Chiavari stanotte

Penso con angoscia all’amica parrucchiera di Ameglia, e al ferramenta, e a tutti i cittadini della foce del Magra a cui è stato detto di salire ai piani alti delle case perché l’onda di piena è attesa a ore: l’ultima volta si portò via il ponte che collega alla Versilia. Guardo le immagini notturne di Chiavari sott’acqua, due dispersi nell’entroterra, la loro casa è stata travolta da una frana. Penso a tutta la Liguria che si sgretola, diamo l’allarme da anni ma il partito del cemento non si arrende, il famoso progetto Marinella (un megaporto turistico da 1000 posti barca, ecomostro escavato nell’estuario del fiume, progetto “rosso”, protagonista Monte dei Paschi) non è ancora stato ritirato. Penso alla rabbia dei carrarini, gente di carattere che non si lascia mettere sotto i piedi. Penso al decreto Sblocca Italia, che garantisce la continuità di queste logiche di “sviluppo” distruttivo, mangi oggi e domani crepi.

Penso al ministro dell’Ambiente (qualcuno ricorda il suo nome?): il dottor Gianluca Galletti, già commercialista, zero competenze in materia, comme il faut. Ministero di nessun conto, buono giusto per le spartizioni cencelliche, come tutte le istituzioni ambientali in questo Paese, che invece dovrebbero stare al centro delle nostre politiche. Penso alla resistente incultura, continuare “virilmente” a considerare marginali le questioni ambientali, quando l’ONU dà l’allarme definitivo, ultima chiamata sui gas serra e sui mutamenti climatici: il profetico rapporto del club di Roma, “I limiti dello sviluppo”, è del 1972.

Guardo con orrore il mio rosmarino fiorito, le zagare sul terrazzo a metà novembre, il basilico che non smette di “buttare” sotto una pioggia battente alla “Blade Runner”. Vedo i negozi di Milano con le porte spalancate per favorire lo shopping nonostante i divieti, riscaldamenti a palla, assurda dispersione di calore mentre siamo sotto il monsone permanente, sudi con maglietta e impermeabilino, le calze danno fastidio, di notte ci sono 13 gradi.

Vedo le prime pagine sul patto del Nazareno, e pure le seconde, le terze e le quarte. E il mantra della “crescita” con cui continuiamo a ipnotizzarci. Ma sai anche che se provassi ancora una volta ad andare off topic, se invitassi a distrarre lo sguardo dal prossimo incontro tra Renzi e Berlusconi, dalle insofferenze di Raffaele Fitto, dalle manovre per il Quirinale, per richiamare alla necessità di una rivoluzione non più rinviabile -“rivoluzione sostenibile”, la chiamò il club di Roma: fine dello sviluppismo*, ambiente al centro, nuovi paradigmi-, ti guarderebbero ancora una volta come una noiosa rimbambita.

Cassandra continua a sgolarsi, ma non la ascolta nessuno.

* Secondo il rapporto “I limiti dello sviluppo” (1972) è possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano futuro. Lo stato di equilibrio globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte, e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano.

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