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se non ora quando

Donne e Uomini, TEMPI MODERNI Dicembre 28, 2011

Non sta funzionando

Con Stefania Noce i gradi di separazione sono pochi. Aveva 24 anni, viveva dalle parti di Catania con la mamma e i nonni e come vedete era bellissima, leggeva Il Fatto online, era in rete con Se non ora quando, avevamo qualche amico in comune su Facebook. Le ultime parole che ha lasciato in bacheca, poche ore prima di essere ammazzata, sono state: “Ciò che non si può dire in poche parole, non si può dire neanche in molte”.

Ieri mattina il suo ragazzo, Loris Gagliano, anche lui 24 anni, l’ha riempita di coltellate perché lei aveva deciso di lasciarlo. Ha ammazzato anche il nonno della ragazza, intervenuto per difenderla, e ha ferito in modo grave la nonna. L’hanno preso poche ore dopo, con i vestiti ancora insanguinati.

E’ umano sentirlo di più quando ti capita così vicino, e a una ragazza tanto giovane, tanto impegnata e così bella. Vorresti aprire la testa e il cuore a quel disgraziato del suo assassino, studiare bene il meccanismo, capire quello che scatta, provare a disinnescarlo perché non succeda più, arrivare un attimo prima, perché la tragedia non si compia.

Succede in media 120 volte l’anno, un giorno sì e due no, che un uomo ammazzi una donna in questo Paese. Nel 2010 sono state uccise 127 donne, il 7 per cento in più rispetto all’anno precedente, escludendo i casi irrisolti, le donne scomparse, le vittime della tratta.  A uccidere sono stati mariti (22 per cento), ex (23 per cento), compagni o conviventi (9 per cento), figli (11 per cento) e padri (2 per cento).

La violenza finale è solo l’apice di altre violenze subite e taciute.  Il delitto è quasi sempre l’epilogo di un percorso.

Provo un grande sconforto. Quello che stiamo facendo contro la violenza non basta. Non sta funzionando.

Donne e Uomini, economics, Politica Dicembre 9, 2011

Se Non Ora Ancora, Se Non le Donne chi?

Indetta prima della manovra Monti, la manifestazione che domenica 11 porterà di nuovo in piazza Se non ora quando in varie città, la parola d’ordine se l’è data da sé: questa manovra colpisce le donne ben più degli uomini. Se lì dove si decide e si “manovra” le donne fossero di più, l’esito sarebbe stato diverso.

Ecco una lettura dell’economista Elisabetta Addis:

