Tutti sappiamo che quando vuoi davvero fare una cosa, la fai. Non hai bisogno di un’infinità di mediazioni. E se vuoi cambiare la legge elettorale, se vuoi passare dal bicameralismo a una camera sola, etc. etc., lì nelle nostre istituzioni rappresentative c’è già abbastanza gente per farlo, senza necessità di organismi ulteriori e pletorici. Basta la volontà politica.
Puoi mettere in piedi qualunque organismo e meccanismo per realizzare qualunque cosa. Ma se invece di quella cosa ne vuoi un’altra, o non ne vuoi nessuna, difficilmente arriverai a un risultato.
L’organismo dei 35 saggi più un’altra trentina di annessi per realizzare le riforme costituzionali, “esternalizzando” in qualche modo il servizio come si fa in tante aziende, o anche assumendo dei “badanti” per i nostri parlamentari minorenni, sembra solo un modo “per prendere tempo”, o anche per perderlo, come dichiarò Valerio Onida, già membro del primo comitato dei 10 saggi, e ora anche dei 35: a quanto pare, che sia utile o del tutto inutile ricoprirlo, anche al ruolo di saggio non si rinuncia volentieri. E sembra anche un modo per malcelare una evidente mancanza di volontà politica.
Perché poi alla fine di quello che dicono i saggi alla politica importa poco o niente: i 10 saggi di Napolitano erano contro l’elezione diretta del capo dello stato e per il mantenimento del finanziamento pubblico ai partiti. E come si è visto, si va in tutt’altra direzione.
Ma la politica di queste questioni da saggi non ne vuole proprio sapere: l’altro giorno il neosegretario del Pd Epifani l’ha proprio detto, meglio tenersi fuori “dalla mischia del dibattito sulle riforme”.
Il simbolico di tutta questa “saggezza” collaterale è abbastanza disastroso. E sembra dire: a) che quelli che sono stati eletti, e che noi paghiamo, non sono abbastanza saggi né hanno studiato a sufficienza per cavarsela da soli in questo compito politico: e allora viene da chiedersi perché diavolo abbiano voluto farsi eleggere b) che noi cittadini non siamo saggi per niente, avendo mandato in Parlamento gente così poco saggia c) che anche le donne sono sagge, sì, ma molto meno degli uomini: per l’esattezza, si contano in media circa 3 donne sagge ogni 7 maschi.
In sintesi, il risultato di tutto questo proliferare di saggezza è una crescita ulteriore del dubbio sull’effettiva utilità delle istituzioni rappresentative.
Anche perché per le riforme vere, quelle di cui abbiamo seriamente urgenza, basterebbe applicare sul serio la Costituzione, anziché lambiccarsi su come riformarla. Lì c’è già scritto tutto quello che si dovrebbe fare.
Qualche esempio: art. 9 la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione (e invece perdiamo 250 mila ettari di suolo ogni anno). Art. 13: è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà: vedi infatti la sentenza sul caso Cucchi. Art. 31: la Repubblica protegge la maternita’, l’infanzia e la gioventù: tipo le dimissioni in bianco. Art. 38: ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale (oggi lo chiameremmo reddito minimo di cittadinanza). Art. 54: i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore (sì, ciao). Art. 81: lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio (a proposito di debito pubblico).
Le indicazioni del Costituenti ci darebbero da lavorare per un’intera legislatura. Altro che saggi.