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ricambio

Donne e Uomini, giovani, Politica Dicembre 3, 2012

Fate una carezza ai giovani renziani

Ho votato alle primarie, e non ho votato Matteo Renzi. Sono contenta del risultato netto di Bersani. Ora inizia la corsa verso #Palazzo Pigi. Ma intorno a me c’è molta delusione, che ascolto con la massima attenzione.

I ventenni che frequentano la mia casa erano tutti fervidamente per Matteo Renzi. Per molti di loro è stata la prima vera battaglia politica. Oggi si sentono nuovamente respinti ai margini, frustrati nel loro legittimo desiderio di protagonismo, politicamente insignificanti. Matteo Renzi significava per loro poterci finalmente essere, e contare.

Qualche giorno fa ho tenuto una conferenza all’Università di Madrid. Lì non è affatto strano che un/una trentenne sia responsabile di dipartimento. Ci sono giovani e donne dappertutto. La Spagna è affaticata da una crisi economica furiosa, le cose vanno peggio che da noi. Ma in questi anni il rinnovamento e il ricambio è stato forte. Vai lì e ti rendi conto fino in fondo di quanto ci sono costati 17 anni di berlusconismo, nel caso ci fosse qualche dubbio. Dal punto di vista dei diritti -compreso quello di contare politicamente anche se non sei un maschio ultrasessantenne- ci hanno doppiato e superato.

Il nostro maschilismo e la nostra gerontocrazia fanno un tutt’uno. Capisco bene la delusione dei giovani e giovanissimi renziani di fronte alla prospettiva di rivedere “le solite facce”, di continuare con la solita vita, che NON è una bella vita. Perché è una vita orba di futuro, e priva di parola.

Nel suo discorso di ieri, che mi è piaciuto, Pierluigi Bersani ha messo al centro il lavoro e il ricambio generazionale. Non aspetterei un solo istante, se fossi in lui, per dare prova di questo secondo intento. Comincerei da subito, con una serie articolata e capillare di iniziative per chiamare i giovani a partecipare attivamente alla costruzione del programma di governo. Abbiamo bisogno di loro, della freschezza del loro punto di vista, senza il quale il Paese non può andare avanti. La loro energia e la nostra responsabilità, l’una non può fare a meno dell’altra, contro il becerismo della rottamazione, il più grave errore di Matteo Renzi.

Ricambio non significa solo mandare a casa un po’ di gente e fare primarie per le candidature, favorendo il turnover. Vuole dire uno scambio fitto a ogni livello, e da subito (vale anche per il centrodestra).

Facciamoci venire presto delle idee.

p.s. Su Renzi “comunicatore” vi suggerisco la lettura di questa ottima analisi di Giovanna Cosenza.

Politica Agosto 31, 2012

Fujetevenne! (ragazzi con la valigia)

 

Sono un po’ avvilita, stamattina. Parli dei figli con altre madri e altri padri, ed è regolare: “Devono fare un’esperienza all’estero”. Sotto sotto sperando e temendo che a Londra, Parigi, Berlino o Shanghai, dopo aver imparato bene la lingua, lui/lei trovino un’occasione per non tornare più.

Risparmiare, tirare la cinghia per dare ai ragazzi questa chance, che vuole dire che se tutto va bene potresti anche averli tanto lontani, magari per sempre. Ho in mente una coppia di amici, con la loro unica amatissima figlia a lavorare in Cina, flosci come una pianta senz’acqua. Ora che si è trasferita in Europa, a un’oretta di volo, sembrano rinati.

Tantissimi di noi hanno alle spalle lontananze e bastimenti. Mia nonna Elena era nata americana di Pittsburgh. E’ tristissimo che ci debba ricapitare. Anche se li chiamiamo master, esperienze e così via. Dover dire a tuo figlio “Vattene”, quando invece vorresti tenertelo vicino (non è umano?). Fujetevenne: una volta era un destino che toccava soprattutto ai giovani del Sud. Ora tocca a tutti.

La cattiva politica, tra il molto male che ha fatto alle nostre vite, ha fatto anche questo. Perciò non sopporto l’idea che quelli che hanno fatto questa cattiva politica ritengano di avere il diritto di ritornare, pressoché tutti, liquidando con arroganza ogni volontà di rinnovamento. Perché chi ha fatto male oggi dovrebbe sapere fare bene?

Non sono semidei. Sono solo uomini -e quelle pochissime donne cooptate da uomini- che hanno mostrato di non essere all’altezza delle responsabilità che si sono liberamente assunti. Chi amministra male un’azienda, presto o tardi deve lasciare. Perché mai la regola non dovrebbe valere, e a maggior ragione, per chi ha amministrato male un Paese?

Non parlo di maggioranze e opposizioni. Parlo di un’intera classe politica, vecchia e fallimentare, che dovrebbe rassegnarsi a mollare. Non può essere che il legittimo desiderio di rinnovamento, condiviso dalla grandissima maggioranza delle cittadine e dei cittadini, venga tacciato di grillismo e liquidato sprezzantemente a parolacce. Sono loro, non i giovani, che se ne devono andare.

E se contano sulla rassegnazione fanno un grandissimo errore.

ambiente, economics, Politica Maggio 30, 2012

Un Paese che trema

Partecipato ieri sera a un dibattito a Milano. Un po’ di Pd, un po’ di giunta arancione, Sant’Egidio, e così via.

Fortemente impressionata dal fatto che, a parte Sant’Egidio (e le cose che ho detto anch’io, si parva licet), parlando delle possibili vie d’uscita in vista del 2013 si è discusso sostanzialmente di combinazioni e alleanze, insomma di come sopravvivere al terremoto che scuote partiti e istituzioni, glissando sul tema del ricambio, non esprimendo contenuti e visioni.