Se Non Ora Quando ha chiesto dignità per le donne italiane. Per dare alle donne la dignità che meritano bisogna mettere il lavoro delle donne al centro dell’agenda politica del Paese. Non c’è crescita economica, né sviluppo umano, se non si tengono in considerazione tutti e due i lavori fatti dalle donne, quello retribuito e quello non retribuito.
Con la manovra del governo Monti le donne pagheranno un prezzo spropositato. E per loro non c’è «pacchetto»: in cambio dei sacrifici non viene né dato né promesso niente. Solo tolto.
Le donne della generazione Cs (cinquanta-settanta) continueranno a lavorare e a versare contributi. Non si è tenuto conto del fatto che andando in pensione spesso si sarebbero occupate di nipoti per cui non ci sono asili nido, di genitori anziani per cui non ci sono case di riposo. Con le loro famiglie, sopporteranno da sole il costo dell’aggiustamento. Dallo scorso governo, in cambio dell’aumento dell’età pensionabile delle donne, si era riuscite ad ottenere il patto del «tesoretto». Cioè, i risparmi fatti sulle pensioni delle donne sarebbero dovuti servire a costruire asili nido, case per anziani, per dare occupazione regolare per le giovani donne, togliendole dalla precarietà.
Non era un governo credibile, e non avrebbe mantenuto. Da questo governo serio ci aspettavamo impegni, non promesse. Invece il governo offre soltanto una defiscalizzazione, non specifica per le donne, ma comune anche ai giovani. Cioè le imprese sceglieranno forse di non assumere maschi adulti, ma non di assumere donne piuttosto che giovani uomini. Eppure noi donne abbiamo dimostrato, con la proposta sul «tesoretto» e con la manifestazione del 13 febbraio, di essere un soggetto politico autonomo ed in crescita, di avere le nostre priorità e i nostri obiettivi. Eppure, il tema del lavoro delle donne è al centro della riflessione anche della Banca d’Italia e del Rapporto Annuale della Banca Mondiale.
In Italia, nell’età da lavoro cioè tra i 15 e i 64 anni, ci sono solo 23 milioni di persone occupate. 15 milioni che non sono occupate, e di esse quasi 10 milioni sono donne. Solo il 47% delle donne ha un lavoro e un salario. Meno di una su due, nel Sud meno di una su 3.
La mancanza di un lavoro e di un reddito autonomo impedisce alle giovani donne di perseguire i loro progetti di vita, e tra essi anche il progetto di diventare genitori. Per questo abbiamo chiesto di ripristinare la normativa che impedisce alle imprese di chiedere alle giovani una lettera di licenziamento in bianco da usare se restano incinte. E allo stesso tempo abbiamo chiesto di liberare in parte le imprese, dai costi per la maternità, finanziando i periodi di congedo dei genitori non più con contributi a carico di lavoratori e imprese ma con la fiscalità generale.
Sappiamo bene che questa è una manovra obbligata, necessaria a salvare l’Italia da un default che costerebbe ben di più di quel che pagheremo ora. Vogliamo anche noi, come Monti, che l’Italia resti in Europa, e che l’Europa metta in comune democraticamente anche le politiche fiscali. Sappiamo che l’approvazione dipende dai voti di due parti politiche opposte. Ma ugualmente, dopo la buona partenza fatta attribuendo a donne ministeri importanti, si è rimasti un po’ al di sotto delle aspettative: le sottosegretarie sono di qualità, ma troppo poche, e la manovra è fintamente neutra tra i due sessi: in realtà peserà ben di più sulle donne che sugli uomini. Non è equa dal punto di vista di genere.
Come ha mostrato il precedente governo, non può bastare la presenza nei governi di donne, anche se belle. È certamente un passo avanti la presenza di donne competenti. Andando in piazza l’11 dicembre vogliamo ricordare che bisogna anche fare in modo serio quel che l’Europa ci raccomanda daanni: riorientare le scelte di politica economica per considerare i problemi di genere, cioè la delicata interazione tra lavoro retribuito e lavoro utile che viene svolto da uomini e donne nelle famiglie, e fare crescere l’occupazione femminile. Se non ora, quando?

Ecco tutti gli appuntamenti per domenica 11 dicembre, oltre a ROMA  piazza del Popolo, ore 14.

ANCONA – ore 11.30 piazza Roma

AOSTA – ore 17.30 appuntamento all’Espace Populaire in via Mochet 7

ARIANO IRPINO (AVELLINO)  – ore 11.00 manifestazione in Piazza del Plebiscito

BOLOGNA – Il comitato aderisce ma non ci saranno manifestazioni in città,  si confluirà a Roma o in altri luoghi che fanno iniziative. Il comitato SNOQ di Bologna rende noto che sta preparando una iniziativa nazionale sul lavoro femminile per febbraio 2012

CASTAGNETO CARDUCCI/DONORATICO – ore 10.00 piazza della Stazione

CHIETI – ore 10 Largo Martiri della Libertà

CREMONA – ore 17.00 Piazza Roma, flash mob “Oltre lo specchio- cr”

DOMODOSSOLA – ore 16.00 Centro servizi del volontariato, vicolo Facini 2 –

FIRENZE – il comitato SNOQ sta organizzando un pulmann per Roma,

FORLI’ –  ore 15.oo fino alle 18.00, gazebo informativo del comitato SNOQ in piazza 90 Pacifici,

GENOVA – ore 14.00 Largo Pertini

LUCCA – ore 16.oo Piazzale Verdi presidio itinerante

MANTOVA – ore 15.00 piazza Martiri di Belfiore

MESSINA – ore 17.00 incontro presso la Chiesa Valdese di Via Laudamo per un dibattito aperto.

