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laura puppato

Donne e Uomini, Politica Novembre 26, 2012

Il Pd è ben poca cosa. Quello che conta è il Paese

Al di là del fatto che io vada a votare al ballottaggio e per chi, cosa del tutto insignificante, un paio di considerazioni all’inizio di questa settimana politica di fuoco:

1. troppa gente ha votato Renzi per punire Bersani, o Bersani per fermare Renzi. Vendola ha ragione: queste primarie, nonostante la sua presenza e quella di Tabacci, sono state intese come un congresso del Pd, con relativa resa dei conti. Non dovrebbe essere così. Queste primarie, con relativo ballottaggio, dovrebbero servire al centrisinistra per indicare la figura più adatta all’incarico di Presidente del Consiglio. Il Presidente di tutti, quindi, messo lì per il bene di un Paese che di bene ha tanto bisogno. Paradossalmente io potrei essere “renziana” ma ritenere Bersani più adatto a quell’incarico, e viceversa. Questo sarebbe un voto maturo e responsabile. Questa la logica, e non quella del redde rationem e dei mal di pancia interni. E invece anni e anni di rospi ingoiati sembrano avere la meglio, e la cosa è molto preoccupante. Gente di perfetto buon senso che si fa inebriare dall’odore del sangue.

2. sento perfino ragionamenti del tipo: “ok, non è difficile che vinca Bersani, ma non riuscirà a mettere in piedi una maggioranza, e se ci riuscirà sarà talmente risicata che il governo rischierà di cadere a ogni colpo di vento” (il tutto detto con notevole soddisfazione). Eh no, non ci siamo, amiche e amici. Non si può pensare di sacrificare il Paese a un congresso permanente e ad libitum. Il Pd, con tutto il rispetto, è ben poca cosa rispetto al bene comune (non è a questo, del resto, che le pèrimarie sono dedicate?) che richiede idee chiare, determinazione, senso di responsabilità e un governo affidabile e stabile. E’ questo l’obiettivo da perseguire. Lo dobbiamo ai nostri figli, per dirla un po’ melodrammaticamente (ma neanche troppo).

3. di “personale” lasciatemi dire solo questo: che sono contenta di aver sostenuto Laura Puppato. Perfettamente consapevole, com’è ovvio, di aver partecipato a una battaglia di minoranza che tuttavia, specie al Nord, qualche piacevole sorpresa l’ha riservata. La figura di questa donna, fino a un mese fa perfettamente sconosciuta fuori dal Veneto, è stata messa a fuoco in tempi rapidissimi e con una certa precisione, e i suoi temi condivisi, nonostante la forza spettacolare e centripeta del duello maschile. Diciamo che è un buon inizio, la sua partita comincia ora. Nella quale partita di interessante c’è anche questo, ben oltre le percentuali: Puppato è la sola in questa compagine a poter dialogare programmaticamente con il Movimento 5 stelle che, a quanto pare, potrebbe diventare il secondo partito del Paese. Grillo la stima, e la cosa non è politicamente irrilevante. Come con Crocetta in Sicilia, su Puppato potrebbe incardinarsi un dialogo a livello nazionale. Non dico che sarebbe bene o che sarebbe male, dico solo che sarebbe una possibilità.

Infine una piccola lamentazione, se posso: sono molto delusa da Se Non Ora Quando, e più in generale dall’atteggiamento di sordità di troppe donne di fronte a un’occasione com’è stata questa di Laura (e come potrebbe essere, nel centrodestra, una buona candidatura femminile). C’è ancora troppo da lavorare per arrivare a cambiare le cose, e io non so se ho ancora voglia di ammazzarmi.

P.S. Terrore. Ma se un giornalista del New York Times
mi chiedesse: com’è che Se Non Ora Quando ha appoggiato
Bersani, Vendola, forse un pochino pure Renzi,
e praticamente per nulla Laura Puppato,
io che gli rispondo?

leadershit, Politica Novembre 23, 2012

Contro il “voto utile” (non è tempo di nasi turati)

Chi domenica voterà alle primarie del csx (ci si può preregistrare qui) lo sa:

c’è una forte pressione per il cosìddetto “voto utile”, concentrato sui duellanti Bersani e Renzi. Anche chi si riconosce maggiormente negli altri competitor, Puppato, Tabacci e Vendola, viene invitato a “non disperdere il voto” e a schierarsi di qua o di là.

