Tra i protagonisti della vicenda di Yara, che ha ormai assunto -altro che feuilleton- le caratteristiche di una tragedia greca scelgo la madre del presunto assassino Massimo Giuseppe Bossetti, Ester Arzuffi. La guardo come potrei guardare a un personaggio sulla scena.
Ester è una donna di 67 anni, ancora bella. Una vita dura: già operaia in una fabbrica tessile della Val Seriana, poi donna delle pulizie, da 10 anni assiste una malata di Alzheimer a Terno d’Isola come “badante”. Ester è madre di due gemelli e di un altro figlio, Fabio. Uno dei due gemelli è Massimo Giuseppe, Ignoto 1, sospettato di avere ucciso la piccola Yara Gambirasio.
Il dna proverebbe con assoluta certezza che i gemelli non sono figli di Giovanni Bossetti, l’uomo che è suo marito da 47 anni -siamo quasi alle nozze d’oro- , ma di un altro uomo, Giuseppe Guerinoni, autista di bus in val Seriana, che Ester aveva conosciuto quando era già sposata. Lei nega con decisione: “La scienza ha sbagliato. Non sono mai stata con Guerinoni. A meno che il mio cervello non abbia resettato tutto, questa è la verità“.
La verità di Ester è talmente ferma da sembrare titolata a competere con la verità scientifica: “La scienza ha sbagliato“. Potrebbe anche essere che la scienza abbia sbagliato, anche se è poco probabile. Certamente la scienza sta “sbagliando” a distruggere tutta quanta la sua esistenza, ed Ester non intende permetterglielo. Mezzo secolo di vita che va in pezzi. Un marito malato e disperato, che scopre che sua moglie non è stata sempre sua moglie, che due dei suoi figli non sono suoi figli, e che uno di loro è accusato di un delitto orrendo.
La scienza “sbaglia”, secondo Ester, anche nel caso in cui quel rapporto sessuale ci sia stato, generando due figli. Perché quei dieci minuti di sesso non hanno il diritto di sconvolgere una vita intera. La scienza “sbaglia” a pretendere una cosa del genere. Quei dieci minuti erano stati sepolti, non contano un bel niente, non possono uscire dal dimenticatoio dove stavano solo a seguito di un tampone. Mi pare che Ester stia disperatamente dicendo questo.
Filumena Marturano, eroina del teatro di Eduardo, di fronte al fatto che la legge non riconosce il suo matrimonio estorto con l’inganno -aver finto di essere in punto di morte- invoca un’altra legge, una legge che fa ridere contro la legge “che fa chiagnere”. Una legge che promuova finalmente armonia e serenità, non una legge che distrugga tutto e mandi all’aria il progetto di una vita.
In modo simile la parola di Ester rivendica dignità di verità alle sue parole contro la scienza “che fa chiagnere”: e stanno piangendo tutti, lei, il marito, i figli, i nipoti. Un’altra verità. Basterebbe crederle e l’incubo si dissolverebbe istantaneamente, e tutto tornerebbe come prima.
“A meno che il mio cervello non abbia resettato tutto“: la scienza sembra dire questo. Sempre che tu non menta consapevolmente, forse il tuo cervello ha “resettato tutto“. Forse non sei una bugiarda, forse sei sinceramente convinta di quello che dici, ma trattasi di negazione di qualcosa che è evidente, processo psicologico non raro in chi non riesce a sostenere la verità di fatti dolorosi.
E allora provo a mettermi nei panni di quella bella ragazza già moglie, sedotta da un autista di bus, che si ritrova incinta, e forse è incerta della paternità. E ha di fronte a sé due strade: ammettere l’incertezza, ritrovandosi sola con due piccoli da tirare su nella vergogna e nell’indigenza, nella Val Seriana primi anni ’70; oppure tacere tutto e tenersi la sua vita tranquilla, tanto è solo una s….ta di dieci minuti, tanto nessuno lo saprà mai, tanto prima o poi se ne dimenticheranno tutti, perfino lei, che “resetterà”. Forse tante avrebbero fatto come lei, ritenendo a torto o a ragione di scegliere il minor male, per sé e per i piccoli.
E provo un’infinita compassione per Ester.