MODENA – ore 15.oo piazza Sant’Agostino

NAPOLI – Il comitato di Napoli aderisce alla manifestazione a Roma  

PARMA – ore 10:15 presso il Teatro al Parco (nel Parco Ducale) si terrà l’incontro “Stiano pure scomode, signore!” una conversazione con Giancarla Codrignani, Benedetta Pintus, Isa Ferraguti

PERUGIA – ore 16.00 iniziativa Le strade delle donne un corteo di donne e di uomini che partirà alle ore 16.00 da Porta Sant’Angelo e si snoderà lungo le vie della città toccando luoghi simbolo delle donne

RAVENNA – dalle 16.00 mobilitazione itinerante per il centro storico con tre stanziamenti a piazza dell’Aquila, piazza del Popolo,  San Domenico Via Cavour.

ROMA – ore 14 in piazza del Popolo

ROVERETO – ore 14 in piazza delle Erbe

SALERNO – ore 10.30 in piazza Ferrovia

SAN MINIATO (PISA) – Ore 10.00 Piazza del Bastione

SASSARI – ore 17 in piazza Castello sit-in “il mondo che vogliamo”

TARANTO – ore 17.00 presso il salone di rappresentanza della provincia, allestimento della mostra della pittrice Roberta Pepe che ha realizzato quadri sulla violenza alle donne. Discussione sul documento da presentare ai segretari di partito.

TORINO – ore 14 in piazza Castello –  PER INFORMAZIONI http://www.facebook.com/events/184279461666407/

TRIESTE . ore 10 presso il CRAL della stazione marittina assemblea cittadina ed eventuale corteo fino a Piazza dell’Unità.

VENEZIA – ore 10.30 davanti alla stazione Santa Lucia

VERONA – distribuzione di una lettera per le strade della città, con musica e altre iniziative –

Donne e Uomini, economics, Politica Dicembre 6, 2011

Continueranno a evadere

Mi auguro non sia solo un esercizio di retorica dire che questa manovra, che fa esultare i mercati, nella sua sostanza non va. La speranza è che ci sia un dibattito parlamentare vero e che almeno alcuni degli emendamenti vengano accolti.

Questa manovra non va per due grandi ordini di ragioni: a) non è sufficientemente equa b) non vi è alcuno spiraglio che lasci intravedere all’orizzonte un modello diverso da quel capitalismo finanziario che ci ha portati alla catastrofe: in buona sostanza, le logiche con cui si cura il male sono le stesse che l’hanno causato.

Sull’equità: tra le molte questioni, la domanda principale è per quale ragione la manovra sostanzialmente non intervenga sul problema dell‘evasione fiscale, problema numero uno del nostro bilancio. Perchè? Se tutti pagassero quanto devono saremmo fuori dai guai. E’ evidente a tutti che il limite di 1000 euro per la tracciabilità è una misura insufficiente e facilmente aggirabile. Ergo: si potrà tranquillamente continuare a evadere, e nessuno denuncerà gli evasori, non avendone alcuna convenienza. Questo renderà insopportabile ogni sacrificio, insieme al forte peso simbolico del non-intervento sui costi della politica -la casta non voterebbe mai una manovra che contenesse seri provvedimenti anti-casta-. Quanto a questioni simboliche, anche la Chiesa -la Cei concorda sul fatto che la manovra avrebbe potuto essere più equa- dovrebbe spontaneamente offrirsi fare la sua parte, versando l’Ici sul suo cospicuo patrimonio immobiliare, circa 50 mila immobili sul territorio italiano in gran parte non adibiti a esercizio del culto.

Sul “modello”. Leggo sul Corriere, non su un foglio rivoluzionario, le riflessioni del premio Pulitzer Adam Haslett: “Sia al di qua che al di là dell’Atlantico, le esigenze delle élite finanziarie si scontrano con la volontà popolare, apertamente ignorata” (…) “E’ assai poco rincuorante constatare che l”attuale crisi non rappresenta che un semplice ingranaggio nell’evoluzione storica complessiva del capitalismo occidentale, che continua a redistribuire la ricchezza verso l’alto, a indebolire le istituzioni democratiche e a concentrare il potere nelle mani di pochi individui“. Considerazioni perfino “banali”, che raccontano qualcosa che è sotto gli occhi di tutti.

Molto difficile che siano dei professori di economia a portarci fuori da questa idea di economia.

Ci sarebbero tantissime altre cose da dire. Ne dico almeno un’altra: si conferma l’idea che le donne conquistino la parità lavorativa solo in uscita (età pensionabile), con pensioni mediamente inferiori del 30 per cento a quelle degli uomini, continuando a erogare -anzi aumentando- le loro prestazioni di welfare vivente. Su questo conviene a tutti continuare a non vedere e a tacere. Mi auguro che non tacciano le donne di Se non ora quando che l’11 dicembre manifesteranno a Roma.