Spiego perché questo supposto “buon senso” non mi convince affatto:

1. CENTRO E PERIFERIA   Questo iper-realismo diminuisce la ricchezza del voto e ostacola il cambiamento, che arriva sempre dalla “periferia”.

2.  VOTO “CONTRO”   Una quota considerevole di consensi per l’uno o l’altro dei principali competitor è un voto “contro”: voto Renzi non perché mi convinca, ma per fare fuori Bersani; voto Bersani non perché lo considero il più adatto alla premiership, ma perché devo arginare Renzi. I conti interni al partito rischiano di prevalere, ma il senso vero delle primarie è la scelta del possibile premier. Votare contro, o secondo queste logiche, fa scivolare in secondo piano il bene del Paese, che dovrebbe invece rimanere la stella polare.

3. THE WINNER IS…   Il vero vincitore del dibattitone su Sky -parere unanime- è stato il confortevole senso di squadra, l’idea di un team che tiene insieme le differenze in vista di un progetto unitario. Chi ha seguito in tv -io ero in studio- è andato a letto contento per avere visto non risse ma un costruttivo confronto di idee. Corrispettivamente, la vera vincitrice delle primarie deve essere la squadra. Ma quanto più il voto sarà polarizzato, tanto meno squadra avremo e tanto più “uomo solo al comando”, soluzione da sfuggire come la peste. L’offerta di “uomini soli” e di poche idee al comando dovrebbe bastarci e avanzare.

Il modo in cui ognuno di noi può contribuire al bene comune è portare autenticamente se stess*.Solo così il voto non è inutile.

Non è questo il tempo dei nasi turati.

p.s. Aggiungo un’altra considerazione, credo abbastanza “utile”. Parlando di governabilità, e osservando un Movimento 5 Stelle che tallona il Pd, potrebbe essere necessaria una o qualche figura del csx in grado di dialogare, almeno programmaticamente, con gli eletti di Grillo. Molto difficile che questa figura sia Bersani. Figuriamoci Renzi. Qualche possibilità, forse, per Vendola. Molte di più per Puppato.

 

Donne e Uomini, Politica, tv Novembre 14, 2012

La piega di Laura Puppato

 

Maggie e Laura

In rete si discute parecchio della piega di Laura Puppato. Pare non fosse abbastanza pettinata, al dibattito Sky. Mi vengono in mente i capelli di Nilde Jotti, ricordate? Portati ostinatamente raccolti sulla nuca, con una scriminatura in mezzo. E Tina Anselmi, l’altro “faro” menzionato da Puppato, che forse si guardava nello specchio una volta l’anno.

Curzio Maltese, su “la Repubblica” di ieri, osservando che il format al Teatro della Luna sembrava un abito su misura per Matteo Renzi,  (più tweet che risposte, slogan, telefonino sul leggio che riceveva sms), diceva che era “alto, giovane e bello”, lì, sulla platea di X Factor.

Negli ultimi due decenni la confusione tra politica e spettacolo è stata assoluta. Showmen e showgirl che diventavano parlamentari, deputati e presidenti del Consiglio tirati e inceronati. Questo è vero soprattutto per i più giovani, che in effetti non hanno mai visto altro.

La bellezza è una cosa seria, lo è sempre stata, anche per un condottiero. Se il comandante Che Guevara non fosse stato tanto fascinoso, non ci sarebbero ancora poster con la sua silhouette sui muri delle camerette di mezzo mondo. Perfino Gesù nelle immaginette è ritratto come un giovane di bellezza soave.

Ma che Pierluigi Bersani e Bruno Tabacci non si presentino in tv con la chierica pittata, o che Puppato non stia troppo lì a rimirarsi e non parli per slogan come una televenditrice sono difetti solo per i loro Avatar televisivi. Una certa noncuranza per la propria immagine oggi testimonia un cambio di linguaggio, una netta discontinuità con il dannato Truman Show in cui siamo stati costretti a vivere (ricordate? va tutto bene, i ristoranti sono pieni, mentre fuori dalla bolla infuriava la tempesta).

Stiamo cercando un premier, una persona capace e responsabile che ci porti fuori di qui, non un conduttore per “Vuoi essere milionario” (se la logica è questa, allora eleggiamo quel buon uomo di Gerry Scotti e non parliamone più). In questo senso lo stile di Renzi è dannatamente vecchio, il suo linguaggio non rompe con il berlusconismo.

