eric zemmour a rtl

Eric Zemmour è un brillante e arguto opinionista francese, firma di “Le Figaro”, autore di best-seller come “L’uomo maschio” e titolare di una seguita rubrica radiofonica, “Z comme Zemmour”. Nella puntata di venerdì 23 maggio Zemmour ha attaccato la neoministra alla Giustizia Christiane Taubira, dicendo che “ha già scelto chi sono sono le vittime e i carnefici… Le donne e i giovani delle banlieu stanno dalla parte dei buoni, gli uomini bianchi da quella dei cattivi… La ministra è dolce e compassionevole, come una mamma con i suoi figli, quei poveri figli delle periferie che rubano, spacciano, torturano, minacciano, violentano, e qualche volta pure uccidono”.

L’exploit potrebbe costargli il posto in radio. SOS Racisme ha invitato Zemmour ad andare dallo psicoanalista, mentre i francesi si dividono tra fan e detrattori dello “scorrettissimo” opinionista, legato alla destra revanscista che polemizza contro i valori del multiculturalismo e del femminismo.

Al di là dell’affaire, è interessante -e preoccupante- il fenomeno diffuso di saldatura che si sta realizzando tra motivi xenofobi, talora francamente razzistici, e antifemminismo, e che può essere ben rappresentata, a titolo di esempio, dall’umore espresso da questo commento, apparso in un blog maschile italiano dopo la notizia del figlicidio-suicidio di Brescia:

Credo che i vari uffici di Pari Opportunità, i vari propugnatori di “quote rosa” debbano sentire la responsabilità di queste tre morti. Perchè quell’uomo con le proprie forze forse ce l’avrebbe fatta, se non gli fosse passato avanti una volta una donna, un’altra un tossico, un’altra un immigrato, tutti con meno meriti“.

Le donne, i tossici, gli immigrati -e anche i maschi omosessuali- avrebbero in comune questo: che tolgono spazi e centralità al maschio bianco occidentale e straight, inteso come nemico comune. Un senso che trapela anche da un documento firmato da molte femministe francesi mobilitate a favore dell’elezione di Hollande:

È tempo che un altro femminismo prenda la parola: noi,  femministe, rifiutiamo con la più viva determinazione che i «diritti delle donne» e degli «omosessuali-maschi e femmine» o la «uguaglianza dei sessi» servano a delle ideologie e delle pratiche neocoloniali e liberticide. Noi rifiutiamo di renderci complici di tali dispositivi che creano le condizioni della potenza del capitalismo neoliberale, della promozione di una morale paternalista della «tolleranza», della riduzione della politica al mantenimento dell’ordine poliziesco e di dogana, dell’accanimento e della sorveglianza e della criminalizzazione degli  stranieri“.

Io credo che questa saldatura sia potenzialmente pericolosa. Credo che intendere le donne come una delle varie minoranze in lotta sia un modo sbagliato ed equivoco e troppo contingente di intendere la questione, sia che venga espressa della destra revanscista, sia che venga assunta come plausibile dallo stesso femminismo.

Non è affatto detto che un maschio “straniero” o omosessuale sia sempre e comunque più amico delle donne di un eterosessuale bianco, in forza della logica del “nemico comune”.

La lotta delle donne è altro, è significare liberamente la propria esistenza, è riportarsi e riportare il mondo al due originario negato.

Io in questa logica mi sento in trappola, non ci sto.

 

 

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