edificati è possibile aggiornarli definendo, se necessario, nuovi regolamenti edilizi. Si devono rendere stabili i co- finanziamenti per l’efficientamento energetico e per la riqualificazione degli alloggi privati degradati, per la dignità di chi li abita.

 

Questi primi appunti possono inoltre costituire il nucleo di un “programma” per le città, ambito reale del cambiamento.

Declinato e articolato secondo le problematiche e le necessità locali, il Manifesto sulla Città potrebbe costituire un riferimento per un lavoro politico comune.

Potrebbe anche essere adottato e condiviso da liste civiche ad hoc che si presentino con un’unica sigla alle elezioni amministrative nel maggior numero di città (liste congegnate in modo da fare eleggere il maggior numero possibile di donne).

In aggiunta – o in alternativa- potrebbe essere assunto da singole candidate nelle varie liste civiche e di partito che ne condividano lo spirito e i contenuti, disponibili a un patto trasversale che le contenda alla fedeltà di parte.

L’eventuale rapporto con le istituzioni politiche nazionali e internazionali non dovrebbe snaturare in una generica logica di rappresentanza la territorialità dell’esperienza e anzi, al contrario, dovrebbe contribuire a un maggiore radicamento di quelle istituzioni nella realtà concreta della vita.

 

                                                                    GENEALOGIA

Per questi “appunti” sono debitrice a Sandra Bonfiglioli, con cui ho avuto un ricco scambio.

A 50 anni esatti dal Manifesto di Rivolta Femminile -che qui viene citato per celebrarne la ricorrenza, ma soprattutto per il suo essere sempre fonte viva di ispirazione- il debito è nei confronti di tutte quelle donne, a cominciare dalle nostre madri e dalle madri delle nostre (madri reali e simboliche) i cui racconti e la cui capacità di visione profetica ci hanno condotto dove siamo.

 

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                              NOTES FOR A NEW CITY

Truth can no longer keep hidden

• Truth is that too many foolish men rule the world and life has become unlivable

• World is our home and can no longer be left in their hands

• World is the small place we live in dialogue and in resonance with every other place (think globally, act locally)

• Market conceived for the profit of very few cannot usurp the name of economy Economy is to feed, care and save the living bodies and the world in which they live

• Earning is fair and human. What needs to be gained are spaces, times and more opportunities for life

• To earn you need authority and care

Authority and care are the same. To exercise authority / care is to know how to listen to the needs of the world, to feel tenderness for the world and those who live in it, “to live up to a universe without answers” *

• Women have always been the most capable of doing it. Here too the truth must be said: (“they force us to claim the evidence of a natural fact” *)

• Feminine root of world must be found against the transhumanist drift

• The economic and political “subject” is the relationship. The individual is an invention

• Relationship between mother and baby is the foundation of civilization

• City is the space of relationships and the place of politics

• What is good in the city for mothers and children is good for everyone

• Each one comes into the world with his inviolable dowry of space-time, and must be able to decide how much to give up in exchange for the means to survive

• Work less, work all

• Domination is only a recent and disastrous invention

• Domination is not needed to regulate human coexistence

• Domination with all its functions – exploitation, violence, rape, speed, competition, war, unlimited profit, control of bodies – is an imposition of rebellious children

• The civilization set up by the rebel children is uncivilized and is collapsing Other daughters and sons today are asking for civilization change

• Male outrage is destroying the world

• Natural catastrophe is the way in which the world tries to heal itself from the illnesses caused by this excess

• Whoever makes it sick cannot heal the world

• World asks for more free spaces, more slow rhythms and more silence

• We must ask forgiveness from other living beings to welcome us back

(* Carla Lonzi, Carla Accardi, Elvira Banotti, Female Revolt’s Manifesto, Rome, July 1970)

 

         THIS IS THE TIME OF HARVESTING, WE HAVE SOWED SUFFICIENTLY

Women from all over the world are busy re-discussing the post-Covid-19 restart, the new normal, the new economy and the new politics. The centrality of care is 
invariably the center of gravity of these reflections.

An example for all is the "feminist restart plan in Hawaii" developed by 
the Commission on Status of Women of Hawaii's State.

We take part in the discussion with these first notes for a Manifesto on the City, 
which holds the issue of space-time as central, the endowment of every one born, andthe idea of ​​the city as a place of politics.

We offer them as insights into transformative practices of everyday life 
and politics.

                            IDEAS FOR A NEW CITY

The city is a complicated organism that was born to bring order to the chaos of the world.