L’augurio è che la partita non sia ancora del tutto chiusa. Il problema è come riuscire a farsi sentire.

Donne e Uomini, Politica Novembre 27, 2011

Snoq Milano: ben fatto, amiche

elfo puccini, ieri

Davvero una buona giornata, quella indetta ieri da Se non ora quando Milano al suo debutto ufficiale.

La sala dell’Elfo Puccini pienissima per 4 ore di discussione intensa, concentrata, partecipata, mai retorica. Clima ottimo, la grande ricchezza delle differenze -molte, se Dio vuole- che si è messa alla prova, e l’ha superata: le rappresentanti di tutti i comitati regionali + ospiti estraregionali, donne di associazioni, sindacati, partiti e molte “singole”. Anche se tutte, come da carta d’identità di Snoq, partecipano nella loro singolarità. Chiarite le difficoltà con le “romane”. Un piano di lavoro intenso e articolato localmente su  rappresentanza, lavoro e welfare, rappresentazione dell’immagine della donna. Manifestazioni “di piazza” l’11 dicembre a Roma e forse in altre città (qui il calendario di tutto appena sarà definito).

Porto via il senso di una cosa forte e vera, che si arricchisce via via di complessità e sfumature. La novità che mi ha molto colpito, per dire un’impressione personale, è il desiderio posto dalle più giovani di pratiche realmente trasformative, che vadano oltre gli schieramenti destra e sinistra. Perché l‘ordine simbolico femminile abbia campo nello spazio pubblico contro la prepotenza del dominio maschile (più Yin, meno Yang). Per una produzione di senso sul piano dei valori, in contrapposizione radicale con il berlusconismo (sono ragazze cresciute in questo quasi-ventennio).

Se posso dire (l’avrei detto anche ieri, ma non ne ho avuto il tempo), porrei una maggiore e più diretta attenzione ai temi dell’economia, della crescita, del modello di sviluppo: perché è proprio lì che dovremo esercitarci e dare il nostro meglio.

Su almeno un paio di cose siamo tutte d’accordo: rimettere la vita e i suoi bisogni al primo posto, e portare la nostra differenza nei luoghi in cui si decide per il bene comune.

Ben fatto, amiche!

Ne approfitto per darvi notizia di un’iniziativa organizzata da Donne In rete a Milano, 5 dicembre, su Donne, benessere e alimentazione in vista di Expo 2015. Dalle 9 alle 13 c/o Unione Femminile Nazionale, corso di Porta Nuova 32. Partecipano Rosaria Iardino, Claudia Sorlini, l’assessora Chiara Bisconti, Marilena Adamo, Arianna Censi, Viviana Carfì e altre/i.

 

Donne e Uomini, Politica Novembre 16, 2011

Se non ora… l'11 dicembre!

Care donne che eravate in piazza con noi il 13 febbraio, a rivendicare dignità e rispetto, care tutte le altre, italiane per nascita o per scelta.

Care donne che non hanno perso il coraggio, la voglia di esserci, il progetto di contare, la speranza di uscire da questi anni di fango.

Care donne singolari e plurali, diverse l’una dall’altra, sorelle compagne amiche, figlie e madri, siamo di nuovo qui, tutte unite, perché  tutte unite siamo una forza e con “una forza” è ora che facciano i conti. Tutti.

Siamo una forza, per quante siamo e per come siamo.

Siamo quelle che tengono insieme affetti e lavoro, cura e responsabilità, libertà e senso del dovere.

Siamo quelle che il diritto di essere cittadine se lo guadagnano giorno per giorno sulle barricate della vita quotidiana.

Non c’è da uscire solo da una crisi economica, ma da una crisi politica, una crisi istituzionale, una crisi morale, da una logica, un immaginario, un ordine.

In questo passaggio difficile non possiamo tirarci indietro, perché non può tirarsi indietro chi regge questo paese sulle proprie spalle.

Le donne non possono mancare per ridare all’Italia la dignità che ha perso, per ridarle credibilità, nel mondo, in Europa. Perché vogliamo restare in Europa e lavorare per un suo reale governo politico. Ma soprattutto non possono mancare per una politica che sia radicata alle necessità vere di donne e uomini.