Facciamolo capire soprattutto ai ragazzi: è solo colpa nostra, se fanno confusione.

 

Donne e Uomini, esperienze, Politica Novembre 7, 2012

Il coraggio politico delle donne

A quanto pare le donne sono state decisive per la vittoria di Barack Obama. E a quanto pare il tema dell’aborto è stato dirimente: il 39 per cento delle donne americane lo indicava come il tema numero uno, seguito (19 per cento) dal lavoro.

Lesson number one: imparare che insieme siamo una forza enorme, e non sottovalutare i temi biopolitici. La delibera di sapore pro-life che istituisce il camposanto “per i prodotti abortivi e per i prodotti del concepimento”, tenuta accuratamente chiusa in un cassetto, potrebbe costare cara al sindaco Renzi, candidato alle primarie del centrosinistra.

L’altra cosa che voglio dire è che serve un notevole coraggio al una donna per candidarsi in un posto ad alto tasso di responsabilità politica. C’è sempre il senso di uno strappo, di una forzatura contro un ambiente sfavorevole. L’altra sera, in una splendida e affollatissima serata milanese (centinaia di partecipanti, tra cui il sindaco Pisapia, la vicesindaca Maria Grazia Guida, Giulia Maria Crespi, Giorgio Galli, Francesca Zajzick, Carmen Leccardi, Bianca Beccalli, Lorella Zanardo, Marisa Guarneri, Adele Teodoro, Alessandra Kustermann e moltissime/i e altre/i) Laura Puppato, anche lei candidata alle primarie nazionali del centrosinistra, ha raccontato come il suo partito, il Pd, abbia perso nel 2010 una grande occasione non candidandola alla presidenza della Regione Veneto. Lei avrebbe vinto, mentre il candidato indicato ha perso, consegnando la vittoria alla Lega. Stavolta non ha aspettato nessuno, ha deciso e si è lanciata. Lo stesso ha fatto ieri Alessandra Kustermann: stanca di “aspettare Godot” ha rotto gli indugi, ufficializzando la sua candidatura alla presidenza della regione Lombardia, che, ha detto “è malata e va curata”.

Lesson numer two: anche se hai il partito dalla tua, anche se l’ostilità che ti circonda non è poi assoluta, devi essere tu a forzare i tempi ed entrare “a gamba tesa”. E quelle che lo fanno danno ampia dimostrazione di coraggio preliminare.

E poi c’è una lesson number three: il primo scoglio è poter nominare il tuo desiderio di assumere una responsabilità politica. Autorizzarlo, rompendo un tabù interiore fortissimo. Quasi sempre questo avviene nella relazione con un’altra donna che fa da specchio e “autorizza”, che svolge un ruolo maieutico e fa venire al mondo il desiderio, in un complesso legame che ristabilisce il filo spezzato della genealogia femminile.

Nel caso di Laura Puppato, l’ha raccontato lei stessa, l’altra è stata la mia collega Concita De Gregorio. Nel caso di Kustermann non so. Glielo chiederò. Ma sono quasi sicura che anche lei ne ha avuta una.

 

 

Donne e Uomini, Politica Ottobre 25, 2012

Se Non Ora Quando e Laura Puppato: parla Izzo

francesca izzo

Mi scrive Francesca Izzo, comitato promotore di Se Non Ora Quando:

Anche se in ritardo vorrei fare qualche considerazione sulla vicenda Puppato e sulla presunta sconfitta di tutte le donne, come sostiene Marina Terragni. Io ho dato la mia firma per consentire la candidatura di Laura Puppato pur dichiarando che alle primarie non l’avrei votata, perchè voglio che il mio voto pesi sugli esiti rilevantissimi del confronto in atto nel centrosinistra e non solo. Invece il modo come è partita la sua candidatura che, conviene ricordarlo, è alla premiership, vale a dire un modo che non tira in ballo nessuna questione vitale per gli sviluppi politici ed istituzionali dell’Italia di per sè, a mio parere, la condannava alla irrilevanza e con lei condannava alla marginalità e alla irrilevanza le donne. Per questo non è un bene farne una bandiera delle donne. Se si dice che si tratta di una questione simbolica si dice qualcosa che ci fa fare un passo indietro gigantesco perchè noi, almeno noi di Snoq, abbiamo parlato di governo delle donne non di testimonianze simboliche. Per rendere più chiaro quel che intendo dire facciamo l’ipotesi che Laura Puppato si fosse candidata sollevando la questione del rinnovamento delle classi dirigenti italiane, del cambio delle politiche, dell’innovazione programmatica facendo perno sulle donne e rivolgendosi esplicitamente alle donne, allora sì che saremmo state chiamate tutte a rispondere, positivamente o negativamente non importa, ma comunque chiamate in causa tutte a sinistra come a destra, facendo forse saltare lo stesso recinto delle primarie del centro sinistra. Ma questo non è stato il tratto distintivo della sua candidatura, ha cominciato a sottolineare il fatto di essere una donna e si è rivolta alle donne solo per denunciare il silenzio che circondava la sua candidatura. Ancora una volta associando all’essere donna un dato di marginalità e di debolezza che noi tutte vogliamo a tutti costi scrollarci di dosso. Per questo dico che la tesi di Terragni è inutilmente autolesionistica“.

Così le rispondo:

Cara Francesca, Puppato come tu la descrivi io non la riconosco. Da lei, ben più che dagli altri candidati, non ho sentito che parlare di contenuti programmatici, di lavoro, di ambiente, di sviluppo, di welfare, e anche di temi di pertinenza più strettamente femminile, diciamo così, come la violenza e la 194. Quando l’hanno fatta parlare, s’intende, perché l’oscuramento è stato e continua a essere feroce, e da voi del comitato promotore mi sarei aspettata una rapida presa di posizione su questo (che invece è arrivata solo ieri sera, a raccolta firme praticamente chiusa: a me pare che a questo punto forse sarebbe stato meglio evitare).

Laura Puppato è stata un’ottima amministratrice a Montebelluna, come riconosciuto perfino da Grillo che malgrado lei l’ha nominata “sindaca a 5 stelle”, ha governato insieme ai suoi cittadini, ha lavorato molto sulle politiche familiari ed è stata premiata per questo, ha trovato una soluzione per dare casa ai giovani, ha applicato il protocollo di Kyoto senza aspettare il resto del Paese, ha lavorato intensamente sul territorio, e i cittadini ne hanno fatto una Mrs Preferenze: consenso conquistato sul campo che il Pd non ha potuto ignorare, anche se ci ha provato. Puppato ha anche introdotto autonomamente in Regione Veneto una norma che obbliga al 50/50 nelle liste, pena la decadenza (avrebbe voluto la doppia preferenza di genere, ma non ce l’ha fatta). Tu dici che non ha parlato di rinnovamento? Sei molto male informata: Puppato chiede primarie anche per le candidature. E che non ha fatto riferimento alle donne? Sbagli pure qui.

Diversamente da molte di noi, non è “nativa femminista”, ma la sua candidatura nasce dal legame con altre, a cominciare da Concita De Gregorio che l’ha convinta a buttarsi. Immediatamente ha cercato legami con molte tra noi, per esempio con me, e nel vostro comitato con Alessandra Bocchetti, Lidia Ravera, Lunetta Savino, e con molte altre (magari non con le donne del Pd, il cui abbraccio, come ho dovuto più volte constatare, potrebbe essere mortale).

“L’irrilevanza politica”a cui tu la condanni preventivamente è smentita dal fatto che pur nelle note condizioni di oscuramento, i consensi per lei (che i sondaggi indicano come “altri”, e mai con nome e cognome) sono al 4 per cento, percentuale miracolosa che può solo crescere, e crescerà tanto più quanto più verrà tenuta ai margini, perché la sua candidatura sta assumendo un colore “civico”. Del resto lei nasce come civica, pacifista e ambientalista, e questo tratto continua a segnarla profondamente.

Io credo che Se Non Ora Quando avrebbe dovuto salutare immediatamente e con gioia, coerentemente alla propria battaglia sulla rappresentanza femminile, un fatto storico, e cioè l’autocandidatura di una donna alla premierhip, oltre a chiedere da subito condizioni di pari visibilità. E invece non l’ha fatto: farlo ieri sera in extremis è stato un vero autogoal (parlo del comitato promotore, molti comitati territoriali e molte singole si sono mossi, e secondo me hanno fatto molto bene). Così come dovrebbe salutare, io stessa l’ho fatto, la candidatura di Daniela Santanché per il centrodestra, nella logica trasversale che voi giustamente rivendicate.

