Browsing Tag

america

esperienze, Politica Dicembre 27, 2011

Sarebbe stato bello!

Un amico mi manda un souvenir, gli auguri di Natale del Cav, una decina d’anni fa.

Lui è un po’ meno gonfio, ha qualche capello (vero) in più, è un bell’ometto. Dei festini di Arcore ancora non si sa nulla, la luce è calda, soffusa, scintillante, il sottofondo musicale carezzevole, il messaggio avvolgente, a Natale contano le cose vere, siamo tutti più buoni, etc.

Visto da fuori -alla fine dell’incubo- il sogno del berlusconismo mi appare più chiaro. Una società del Godimento, meno stato e più mercato, quel ragazzino nato a Milano, quartiere Isola, e cresciuto nel mito americano, che da grande diventa un tycoon e promette più America per tutti (accidenti, com’è strano il tempo, sembrano mille anni fa).

Ah, come lo capisco! Forse ci ha creduto perfino lui. Sarebbe stato bello. Io non ci sono mai cascata, nemmeno per un istante, nel Cav ho sempre visto soltanto un geniale bauscia, anch’io sono nata e cresciuta a Milano, non lontano dal quartiere Isola, conosco il tipo antropologico. Ma ora che non devo più difendermi da quella seduzione la sento tutta, permetto che mi investa, capisco fino in fondo perché tanta gente ha creduto al paese dei Balocchi! (rileggersi quel genio di Collodi). Immagino il disincanto, la nostalgia…

Sarebbe stato bello, amiche e amici. Peccato che non è mai stato vero. Quasi vent’anni di balle spaziali.

Ciao Silvio.

economics, esperienze, TEMPI MODERNI Settembre 3, 2011

11 settembre: perché non posso non dirmi americana

La madre di mia madre era nata a Pittsburgh. “Pittsburgh, PA”, precisava con pignoleria amministrativa. Di quella prima infanzia americana le restavano vaghi ricordi, qualche parola misteriosa e un fratello battezzato Joseph, per noi zio Giosi. Da lì ogni Natale, in buste affrancate con strambi francobolli, le arrivavano foto in posa di famiglie sconosciute nel portico di certe casette bianche o intorno a maestosi abeti decorati, gli auguri per questo e per quello in una grafia tremula di nostalgia.

L’America per me è sempre stata anche un pezzetto di passato oltre a essere l’idea stessa di futuro, il posto da cui insieme alle perturbazioni atlantiche arriva il vento del nuovo e la segnaletica di ogni mainstream. Non sarei capace di pensarmi fuori da queste coordinate spazio-temporali. Non ho più tempo per resettarmi. Sono troppo vecchia per guardare a Est, ai nuovi padroni del mondo che, guarda caso, la prima cosa che si comprano con il loro cash è un’american way of life.

Ecco perché non posso non dirmi americana. Per sempre, comunque vada a finire la Storia. Anche se il decennio infausto aperto dalle Due Torri si chiude con l’uppercut delle Tre A.

Consisterà in questo l’Apocalisse in programma per il 2012? Nella fine di un mondo, nel collasso del paradigma economico e dei modelli di crescita illimitata di cui gli Stati Uniti sono sempre stati il faro? E come saranno il nuovo mondo, i nuovi modelli, il nuovo progresso?

Guardo all’America per capirlo. Ostinatamente. Per sapere ancora una volta di lì come vivremo, e dove andremo.

 

economics Luglio 1, 2010

VECCHIO CARO BOBBY

robert kennedy, 1968

robert kennedy, 1968

Un gran bel pensiero che desidero condividere con voi, mentre le borse vanno in altalena e la speranza di un buon secondo semestre è sempre più lontana.

“Oggi il nostro prodotto interno lordo ha superato gli 800 miliardi di dollari. Ma questo pil include l’inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette e le ambulanze per sgomberare le nostre autostrade dalle carneficine. Include le serrature speciali per le nostre porte e le prigioni per chi cerca di forzarle. Include la distruzione delle sequoie e la perdita delle nostre meraviglie naturali. Include il napalm, le testate nucleari e i mezzi blindati usati dalla polizia per reprimere le rivolte nelle nostre città. Include i programmi della tv che esaltano la violenza per vendere più giocattoli ai nostri bambini. Il prodotto interno lordo, però, non include la salute dei nostri bambini, la qualità della loro istruzione o il piacere dei loro giochi. Non include la bellezza della nostra poesia o la forza dei nostri matrimoni, l’intelligenza del nostro dibattito politico o l’integrità dei nostri dipendenti pubblici. Non misura la nostra vivacità né il nostro coraggio, la nostra saggezza o il nostro sapere, la nostra compassione o la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, tranne quello per cui vale la pena vivere. E può dirci tutto sull’America, tranne perché siamo orgogliosi di essere americani”.

Robert Kennedy, università del Kansas, 18 marzo 1968.
Nemmeno due mesi dopo, il 6 maggio 1968, Bob Kennedy morirà assassinato.
esperienze, TEMPI MODERNI Luglio 8, 2009

SPIRITUAL

L’atmosfera al Memorial Jackson, qualche ora fa allo Staples Center, L.A., era sorprendentemente simile a quella di Chicago, primo discorso di Barack Obama da presidente degli Stati Uniti. Una preponderanza dello spirito. Arriva anche questa roba dall’America di oggi, e non solo lo tsunami della crisi. Non arriverebbe l’una, forse, senza l’altro.

Tra le lacrime per l’addio alla più grande icona pop di ogni tempo, la stessa pienezza di speranza che ha investito il mondo la sera del debutto del neopresidente. Ci volevano due ragazzi neri -meglio: anche neri– per fare questo. E allora grazie a tutti e due, e una preghiera per tutti e due.

esperienze, Politica Novembre 17, 2008

QUESTIONE DI CENTIMETRI

E’ lunedì, e questo è il nostro paese. E se vi sentite stanchi, all’idea di una nuova settimana con i soliti vecchi guai, sappiate che l’altrove è solo questione di centimetri. Ci dà la carica il coach Al Pacino (“Ogni maledetta domenica”): molto americano, ma l’America è piuttosto energetica, di questi tempi.

Su gentile segnalazione di un amico del ning 40xVenezia (parleremo anche di loro, prima o poi).

Buona visione, e buona settimana! OM