Democrazia vuol dire donne e uomini insieme al governo, capaci di far parlare le loro vite diverse.

E anche così dovranno essere democratiche le aziende, le banche, le istituzioni, le fondazioni, le università. Tutto.

E che nessuno ci venga a dire che questo non è il momento.

Per anni abbiamo votato una rappresentanza irregolare, composta da una maggioranza schiacciante di uomini. Abbiamo votato in cambio di niente, infatti questo paese non ci somiglia, non ci racconta. Ma adesso basta.

Adesso, attenti: una donna un voto. Quando  chiederanno il nostro voto non lo daremo più né per simpatia, né per ideologia, ma solo su programmi concreti e sulla certezza dell’impegno di 50% di donne al Governo. Il 50% non è quota rosa, non serve a tutelare le donne, serve a contenere la presenza degli uomini, non è un fine, ma solo un mezzo per rendere il paese più vivibile ed equilibrato, più onesto, più vero.

I partiti indifferenti perderanno il nostro voto.

E voi uomini, che ci siete stati amici, che ci avete seguiti nelle piazze del 13 Febbraio, credetelo: la nostra forza è anche la vostra. E’ per un bene comune che stiamo lottando. Un Paese senza la voce delle donne è un paese che va a finir male, verso una società triste e lenta, ingiusta, immobile, volgare e bugiarda.

Bisogni e desideri delle donne possono già essere un buon programma di governo. Sappiamo più degli uomini quanto oggi sia difficile vivere, difficile lavorare, mettere al mondo figli, educare, difficile essere giovani, difficile essere vecchi. Le nostre competenze non le abbiamo guadagnate solo sui libri, ma anche dalla faticosa e spesso terribile bellezza della vita delle donne.

La nostra storia ci insegna che non serve lamentarsi. Non ci basta più quella specie di società equilibrista e funambola che abbiamo inventato, in completa assenza dello Stato, per poter vivere decentemente e far vivere decentemente.

La società civile è più donne che uomini.

E’ ora di cambiare, cittadine!

L’11 Dicembre 2011, in tutte le città d’Italia

Donne e Uomini, Politica Novembre 12, 2011

Certe che ci ascolterà

Lettera di Se non ora quando al Presidente Napolitano.

 

Al Presidente della Repubblica

Giorgio Napolitano

 

Le donne, protagoniste di un grande moto di risveglio civile e morale della società italiana, si rivolgono a Lei signor Presidente, impegnato come non mai nella difficile opera di salvaguardia della coesione e delle speranze del popolo italiano – perché si faccia interprete della urgente necessità di dare pieno valore alle grandi energie e competenze femminili nella nuova stagione politica che si apre.

Fiduciose della Sua attenzione 

Le porgiamo i nostri grati saluti

Comitato Promotore Se Non Ora Quando

 

 

Roma 12 novembre 2011

Donne e Uomini, Politica, Senza categoria Novembre 6, 2011

E' il momento di incassare

Signore e anche signori, segnatevi da qualche parte questo nome: GUIDO CROSETTO, attualmente sottosegretario alla difesa, protagonista della seguente vicenda:

Omnibus, trasmissione di La Sette. La giornalista della Stampa Antonella Rampino nel corso del dibattito fa riferimento alle “spogliarelliste” elette nelle liste del centrodestra. A telecamere spente, il suddetto Crosetto cerca di intimidirla, umiliandola: “Tanto a te non ti spoglia nessuno“. Più tardi profferirà inutili scuse.

Segnatevi il nome di Crosetto, e segnatevi anche questi, in particolare se siete siciliani: GRECO (GRUPPO MISTO), ARICO’ (FLI), CASCIO SALVATORE (PID, CORONA (PDL), CURRENTI (FLI), D’ASERO (PDL), DI MAURO (MPA), FALCONE (PDL), FEDERICO (MPA), LEANZA EDOARDO (PDL), MINEO (FORZA DEL SUD), POGLIESE (PDL). Sono i parlamentari regionali che hanno chiesto e ottenuto lo scrutinio segreto nel voto sulla doppia preferenza di genere per poterlo tranqullamente impallinare senza assumersene la responsabilità.