The city as it is configured today is a monument to the patriarchal symbolic order.

The city is the place of politics.

Change the city is civilization change.

Covid-19 has forced millions of inhabitants around the world to experience 
self-reclusion, alone or with close family members. The long suspension of the dailypractices of living in the city has revealed the physics of the environment in whichwe live.

We all have been able to see how the places were built; how wide the roads are as a function of social distancing; if shops, services, general practitioner are really 
within walking distance; how much free space and how much available breathing air wehave.

We have all observed in which incredibly rapid times violated nature and every 
living species - like messenger angels - have regained space.

We believed in what our body and mind perceived because this time we lived it.

We understand that a new city is needed.

Mayors are changing roads and transportation in the space of one night.
Across Europe everyone is reasoning about green economy, urban reforestation, 
sustainable mobility, smartworking, more human life times (the articulated program 
of the mayor of Paris Anne Hidalgo applies to everyone). 

It is a reformist acceleration: changes that were waiting to be realized 
and that arrive hastily at their destination.

It is not a great thing. It is not the new city that is needed.

For some time, at least partially, change actions and "good practices" have been 
undertaken: air quality surveys; increase in surfaces permeable to rainwater; 
separate collection and disposal of waste; increase in public greenery and defense 
of neighboring agriculture; start of investments for a “green” and local energy production.

These good practices are not changing the paradigm.

At the center of the new city and civilization change there is idea 
of ​​space-time as a natural gift of the inviolable body of everyone born. 
Everyone must be able to decide how much would sell to the market of this space-timeendowment. It isn't profit that can decide it.

“Productive” paid work is no longer an exclusive place for defining identity: young people and young people from Generation X onwards already know this.

Work is no longer profitable.

American anthropologist David Graeber speaks of "bullshit-job": “Technology 
has served to find ways to make us all work harder. To do this, have been created 
jobs that are in fact unnecessary. Large sections of the population, especially 
in Europe and North America, spend their entire working life doing tasks that they 
believe should not be carried out at all.The resulting is a serious moral 
and spiritual damage. It is a scar that marks our collective soul, even if 
practically nobody talks about it". 

A job that does not enrich and rather impoverishes, requisitioning the space-time 
of life in the production-consumption loop and in exchange for increasingly 
miserable wages -that guarantee ever-increasing profits to an increasingly 
small number of individuals- stealing the true wealth that are relationships.

2,153 billionaires own more money than 60 percent of the world's population, 4,700,000,000 people. To all the others, when things are going well, only "the small power of the consumer".

We are at the height of the paradox: Work is making us poor.

We women were the first to criticize these space-times and ways of working. The idea of a new city and of a civilization change is rooted in these analyzes.

Our women's bodies bring nature back to center of the city. Humanity embodied 
in a sexual body made to generate sons and daughters - even if "I don't want children" - we have worked hard in recent decades in thoughts and works.

The desire for freedom has led our body to re-found the domestic space and to re-discuss the fratria that originated the modern era with the equality, freedom 
and fraternity pact. Our bodies in the public space change the ways of living 
and the forms of politics.

• Every inhabitant of the Earth carries out the daily tasks of his life and does 
all the necessary work to live as he wants to live 
• The quality of his life is a personal measure that must be recognized as 
inviolable.The profit of the few cannot decide it in her-his place
• All the necessary work to live is divided into: paid work in the market; 
care work; voluntary work for the community; work for myself as practice of one's 
passions
• Women are redesigning the relative weight of each job. They tend to decrease paid work and increase voluntary work and for itself, rationalizing the time of care. 
The result is a kaleidoscope of flexible and adaptive measures.
• The articulations of all the necessary work to live, with the wealth that derives from it, must be included among the analytical items of what is now called Gross 
Domestic Product
• Woman's body who generates a child outlines a long path regulated by human 
and natural measures. These measures indicate the limits to be taken into account in public decisions on employment contracts for all,  women and men, as well 
as on the production rhythms that fill and empty the places of life, primarily 
the house where small and elderly creatures should be protected. Today, however, thecontracts are still governed by the boundless and unjust logic of profit for the few• The various governmental plans for post-Covid economic recovery 19 remain in the 
blindness of keeping the idea of ​​unlimited growth and profits at the center, 
for the advantage of the very few and intending real economy as support for finance.Self-criticism, which is not lacking, is not followed by any real change of pace. 
This is why those plans will not work.
• A not new idea about paid work takes on meaning and strength: work less work all and all. Halving or reducing the time of paid work also favors the end of 
differentiated wages to the disadvantage of women who today take time away from paidwork to use it in nursing work, and because of this subtraction they are penalized.
• The halving of space-time destined for the market introduces the need for 
a universal birth income for all born and born in the world, a dowry that goes alongside the natural endowment of space-time.

