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economics, lavoro, Politica Luglio 25, 2014

Alta velocità per il Senato, treni a vapore per l’economia

Io sono una, come tante e tanti, che sta aspettando di vedere:

1. se suo figlio riuscirà a trovare lavoro

2. che cosa ne sarà del suo proprio lavoro

3. che cosa ne sarà del lavoro di suo marito

4. come si evolveranno le situazioni economiche difficoltose di molti parenti e amici

Niente di eccezionale, beninteso. Sto raccontando una situazione assolutamente normale, anzi meglio del normale, e al momento non drammatica. Navighiamo tutti quanti a vista, correggendo la rotta ogni mezza giornata, impossibilitati alla lunga e alla media scadenza. E poi apprendi che il nostro Pil non crescerà nemmeno di quello striminzito 0.8 per cento previsto dal Def, che se nel 2014 registreremo un +0.3 sarà tanto, che in Europa cresciamo meno di tutti, che gli 80 euro in busta paga non hanno affatto dato una sferzata ai consumi ma sono serviti giusto a tappare un po’ di debiti personali o sono stati infilati nel salvadanaio perché non si sa mai.

E finché non c’è la guerra, come dice mia mamma, va tutto bene. Guardi gli orrori di Gaza, e capisci la fortuna che hai avuto a nascere 1500 km più a nord.

Questo mi consente, nonostante il mio engagement politico, di non sconnettermi dalla realtà-reale, e di sentirmi ben rappresentata da chi, come Piero Ignazi ieri su La Repubblica, osserva che “in assenza di indicatori positivi, di fatti reali… il governo indirizza la sua energia su altri fronti per evitare che l’insoddisfazione si impenni“. E ancora: “l’enfasi che il governo pone sulle riforme istituzionali è inversamente proporzionale sia all’interesse dell’opinione pubblica che agli effetti immediati sulla vita delle istituzioni e dei privati cittadini”.

La giornata campale di ieri, con la rivolta delle opposizioni alla “tagliola” imposta sul dibattito per la riforma del Senato, dice almeno un paio di cose:

1. che i tempi delle riforme costituzionali non possono essere dettati dall’urgenza di dimostrare che il governo “fa” anche se il Pil non si muove. Una riforma costituzionale non è un decreto omnibus né un treno ad alta velocità. La Carta va maneggiata con cautela, con tutto il tempo necessario a costruire il consenso più ampio. La riforma del bicameralismo perfetto piace a tutti, ma non ha affatto quelle caratteristiche di urgenza che le si vogliono attribuire. Quanto poi all’Italicum, perfino il renziano Giachetti conviene che, nel caso, si può anche tornare al voto con il Mattarellum

2. che le urgenze sono ben altre: la crescita, quella vera; i provvedimenti economici, quelli veri; la riforma del welfare: secondo l’Ue il settore dei servizi ha un potenziale di 7 milioni e mezzo di posti di lavoro, in Italia ancora tutto da esplorare; un piano per il risanamento del territorio: anche qui, un grande potenziale occupazionale. Ma mentre sulle riforme costituzionali si accelera, qui si decelera insensatamente, invertendo le priorità

3. che la stragrande maggioranza della popolazione guarda con speranza al punto 2, e comincia a mostrare insofferenza per il punto 1, e anche se la riforma del Senato si realizzasse entro l’8 agosto, se questa virile prova di forza andasse a buon fine, Matteo Renzi ne esagera il potenziale salvifico per il suo governo.

Si tratta di scambiare i binari: corriamo sulle riforme strutturali, rallentiamo su quelle istituzionali.

Politica Marzo 16, 2013

La zampata di Bersani

Non so se sia stata tutta farina del suo sacco, anzi si sa per certo che dietro la decisione di presentarsi a sorpresa con le splendide candidature di Laura Boldrini e di Piero Grasso, c’è il lavoro notturno e indefesso dei “giovani”, da Civati a Orfini, per dissuadere il segretario dal presentarsi alla Camera e al Senato con candidature “di apparato”, come quelle di Anna Finocchiaro e Dario Franceschini, bissando l’errore di quelle liste piene di derogati e notabili messe insieme dopo le primarie.

Ma la decisione alla fine l’ha presa Bersani e ci deve essere voluta non poca forza. E quella forza ha pagato, anche con il Movimento 5 Stelle, che non ha potuto permettersi il lusso di far cadere Piero Grasso. Dimostrando che effettivamente “uno vale uno”, e che nessun diktat -che peraltro non risulta- può fermare il buon senso. Movimento 5 Stelle che ha dato una bellissima e decisiva spinta al rinnovamento: il risultato di oggi è anche -per alcuni soprattutto- suo.

Se l’operazione potesse ripetersi anche per la presidenza del Consiglio, con alcune variabili significative, saremmo a cavallo: Bersani che rinuncia alla premiership -continuerebbe a non avere alcuna chance- per fare un’altra offerta che non si può rifiutare, proponendo un candidato/a premier di assoluta eccellenza. Meglio ancora, proponendo ai 5 Stelle: il nome -o la rosa di nomi-, della stessa tipologia di Boldrini e Grasso, fatelo voi, e noi lo valuteremo.

E’ troppo? Può essere. Ma qualcuno avrebbe mai potuto immaginare, ieri sera, una giornata come quella di oggi?

E si può sprecare, tanto ben di Dio?

p.s. domenica mattina: Hey, Pigi. E se generosamente proponessi Boldrini per la Presidenza del Consiglio, vista la straordinaria accoglienza?
(per la Camera si trova qualcun altro).

Donne e Uomini, Politica Luglio 19, 2012

Caro Rutelli -dillo anche agli altri-: siamo la maggioranza, e non vi voteremo

Cari Senatori che ieri nel corso di una tempestosa discussione sulla riforma costituzionale avete respinto l’emendamento presentato da Italia dei Valori -50/50, donne e uomini, per i seggi in Senato– sappiate che le donne sono la maggioranza in questo Paese, e coerentemente con quanto promesso da tempo, alle prossime elezioni non vi voteremo e faremo campagna contro di voi.

Non voteremo più per quei partiti che non assumeranno come un problema l’eccesso maschile nelle istituzioni rappresentative.

Contro le quote al Senato ieri hanno votato (annotare sul libro nero):

Pdl, Lega, Udc e Coesione nazionale-Grande Sud.
Francesco Rutelli di Api, Giuseppe Valditara di Fli
i radicali Marco Perduca (qui il suo incredibile intervento, dove spiega, in sostanza, che allora esistono anche i trans) e Donatella Poretti.

Le motivazioni, non raccontiamoci balle, quale “incostituzionalità”, sono: 1.tenersi le mani libere  2. non trovarsi costretti a dover rinunciare a posti, nemmeno a uno, per cederli alle donne.

C’è chi vorrebbe liste elettorali monosex, composte da soli uomini, per onorare un patto fra uomini per escludere le donne. Questa è la verità: un patto tra maschi per escludere le donne“, ha commentato Vittoria Franco del Pd.

La democrazia è nata proprio così: un patto tra uomini per escludere le donne (Habermas). L’esclusione delle donne non è stato uno spiacevole incidente, ma esattamente quello che si voleva ottenere.

Non può più funzionare.

p.s.: I giornali oggi sostanzialmente ignorano la notizia

p.p.s.:  Se Non Ora Quando dovrebbe fare un chiasso del diavolo su questo, ma al momento silenzio