Ho votato alle primarie, e non ho votato Matteo Renzi. Sono contenta del risultato netto di Bersani. Ora inizia la corsa verso #Palazzo Pigi. Ma intorno a me c’è molta delusione, che ascolto con la massima attenzione.

I ventenni che frequentano la mia casa erano tutti fervidamente per Matteo Renzi. Per molti di loro è stata la prima vera battaglia politica. Oggi si sentono nuovamente respinti ai margini, frustrati nel loro legittimo desiderio di protagonismo, politicamente insignificanti. Matteo Renzi significava per loro poterci finalmente essere, e contare.

Qualche giorno fa ho tenuto una conferenza all’Università di Madrid. Lì non è affatto strano che un/una trentenne sia responsabile di dipartimento. Ci sono giovani e donne dappertutto. La Spagna è affaticata da una crisi economica furiosa, le cose vanno peggio che da noi. Ma in questi anni il rinnovamento e il ricambio è stato forte. Vai lì e ti rendi conto fino in fondo di quanto ci sono costati 17 anni di berlusconismo, nel caso ci fosse qualche dubbio. Dal punto di vista dei diritti -compreso quello di contare politicamente anche se non sei un maschio ultrasessantenne- ci hanno doppiato e superato.

Il nostro maschilismo e la nostra gerontocrazia fanno un tutt’uno. Capisco bene la delusione dei giovani e giovanissimi renziani di fronte alla prospettiva di rivedere “le solite facce”, di continuare con la solita vita, che NON è una bella vita. Perché è una vita orba di futuro, e priva di parola.

Nel suo discorso di ieri, che mi è piaciuto, Pierluigi Bersani ha messo al centro il lavoro e il ricambio generazionale. Non aspetterei un solo istante, se fossi in lui, per dare prova di questo secondo intento. Comincerei da subito, con una serie articolata e capillare di iniziative per chiamare i giovani a partecipare attivamente alla costruzione del programma di governo. Abbiamo bisogno di loro, della freschezza del loro punto di vista, senza il quale il Paese non può andare avanti. La loro energia e la nostra responsabilità, l’una non può fare a meno dell’altra, contro il becerismo della rottamazione, il più grave errore di Matteo Renzi.

Ricambio non significa solo mandare a casa un po’ di gente e fare primarie per le candidature, favorendo il turnover. Vuole dire uno scambio fitto a ogni livello, e da subito (vale anche per il centrodestra).

Facciamoci venire presto delle idee.

p.s. Su Renzi “comunicatore” vi suggerisco la lettura di questa ottima analisi di Giovanna Cosenza.

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