Le donne del 13 febbraio, quelle che hanno reso storica quella piazza, le donne semplici che si sono mobilitate con slancio autentico, non capiscono e sono molto deluse: si chiedono come mai Se Non Ora Quando non abbia dato il via ai festeggiamenti che dicevo, così come si sono chieste, qualche mese fa, come mai Se Non Ora Quando non abbia sostenuto vigorosamente la candidatura di Lorella Zanardo alla Rai, posizione che le sembrava cucita addosso. Si chiedono anche, io stessa l’ho chiesto più volte ma non mi avete mai risposto, come si erano espressi a riguardo i comitati territoriali, fra i quali il nome di Zanardo risultava il più gettonato.

Si domandano se per caso Se Non Ora Quando non si faccia condizionare troppo dai partiti maschili, se non ne sia stato in qualche modo colonizzato, se non ne sia presidiato, e per quello che ho visto e sentito io il problema almeno in parte c’è, è serissimo, e rallenta le prese d’iniziativa.

Chi ha indetto il 13 febbraio si è assunta una grande e bellissima responsabilità, è titolare di un grandioso patrimonio politico che non va sperperato, e sono sicuro che ciò è lontanissimo dalle vostre intenzioni e dai vostri auspici.

p.s. mi scuso per eventuali svarioni, ma avevo fretta di risponderti

Aggiunta del 27 ottobre. ore 19.20

Ecco il programma di Laura Puppato.
A me piace moltissimo. Coincide in grande parte con quello che penso, dico e scrivo da anni.

 

Donne e Uomini, Politica Ottobre 24, 2012

Cara Daniela Santanché/ 2

Cara Daniela Santanché,

ogni tanto le scrivo, se ricorda. Per dichiarare in premessa, ogni volta, la mia più assoluta distanza politica da lei. Insomma, io non la voterò mai. Cosa per la quale lei, com’è legittimo, non farà un plissé.

Ma stavolta le scrivo per esternarle il mio giubilo. Sono davvero lieta che -Berlusconi non aveva neanche finito di dire che si ritirava- lei si sia buttata per candidarsi alle primarie del suo schieramento con coraggio, baldanza, e quel filo di indispensabile spacconeria. Sono felice di avere di fronte la prospettiva quanto meno teorica che stavolta tocchi a due donne, Laura Puppato e lei, sfidarsi per la premiership. Per il nostro Paese sarebbe in sé uno straordinario cambiamento.

Io non la voterò manco morta: ma spero che donne e uomini del suo schieramento considerino attentamente la sua candidatura. Spero di vederla, quella disfida, e di potermi lasciare andare a un tifo sconsiderato.

Spero soprattutto che, passata la tempesta elettorale, le donne delle nostre istituzioni rappresentative, di sinistra e di destra, in nome di un patto silenzioso e di un’empatia possibile facciano il meglio che possono, e ogni volta che possono insieme -come talora è già capitato- per questo Paese affaticato, e specialmente per le donne di questo Paese, a cui tocca il più della fatica.

E ora, se permette, vado a nascondermi, perché sta per partire la sassaiola.

 

Donne e Uomini, Politica Ottobre 24, 2012

Il “giunto”, il burqa e le rottamate

 

al centro, Laura Puppato

Sì, lo so, non ne potete più, e nemmeno io. Ma siamo al rush finale, al passaggio politico decisivo, bisogna che tutte le chiacchiere che abbiamo fatto si traducano in risultati effettivi, e il momento della traduzione è questo. Perciò non si deve mollare proprio ora.

Anzitutto osservando quello che accade, in questo presunto passaggio a una nuova repubblica. E anche quello che non accade, che forse è ancora più significativo per capire che cosa effettivamente stia succedendo.

Il protagonismo politico delle donne di sicuro non è posto al centro del cambiamento. Tutt’altro. Il monosex della politica resiste e si rafforza.

Formigoni fa il suo “giunto” tecnico, tutto cravatte e grisaglia, poteva cogliere l’occasione per chiamare un po’ di donne, e deliberatemente non l’ha colta. Anzi: si è tenuto un vicepresidente che, fatta salva la presunzione di innocenza, è sotto processo -anche se a difendersi in aula non si è mai presentato- per percosse e minacce alla moglie, un reatuccio da niente.

