La violenza sulle 26 ragazze –questa la domanda, da subito- è stata prima del viaggio?

O durante il viaggio?

O sarebbe avvenuta solo dopo, sulle strade di provincia dove maschi schiavisti a loro insaputa le avrebbero caricate in macchina e ripetutamente uccise, stuprandole a pagamento?

Io lo so, noi lo sappiamo. La domanda è già una risposta: le 26 ragazze sono morte a causa della violenza maschile.

Uomini quelli che le hanno torturate prima di caricarle sul barcone, nei campi di detenzione libici, o durante il lungo viaggio dalla Nigeria: le cicatrici, bruciature e frustate, recenti ma non freschissime.

Uomini quelli che le hanno stuprate, due di loro erano incinta.

Uomini i compagni di viaggio, tutti sopravvissuti, forse per l’ottima ragione che sul barcone si erano riservati i posti migliori.

Uomini quelli che si sarebbero arricchiti con il business della loro carne.

Uomini quelli -i “nostri” padri, fratelli, figli, mariti- che se non fossero morte le avrebbero umiliate e torturate di nuovo, più e più volte, ogni giorno e ogni notte, lavandosi la coscienza con una ventina di euro: chissà se le ragazze avevano idea della vita che avrebbero fatto qui, se fossero sopravvissute al viaggio.

Non sono sopravvissute: morte per annegamento, dice l’autopsia.

Morte solo loro, 26 ragazze tra i 14 e i 20 anni, ammucchiate sul fondo del barcone.

I “passeggeri” maschi non sono morti, le “passeggere” femmine sono morte.

Attendiamo i particolari. Li pretendiamo.

Ma i colpevoli li conosciamo già. Io so, noi sappiamo.

Forse le avevano costrette a stiparsi sottocoperta, nel posto più pericoloso: a quanto pare le hanno trovate accatastate lì. Se qualcuno doveva morire, sarebbe toccato a loro, umanità scadente.

Forse invece è andata in modo più cruento.

Forse gli scafisti e i compagni di viaggio hanno pensato che non potevano buttare i loro corpi in mare, che dovevano portarli comunque a destinazione sulle coste italiane per poter dimostrare ai committenti che il carico della merce era regolarmente avvenuto, anche se la merce era arrivata inutilizzabile.

L’abbraccio della terra è stato l’unico affetto che hanno avuto.

Io so, noi sappiamo chi è stato. E sappiamo che questo è stato un femminicidio.

Ma ci devono dire tutto, ci devono raccontare ogni istante di quel viaggio. Devono dirci come e quando e chi. Dobbiamo ottenere giustizia e pace. 

Finché non le otterremo staremo lì, sul fondo del barcone, accatastate insieme alle nostre figlie e sorelle. 

 

 

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