L’idea è che gran parte delle energie nella vita interna dei partiti continuino a essere spese in questo modo, nella dialettica tra correnti, nella lotta per l’attribuzione di posti e posizioni, e che il programma sia una specie di prestampato che viene tirato fuori dal cassetto all’ultimo, eventualmente aggiornato con qualche trovata dell’ultim’ora.

Una volta in un dibattito ho domandato a un’esponente di primissimo piano di un grande partito quale fosse la sua visione, e la risposta è stata “la Costituzione”. Perfetto, ma la domanda era un’altra.

Io, per esempio, che non ho come obiettivo salvare un partito, ma salvare, per dirla alla buona, il nostro Paese che trema e il futuro dei nostri figli, garantendo al maggior numero la possibilità di vivere decorosamente e meno infelicemente possibile , tengo nel mio orizzonte l’idea di un Paese che possa costituire un’avanguardia nel mondo dal punto di vista della riconversione energetica e ambientale -la Biosphere Valley di Jeremy Rifkin- e un modello di sviluppo che abbia al centro la bellezza e la generosità del territorio, l’abbondanza di testimonianze culturali, un’elevata qualità di vita basata sulle relazioni e non sul consumo. Magari è un’idea bislacca, ma è pur sempre un’idea.

Come si pensa di poter salvare qualcosa -il Paese, innanzitutto, ma anche i partiti e le istituzioni- senza mai esprimere un solo contenuto?

Visione e innovazione: come si può pensare di scamparla senza questo?

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, Politica Febbraio 11, 2012

Come si fa con questi partiti?

Al momento abbiamo la democrazia, non si è ancora inventato niente di meglio.

E la democrazia prevede i partiti, ancora (idem come sopra).

Tutti -forse tranne i partiti- vogliono l’innovazione dei partiti.

Quelli che decidono nei partiti, se innovassero, dovrebbero rinunciare alle loro rendite di posizione. E tra l’innovazione e suddette rendite, scelgono le seconde. E’ umano, anche se miope. E quando si decidono ad aprire a nuove logiche e nuovi linguaggi, portando a casa un notevole consenso (vedi il caso Boeri a Milano, ma non è il solo), subito dopo richiudono, isolando e delegittimando l’outsider che gli ha portato un bel po’ di voti e di attenzione.

Il dibattito sulla legge elettorale lascia intravedere la tentazione forte di non rinunciare a decidere i candidati e soprattutto gli eletti (sanno benissimo che se decidessero gli elettori la gran parte di loro andrebbe a casa).

In più c’è il problema non indifferente che gli elettori identificano il partito con gli amministratori eletti, e non con funzionari e burocrati che pretendono di tenere il pallino in mano, sostenendo che i veri professionisti della politica sono loro, e senza professionisti la politica non si fa (mentre stiamo vedendo che invece si fa). 

Insomma, abbiamo un problema: come innovare i partiti se la maggior parte di coloro che decidono nei partiti non ha alcun interesse a innovare e fa prevalere ragioni di carriera personale sull’amore per il mondo?

Intanto teniamo d’occhio la discussione sulla legge elettorale, lo dico soprattutto alle donne, che tendono a non occuparsene, facciamo in modo di capire molto bene che cosa hanno intenzione di fare, stiamogli addosso.

E poi vediamo se ci vengono altre idee. Se ne avete, postate qui -ma in modo stringato, il web non regge paginate-.

 

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, Politica, Varie Gennaio 26, 2009

SUONATE LE CAMPANE!

Massimo D’Alema, stasera da Crozza: “Dobbiamo fare largo a una nuova generazione politica (e all’altro sesso, aggiungo io…). Il presidente degli Stati Uniti ha meno di 50 anni. Non tocca più a noi. Serve un ricambio”. (

Sbaglio, o è il primo a dirlo? Le nostre preghiere sono dunque state ascoltate? Suonate le campane!

Donne e Uomini, economics, Politica Dicembre 11, 2008

LUSSI CHE NON CI POSSIAMO PERMETTERE

madonna dei raccomandati

madonna dei raccomandati

L’Italia è tecnicamente in recessione, e ci sono lussi che decisamente non ci possiamo più permettere. Il primo lusso a cui è necessario rinunciare è quello di tenere fuori i meritevoli, i talentuosi e i creativi perché fanno paura e sono poco controllabili, non si accomodano placidamente otto ore alla scrivania a limarsi le unghie o a cincischiare al computer, hanno idee innovative, pretese di cambiamento e costituiscono una minaccia per le gerarchie sonnacchiose.

La meritocrazia non è solo uno slogan elettorale, e può comportare manovre molto dolorose. La congiura dei mediocri contro il talento, perversione della democrazia, deve essere fermata. La quota di raccomandati, cooptati, garantiti, assistiti deve essere riportata a dimensioni fisiologiche. Va restituito spazio ai migliori, nel lavoro, nella ricerca, in politica. Ovunque. Si devono creare le condizioni perché la loro eccellenza non venga più sacrificata.

Questo significa che le regole di accesso, i tempi e i modi dell’organizzazione del lavoro, la logica delle retribuzioni devono rapidamente cambiare, e che le classi dirigenti si devono rapidamente rinnovare. L’obiettivo numero uno è questo. Il che, nel nostro malconcissimo paese, non così lontano dalla Grecia, si fa piuttosto facilmente. Basta aprire da subito spazi alle donne e ai giovani, tenuti fuori dalla gerontocrazia maschile. Un ricambio sessuale e generazionale bell’e pronto. Da subito, però. O di qui non usciremo vivi.