                         FOR EXAMPLE, IN THE NEW CITY

• Timing of market and paid work can no longer determine the space-times of 
school and of the personal services. Timetables, spaces and school times must be 
redesigned starting from the real needs of girls and boys - articulating by age 
group - and not from the logic of the profit of the few. Girls, boys and young 
people are the first common good to invest in. Work in the market must take this 
into account. Today, on the other hand, spaces and times of school and education 
are controlled by the needsof the market.
• Opening hours and calendars of the great social mobility attractors must be 
differentiated to flatten the crowding curves of places and transport
• The city must become the place of health. Covid-19 teaches that health care 
must be re-territorialized and oriented by the idea of ​​prevention -as primary and 
widespread treatment- and no longer of disease on which do business. "Health'Houses"are needed in every neighborhood or urban village, where the lively and continuous 
relationship with those who live there is the first treatment. Also necessary is theprovision of "reserve" houses for health emergencies (and / or psychological or social emergencies), intermediate between home and public structures, on the model of improvised "low intensity" structures for Covid-19.
• Each urban neighborhood or village must be relatively self-sufficient in terms of services and welfare, which can be reached on foot, reducing the need to move aroundthe city with virtuous effects on traffic, pollution and life times.
• The obsolete, bureaucratic and dysfunctional articulation of the Municipalities (eZones) must be replaced and/or integrated with Public Places which on the basis 
of real relationships constitute the reference point for every need of the local 
community - for example shared organization of roads, solution of any problem of the places, points of conciliation of the local controversies, offer-job search 
and services, etc. Particular attention must be paid to mothers and their lonelinessin the absence of extended families that support them, so that they can share space-times and experiences
• The costs of housing and services must be reduced with particular reference to the young people who today in large numbers experience the unnatural condition of 
 staying long in their families of origin, a condition that constitutes a loss 
 for we all. Part of these costs can be "recovered" by asking the young women 
 for a voluntary work contribution for the community in which they habitually 
 or temporarily reside.
• The catastrophe caused by Covid-19 in "residences" for the elderly has made it 
clear that those structures are largely inadequate to accommodate women and men 
in part or completely not self-sufficient, and that the support for families 
in the care and assistance of their elderly must be completely rethought, 
flexibilized and reorganized at the local community level, without brutal 
interruption of relationships and grounding in the places of life, 
in assisted residences with low number of guests
• It is necessary to think of new building types because of the life practices 
of the residents or temporary inhabitants of each district of the city. 
These new building types must have private and shared open spaces. Covid-19 
has taught us that an accommodation without open spaces to the outside (balconies, 
terraces) and courtyards/gardens below the house is an unhealthy building typology, particularly in the case of small apartments. Ours (Italian) is a convivial civilization. Coffee under the house exists only in Italy, a grammar of private 
accommodation, open public spaces and social services which is a specific feature 
of Italian and Mediterranean civilization. In the case of already built housing 
it is possible to update them by defining, if necessary, new regulations building. 
Co-financing must be made stable for energy efficiency and for the redevelopment of degraded private housing, for the dignity of those who live there.


These first notes can also form the core of a "program" for cities, the real area of change.

Declined and articulated according to local problems and needs, the Manifesto 
on the City could be a reference for common political work.

It could also be adopted and shared by civic lists that present themselves 
with a single acronym in the administrative elections in the largest number of cities (lists designed to elect as many women as possible).

In addition - or alternatively - it could be hired by individual candidates 
in the various civic and party lists who share their spirit and content, available 
to a transversal pact that contends for partisan loyalty.

Any relationship with national and international political institutions should not 
distort the territoriality of experience in a generic national representation and, 
on the contrary, should contribute to a greater grounding of those institutions 
in the concrete reality of life.

                                  GENEALOGY

For these "notes" I am indebted to Sandra Bonfiglioli, with whom I had a rich exchange. Exactly 50 years after the Female Revolt's Manifesto -which is mentioned here 
to celebrate its anniversary, but above all for its always being a source of inspiration - the debt is towards all those women, starting with our mothers and mothers ofour mothers (real and symbolic mothers) whose stories and whose prophetic vision 
have led us to where we are.

 


 


 

 
 

 

 

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