Naturalmente non dimenticate IGNAZIO LA RUSSA, protagonista di molte indimenticabili machate, il coordinatore del Pdl lombardo MANTOVANI, quello che ha detto che le vere gnocche stanno a destra, e così via.

Ci vorrebbe la pazienza di mettersi qui a fare tutto l’elenco, certamente sterminato, di tutti i politici che hanno gravemente offeso le donne di questo paese, SILVIO BERLUSCONI in testa. Ma ne varrebbe la pena. Perchè -lo dico a tutte le amiche di Se non ora quando– se si decidesse di diffonderlo, insieme all’indicazione “non votate le liste che candidano questi signori”, rivolta a donne e a uomini di buona volontà, sarebbe una cosa davvero ben fatta. Questi signori si sono presi una libertà che ora devono pagare, e in modo molto salato. 

Ecco una delle moltissime cose che si potrebbero fare in preparazione delle sempre più imminenti elezioni politiche, e di tutte le altre elezioni in calendario. Benché la cosa grande che Se non ora quando avrebbe da fare sarebbe una: indire a breve una grande manifestazione nazionale in cui torni chiaramente a palesarsi la soggettività politica delle donne di questo Paese, e in cui si vada a sintesi, dicendo questo: abbiamo aperto le danze, e ora le chiudiamo. Abbiamo chiesto per prime a febbraio le dimissioni di Berlusconi e la fine della politica macha, e ora siamo qui a incassare quel 50/50 e quel doppio sguardo (che nessun partito, badate bene, si sta preparando a garantire: anche l’accenno di Bersani, ieri in piazza San Giovanni, è stato alquanto timido) che costuisce la condizione minima per poter ricostruire il Paese in giustizia ed equità. E anche la condizione minima per guadagnarsi il consenso delle donne. Il Paese è prontissimo, è la politica a non esserlo.

Se tanto mi dà tanto, ci stiamo avvicinando all’obiettivo. Ma c’è ancora molto da lottare. Nessuna illusione.

Donne e Uomini, Politica Ottobre 16, 2011

Ecco perché toccava alle donne

Il 13 febbraio si è svolta in tutte le città italiane una manifestazione immensa, con ogni probabilità la più grande che si sia mai vista nel nostro paese, e totalmente pacifica, indetta dalle donne di Se non ora quando. Lì non si sono visti black bloc né altri imbecilli: e smettiamola di nobilitarli con questo nome suggestivo, le parole contano tantissimo. Lì non era proprio aria. Le forze dell’ordine hanno osservato i cortei che sfilavano e le piazze che si riempivano in tutta tranquillità. Lì non era possibile pensare di infiltrare provocatori e violenti. I black bloc e gli infiltrati sono sempre maschi. Dove ci sono tante donne, c’è maggiore sicurezza sociale.

Ecco perché anche questa piazza avrebbero dovuta chiamarla le donne: in tante e tanti guardavano a loro, per l’iniziativa. Non avremmo visto le cose che abbiamo visto ieri, o si sarebbe comunque trattato di episodi marginalissimi. Non avremmo assistito a questo rigurgito di passato, che non esprime affatto lo spirito del tempo ma solo il cretinismo e l’irresponsabilità di chi crede che la violenza sia legittima e che costituisca una soluzione. C’erano anche altre ragioni per questa piazza, prima fra le quali tornare a mostrare la soggettività politica femminile, ribadire che non è stata episodica, che senza una radicale femminilizzazione della rappresentanza e delle istituzioni, con tante donne e nei modi delle donne, ogni cambiamento in questo paese sarà fittizio.

Se non ora quando ha scelto un altro percorso: non una nuova piazza, ma il cammino per la costruzione del futuro politico imminente. Io credo che si sarebbero potute fare entrambe le cose. Il disastro di ieri a Roma mi conferma nel mio convincimento. Oggi sono pentita per non aver insistito.

Donne e Uomini, economics, Politica Settembre 21, 2011

Se non ora, a breve. E se non le donne, chi?

il 13 febbraio a milano

A quanto pare sono le donne il vero “soggetto” politico in questo Paese. Si guarda a loro per il cambiamento, in tutti i sensi. Per il rinnovamento politico, per la rinascita economica. E anche gli uomini, sempre più uomini -tolti quelli della politica e dei partiti, tolti gli uomini che occupano i posti di potere- cedono loro il passo.

