Un paradosso: i siti di fact-checking, nati con le migliori intenzioni per smascherare le fake news e le cosiddette bufale, in alcuni casi sono i primi a spacciare bufale, protetti da una super-credibilità che non meritano affatto.
Sfiduciati, ossessionati dall’idea del complotto e dello smascheramento, tanti danno per certo che le notizie postate dai siti anti-bufale siano vere. Bene, non è così. Capita che questi siti, che campano di clic, spaccino per fake news notizie vere, e viceversa diano per vere fake news. E che i loro post vengano condivisi con la massima fiducia, come se si trattasse della verità rivelata.
Due esempi che dimostrano come sia meglio non fidarsi ciecamente e rilanciare questi post, e se possibile sottoporre ogni volta a fact-checking i fact-cheker.
La notizia, molto delicata, riguarda la depenalizzazione dell’aborto nello stato di New York: la nuova norma consentirà di interrompere la gravidanza oltre la 24esima settimana (sesto mese).
Sul sito Open.online, sezione fact-checking, Charlotte Matteini titola “La bufala dello stato di New York che permette di abortire fino all’ultimo giorno di gravidanza” (leggete qui).
Notando che la notizia è stata rilanciata da testate cattoliche e di estrema destra, nonché da Giorgia Meloni –che ha torto per definizione, essendo Giorgia Meloni- la giornalista afferma che “la legge… permette a donne in comprovato pericolo di vita di poter abortire anche dopo la 24esima settimana”.
Ebbene, da nessuna parte nel dispositivo approvato a New York si parla esclusivamente di “comprovato pericolo di vita” della donna: si potrà abortire dopo la 24esima settimana in caso di “assenza di vitalità del feto” o nel caso in cui l’aborto sia necessario “per proteggere la vita O la salute della paziente”. La possibilità di accedere ad aborto quindi non si limita ai casi di “comprovato pericolo di vita”, ma fa riferimento anche alla tutela della salute della donna.
Sul concetto di salute della donna i riferimenti sono piuttosto vaghi: nella sentenza Doe v. Bolton la Corte ha definito come salute “tutti quei fattori –fisici, emozionali, psicologici, familiari, oltre all’età della donna rilevanti per il benessere della paziente (“all factors – physical, emotional, psychological, familial, and the woman’s age – relevant to the well-being of the patient“). Comunque la si pensi a riguardo, è certo che diversamente da quanto affermato da Open.online l’aborto oltre la 24esima settimana non riguarda solo donne “in comprovato pericolo di vita”.
La depressione, la solitudine, la povertà, l’essere troppo vecchie o troppo giovani, essere state vittime di stupro, o anche soffrire di alcune patologie, sono ragioni che possono motivare la volontà di interrompere la gravidanza, qualunque giudizio si possa esprimere su questa decisione. Ma certamente non si possono definire “comprovato pericolo di vita”. Quindi Open.online diffonde una fake.
Secondo esempio di bufala dei caccia-bufale. Stavolta il sito è Butac.it.
In un italiano alquanto discutibile, lo strillo afferma: “Pseudogiornalismo: la legge approvata a New York ricalca quella che si usa anche nel nostro Paese, non spiegarlo ai propri lettori è tipico di chi vi vuole nell’ignoranza”. E nell’articolo si legge: “Davvero a New York da oggi si può abortire fino al nono mese? Sì, esattamente come in Italia (da anni). Così si va solo a indignare senza spiegare che New York non ha fatto altro che attualizzare la propria legge sull’aborto, conformandosi a quelle già in vigore in altri Stati americani e Paesi del mondo”. (vedere qui)
Ebbene, in Italia non si può affatto abortire fino al nono mese. Nella norma entrata in vigore nello stato di New York non viene posto un limite temporale, quindi l’aborto potrà essere praticato senza conseguenze penali fino all’ultimo giorno di gravidanza. In Italia invece l’interruzione di gravidanza è consentita entro il primo trimestre (12 settimane), mentre il limite per l’aborto terapeutico sono le 22 settimane e 2-3 giorni. Oltre quel termine, l’interruzione di gravidanza non può essere praticata.
Checché se ne pensi –che è giusto, che è sbagliato, il tema che sto affrontando qui non è l’aborto, ma l’informazione, o meglio la disinformatia– anche nel caso di Butac.it, a proposito di pseudogiornalismo, si diffonde una falsa notizia, ovvero che anche in Italia si può abortire fino al nono mese.
Anche in questo caso i cacciatori di bufale si dimostrano diffusori di bufale. Molte e molti utenti di social hanno purtroppo creduto ai due siti e ne hanno diffuso gli articoli. Basta che nella testata del sito compaia la parola “bufala”, e gli si crede senza tentennamenti.
Ma qui, probabilmente per un assunto di tipo ideologico, entrambi gli autori non si sono dati la pena di verificare quello che scrivevano: il che comporta fatica, impegno e libero pensiero.
Per favore, non fidatevi più ciecamente di questi siti. Che fanno parte a pieno titolo- pur con tutte le onorevoli eccezioni- del tempo della post-verità.