Laura Puppato, prima e unica donna che osi pensarsi premier, candidata alle primarie del centrosinistra, è sistematicamente oscurata, lei ha parlato di “burqa mediatico”, non gode nemmeno del diritto minimo di essere nominata. Nei sondaggi demoscopici si indica il piazzamento di Bersani, Renzi e Vendola, e poi c’è quel 4 per cento di “altri” (che poi sarebbero lei) , risultato davvero ragguardevole per una di cui la gran parte del Paese ignora perfino l’esistenza, quando invece di Renzi è ritenuto notiziabile ogni minimo borborigmo. Una che sta lottando da sola, senza apparati, senza soldi, avendo perfino notizia in ritardo sulle regole del gioco, e attorno alla quale si sta coagulando una vera riscossa civica di donne e di uomini.

E poi ci sono le rottamate: Melandri che va al Maxxi, un’infinità di discussioni e anche legittime su questo cambio di poltrona -si può anche ritornare alla poltrona di casa, volendo- ma è un fatto che lasci il Parlamento. Con l’eccezione di Veltroni, l’autorottamazione del Pd riguarda prevalentemente le donne: Finocchiaro, Turco eccetera. Succede sempre così, anche nel lavoro: quando i posti scarseggiano sono le donne ad andare a casa.

Le primarie, a qualunque livello, sono una cosa tra uomini, o meglio tra “superuomini”,tra “salvatori della patria”, i dibattiti politici una cosa fra maschi, è tutto un duello, un incrociare di spade, un movimento di truppe, un ipotizzare alleanze, non si sente un contenuto nemmeno a supplicare in ginocchio (che so io: come dare lavoro ai nostri figli, come dovrebbe “crescere” il nostro paese, come sostenere l’agricoltura, tano per dirne una, che ha registrato, dati Coldiretti, un +10 per cento di occupazione, qualcuno ve l’ha detto? e così via).

Al vero cambiamento, quello che solo un massiccio ricorso al buon senso femminile potrebbe portare, non pensa nessuno. Tutti uomini, sempre più uomini, quelle poche donne cooptate, ubbidienti, impossibilitate a portare la loro differenza.

Voi capite perché non mollo (anche se, confermo, non ne posso più).

Donne e Uomini, Politica Ottobre 19, 2012

La scomparsa delle donne (di Laura e di tutte)

Bisogna che ce lo mettiamo bene in testa, care amiche: se scompare lei, Laura Puppato, prima e unica candidata alla premiership nella storia di questo paese misogino, politicamente scompariamo tutte. Scompaiono le sue sostenitrici ma anche quelle che non la sostengono. Scompaiono le donne di sinistra, di destra, di centro, le agnostiche.

Quando qualche anno fa ho scritto un libro intitolato “La scomparsa delle donne”, non mi riferivo questo. Ma oggi il titolo funziona perfettamente per descrivere quello che sta capitando.

Quando si parla di primarie del centrosinistra si parla solo di Bersani, Renzi e Vendola. Anche le donne del Pd nominano solo Bersani e Renzi, e quelle di Sel aggiungono Vendola. Nei sondaggi si parla del piazzamento di Renzi, Bersani, Vendola, e infine di “altri”: il nome di Puppato non viene nemmeno pronunciato. Idem ieri sera, su La 7, conduzione di Formigli: solo la protesta di Sabina Ciuffini, lì presente, e i tweet indignati di varie telespettatrici. Silenzio dei giornali. Incredibile oscuramento anche da parte del femminismo: tace Se Non Ora Quando -anche se parlano varie illustri snoqer, come Alessandra Bocchetti, Lidia Ravera, Lunetta Savino e altre-. La presidente della Rete pugliese delle Donne per una Rivoluzione Gentile, Rita Saraò, sonda l’umore delle associate: voterete Bersani, Renzi o Vendola!!! Puppato nemmeno la considera. Donne elette in consiglio comunale a Milano in forza del 50/50 e dei ragionamenti sul genere che si scrollano la questione di dosso: “la candidatura di genere non esiste” (Marilisa D’Amico). Peccato che quando si è trattato di farsi eleggere esisteva, eccome. Sembra mancare del tutto la consapevolezza che quello che oggi capita a Puppato sta capitando a tutte -l’oscuramento assoluto, vedi il caso del convegno di Paestum– e continuerà in particolare a capitare a qualunque donna si faccia avanti politicamente.