Una manovra durissima, soprattutto per le cittadine, e a quanto pare inefficace, e ti senti lo sguardo addosso: “Che cosa dite? Che cosa fate?”. Tutti sentono che la forza è lì, e solo lì. Nessun partito, nessun sindacato oggi ha lo stesso potere di mobilitazione e di proposta politica, ed è bene che le donne lo tengano presente, perché loro stesse forse sono incredule e comprensibilmente un po’ spaventate da questa immane responsabilità. Fra qualche giorno leggerete un sondaggio esclusivo di Io donna che dà una precisa dimensione a ciò che dico, e con i suoi risultati sorprendenti dà forma a questa domanda che il Paese reale rivolge alle donne, a questa fiducia nella loro forza e nella loro competenza.

Bisogna che noi donne lo teniamo ben presente, perché non lo leggeremo sui giornali, salvo eccezioni, e non lo sentiremo alla tv. Il Paese virtuale, il Paese fittizio costituito da uomini che non vogliono perdere le loro posizioni con relative rendite, preferisce rappresentarci in un altro modo. Minori, vittime, preferibilmente svestite, e a disposizione di ogni bisogno maschile, dalla scarica sessuale al soddisfacimento di qualunque necessità materiale, materia prima e risorsa illimitata, da sfruttare senza riserve, roba che “deve circolare” (e quanti uomini di buona volontà si sono profondamente vergognati per la boutade…)

Sarà quindi bene che le donne rinfreschino la memoria a questa gente, dimostrando che il 13 febbraio non è stato uno scherzo, non è stata una scarica motoria priva di conseguenze, che il Paese reale ne è uscito cambiato nel suo Dna. Sarà bene che le donne oggi dettaglino la loro proposta politica. A quanto pare le cose si stanno muovendo in questo senso, a quanto si stanno scaldando i motori.

Vi tengo aggiornate/i. Intanto ascoltate che cosa ha da dirci questa signora, una di quelle che hanno riportato galla a un paese in bancarotta, l’Islanda. Sentite quando racconta di sua madre e delle altre islandesi che un bel giorno hanno incrociato le braccia tutte insieme, fermando le attività produttive, e anche il lavoro di cura, e di quando è stata eletta la loro presidente…

http://www.ted.com/talks/lang/ita/halla_tomasdottir.html#.TniunJUrwho.facebook

Donne e Uomini, Politica Settembre 12, 2011

Contrattacco?

Le donne di questo paese, quelle che l’hanno scaravoltato il 13 febbraio, che poi si sono ritrovate a Siena, che stanno costantemente in rete, avrebbero avuta in queste ultime settimane molta altra materia di extramobilitazione: dalla manovra, che fa sempre più conto sulle loro forze di welfare vivente beffandole con la parità a senso unico dell’età pensionabile, alle orripilanti barzellette-lapsus del ministro Sacconi, al ringalluzzirsi delle pubblicità sessiste, quelle che contano sull’appeal del corpo femminile per eccitare i consumi depressi (vedi i recenti casi Fracomina, ambigue affissioni sugli autobus cittadini, o le mutande maschili indossate da bella ragazza).

Non sta capitando. Le reazioni sono state piuttosto doverose e flebili. C’è da capire perché. E’ stanchezza? Sfiducia? O si stanno semplicemente raccogliendo le forze per un nuovo slancio, preferibilmente in zona elezioni? Lo dico perché perfino una conquista minima (e anche grande), come quella del rispetto, può essere messa in pericolo da questo apparente senso di smobilitazione. Il contrattacco si sente nell’aria. Anche la grande stampa, che pure per una volta aveva dovuto dedicare molte pagine alle questioni poste dalle donne, attribuendo loro un’egemonia nella lotta per il cambiamento, sembra riassestarsi su un’ordinaria disattenzione, e anzi tende a silenziare il tema della distribuzione dispari dei sacrifici imposti da una manovra che costerà più alle donne che agli uomini. Anche Maurizio Ferrera, autore del dibattutissimo “Fattore D”, nel suo editoriale in prima sul Corriere di oggi, in cui pure si parla di pensioni e di welfare, bypassa del tutto la faccenda.

Che cosa sta capitando, mi chiedo? E non puntando l’indice, ma per proporre-rci una riflessione.