Non sono un’analista politica, lo sapete, nel senso di una di quelle/i che passano le giornate nei dintorni dei Palazzi, ma lo sono a modo mio: mi guardo intorno, frequento intensamente la politica prima, esperienza quasi conincidente con la vita quotidiana di tutti. E poi sono una ragazza del popolo, vivo con la mia gente, ne sento il polso, e tra la mia gente ci sono un sacco di leghisti.

E’ sotto gli occhi di tutti che Bossi abbia preso un enorme svarione con il suo sostegno sia pur riottoso alla sindaca Moratti, soprattutto nel credere di essere ancora così influente da far trangugiare ai suoi il boccone amaro. Parliamoci chiaro: qualche dubbio l’aveva, ma una scoppola come quella di Milano non l’aveva messa neanche lontanamente nel conto. E per un uomo come lui, scaltro e di dotato di straordinario fiuto, per il vecchio lupo che è, lo scacco è stato spaventoso.

Mi pare che a Pontida stia rischiando di ripetere lo stesso errore, stavolta a livello nazionale: ovvero ridare il suo sostegno al premier, sia pure sub conditione. Come a Milano. Le condizioni sono quelle che sappiamo: fisco, Libia, riforma elettorale, taglio dei costi della politica e altre.

Ma il suo popolo gli sta chiedendo altro, e lui lo sa bene. Il suo popolo gli sta chiedendo di smarcarsi da Berlusconi: è questa la precondizione per rinnovare la fiducia. Il suo popolo non crede più alle promesse. La domanda è chiara, secca e netta. E neanche implausibile. Il suo popolo non vuole andare a fondo insieme al premier, e sul fatto che Berlusconi sia alla fine nessuno ha più dubbi.

La Lega senza Berlusconi è una Lega debole, ma anche più forte. E’ una Lega a cui tocca ricominciare, ritrovare le motivazioni delle origini, ma corroborata da un’esperienza di governo. La strada è molto incerta, tortuosa, piena di ostacoli. Ma c’è solo questa.

Converrebbe imboccarla, e non rimandare più.

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