E’ opportuno distinguere: un fatto è votare Laura Puppato, scelta ovviamente libera; altro fatto è nominarla, ovvero riconoscerla politicamente, non condannarla all’inesistenza politica. Su questo dovremmo tutte convergere e ribellarci, perché la portata simbolica di questa cancellazione è devastante.

Forse se è un uomo a dirlo fa più impressione. Antonio Capone mi scrive su Facebook: “Ha meravigliato anche me la poca o quasi nessuna indignazione delle donne per il caso Puppato, con la scusa dell’ “in-sano realismo”… più realiste del re. Possibile che non venga almeno percepito il valore simbolico della questione… a meno che non si consideri la questione di genere come una cosa superata… E’ risaputo che la parola d’ordine in ogni campo è saper fare squadra…e perché in questo caso non avviene? Non vorrei che il nostro Paese, in ritardo su troppe cose, lo fosse anche su questa questione. Spero di sbagliarmi. L’esclusione delle donne dai posti di potere ha ripercussioni sociali, economiche, e d’immagine nel mondo di non poco conto… il grado di civiltà di un paese viene misurato anche da questo marker…”.

La gaffe del repubblicano Romney contro le donne probabilmente condizionerà in modo definitivo l’esito delle presidenziali americane, e quindi i destini del mondo: perché lì l’opinione pubblica femminile -e il voto delle donne- pesa moltissimo.

Non è forse venuto il momento che capiti anche qui?

 

Donne e Uomini, Politica Ottobre 11, 2012

Femministe che votano uomini

Fattemi le condoglianze per Formigoni, oltre alle felicitazioni per il via libera del Senato alle quote nelle liste per le amministrative, mia zia di Venezia aggiunge: “E poi sarete contente, te e le tue amiche, che c’è una donna alle primarie“.

Come glielo spiego, accidenti? Lei dà per scontato l’endorsement di Se Non Ora Quando e similari, o quanto meno un’attenzione attiva. Io invece sono qui a incrociare la spada con le molte, moltissime, troppe, disciplinatamente allineate dietro Bersani o Renzi, secondo la nota legge della “doppia fedeltà”: sono femminista, ma quando è il momento voto un uomo, anche se strillo da mesi o anni sul 50/50 e sul “vota donna”.

Perché poi, quando la donna da votare c’è, quella che si è fatta avanti, quella che ha strappato, caspita, non è mai la donna giusta. E’ bionda e io la volevo bruna. E’ magra e io la sognavo tonda. E’ troppo poco mediatica. E’ troppo mediatica. Non parla bene l’inglese. Si veste strana. Ho saputo che una volta ha detto X, mentre doveva dire Y. Il colino ha le maglie strettissime, c’è sempre qualcosa che non torna. Con gli uomini, invece, si va un tanto al chilo, e non si butta mai via niente.

Le iscritte ai partiti hanno le loro ragioni, le loro correnti e i loro tornaconti. Ovvio. E’ lecito chiedersi, allora, perché stiano nella politica delle donne, se non per presidiare e indirizzare il consenso. Le altre invece si lasciano intrappolare dai mille distinguo che dicevo sopra.

Be’, non è detto che quella donna debba piacermi per forza. Giusto. Ci sono donne da cui non comprerei un’auto usata. Ma una cosa è detta senz’altro, e senza ombra di dubbio. Che se una si fa avanti, se una trova il coraggio di strappare e candidarsi rompendo la logica monosex di ogni fatto politico italiano, ebbene, noi tutte le dobbiamo la necessaria attenzione. Dobbiamo ascoltare quello che ha da dire e da proporre, dobbiamo almeno in parte sostenerla nella sua avventura.

E dicendo “almeno in parte” intendo questo: che dobbiamo assicurarci che quella donna possa quanto meno scendere in campo, che il gioco delle correnti e il mercato dei voti non le impedisca perfino di provarci, che non le tocchi tornarsene a casa per non avere avuto nemmeno i consensi necessari a partecipare alla partita. Perché se questo capitasse sarebbe una sconfitta per tutte, la pagheremmo tutte.

