Il viceministro Martone dovrebbe usare un altro linguaggio.

Amo il turpiloquio, ma non era il caso. Ha detto, per chi non lo sapesse, che i ragazzi che si laureano dopo i 28 anni sono “sfigati”. Purtroppo sono sfigati anche quelli si laureano a 23, perfettamente nei tempi, e anche cum laude, e cominciano a girare a vuoto, tra la ricerca di un lavoro e un master a tempo perso. “Tutta la vita davanti” l’avrà visto anche lui.

E’ vero che ai ragazzi va data una scossa: nati nel burro e negli agi, non sono affatto attrezzati per la lotta. Gli va spiegato con chiarezza che è più facile imparare un lavoro nella prima metà della ventina, che poi. Che ciondolare ad libitum nei chiostri delle nostre antiche università non è buona cosa.

Ma è anche vero che nelle nostre università non si impara a lavorare. E allora è meglio uno che si laurea non dico a 28 ma a 25 o 26 avendo già una buona pratica lavorativa, alternando momenti di studio più intensi a fasi di apprendistato serio, perchè tra i 20 e i 25 è il momento giusto per “farsi le ossa”, che uno che si laurea perfettamente nei tempi e si ritrova scaraventato nel nulla.

Insomma, da un viceministro ci si aspetta che indichi qualche soluzione, e non solo, un po’ sprezzantemente, il problema.