Quindi io mi auguro che le delegate e i delegati del suo partito, il Pd, assicurino in ogni modo a questa donna, Laura Puppato, i voti necessari a candidarsi, in una logica unitaria e pre-competitiva. Assumendo perciò come battaglia del partito tutto la rottura dell’omosessualità politica. Se il Pd sostiene le quote, se sostiene il 50/50, non può presentare solo candidati maschi alle primarie. E le donne, tutte, dovrebbero spingere in questa direzione (qui un appello).

Spero che mia zia abbia capito. E non solo lei.

 

Donne e Uomini, Politica Ottobre 9, 2012

Gli siamo servite, e non serviamo più

In un suo post, Lorella Zanardo elenca le molte iniziative di donne lo scorso we: le mille di Paestum, altre mille convenute a Roma da tutto il mondo per la conferenza di Win, l’incontro nazionale delle teologhe, il convegno sulla Toponomastica e chissà di quante altre di cui non sappiamo. Il we politico italiano, insomma, è stato delle donne. Ma le cronache sono state degli-e-sugli uomini: pagine e pagine, e ore e ore di trasmissione sulle primarie del centrosinistra, o meglio sul derby Bersani-Renzi + Vendola (Puppato sostanzialmente oscurata).

Molte donne di questo Paese e anche di altrove si sono mobilitate e confrontate, hanno discusso, riflettuto, elaborato, tenendo al  centro il bene comune, ma di tutto questo, se non ci fosse la rete, e della grande ricchezza prodotta, le cittadine e i cittadini italiani non saprebbero quasi nulla. Il nostro digital divide è ancora notevole, e tv e carta stampata fanno ancora la parte del leone.

Il 13 febbraio 2011, grande moto di popolo organizzato e guidato dalle donne, una delle più grandi manifestazioni se non la più grande che il Paese ricordi, non sarebbe stato probabilmente ugualmente grande se i media tradizionali non avessero contribuito alla sua preparazione dedicandogli straordinaria attenzione prima, durante e subito dopo. Semplicemente, la gran parte di quelle moltissime donne non avrebbe saputo.

I sentimenti di quelle donne, intendiamoci, erano autentici, l’indignazione reale, l’impegno di chi aveva organizzato la manifestazione sincero e generoso. Ma l’interesse maschile era deciso da altro: c’era da far cadere Berlusconi, e la mobilitazione delle donne era funzionale a quello storico obiettivo. Era la forza d’urto, la spallata definitiva. (io, forse un po’ ingenuamente, me la figuro così: Mr President che telefona al nostro vecchio Presidente, e gli dice che così non funziona più, doesn’t work). Sul Corriere ho partecipato al grande dibattito preparatorio, e tra le altre cose dicevo questa: “Domanda delle 100 pistole: qual è l’obiettivo? La testa del premier? O, più in generale, il machismo della nostra politica? Che cosa chiede la piazza? Non c’è protagonismo politico, in mancanza di chiarezza“.

Gli siamo servite, e non serviamo più. Anzi, gli serviamo a casa: serve che ce ne stiamo buone e tranquille, che non pretendiamo il lavoro in un momentaccio come questo, che ce ne stiamo a casa a curare bambini, malati e vecchi, welfare illimitato e gratuito. Come fanno nel privato, ci hanno usato, materia prima inesauribile, sempre a disposizione. La cortina del silenzio sul we politico delle donne -e in generale sulla politica delle donne- è esemplare. Ha moltissime ragioni Alessandra Bocchetti quando dice, come ha detto a Paestum, che “dovremmo soprattutto lavorare alla creazione di un’opinione pubblica femminile vincolante, forte, determinata, che preoccupi chi ci governa, che faccia sentire l’obbligo di render conto delle scelte“.

P.S. Una nota di amarezza che non c’entra, o forse sì: scambio di sms ieri con un’amica molto ingaggiata in Se Non Ora Quando, e anche nel Pd. Che alle primarie sosterrà Bersani, e non Laura Puppato, unica candidata nella schiera crescente di contendenti maschi. La “doppia fedeltà”, al partito maschile e alla causa femminile, posizione dilemmatica che come sempre, non appena il gioco si fa duro, si scioglie e si rivela per quella che è: fedeltà unica alla legge del padre.