Perfino Salvatore Veca, uno che di categorie filosofiche s’intende -oltre che un amico- assume nel cielo delle idee il tafazzismo, ovvero quella certa propensione, diffusa soprattutto a sinistra, a darsi da soli martellate sui cabasisi, genialmente incarnata dall’indimenticato Tafazzi di Aldo Giovanni e Giacomo. Commentando sul Corriere la vicenda Pisapia-Affittopoli (oggi il candidato sindaco ammette di aver commesso “una leggerezza” sia a parlare di fango sia a non dare subito spiegazioni, e finalmente si decide a darle), Veca dice di temere polemiche e divisioni nella sinistra a causa di un appartamento di troppo, e riporta sull’obiettivo prioritario: vincere le elezioni.

In effetti il dibattito interno in questi giorni -soprattutto online- è stato vivacissimo: tra chi chiedeva trasparenza a qualunque costo, e i teorici del fango che avrebbero preferito tacere, insabbiare e andare avanti.

Una cosa mi sentirei di dire a Veca: chi invoca chiarezza lo fa proprio perché vuole, pretende, desidera intensamente vincere, perché sa che le reticenze, soprattutto su un tema come quello della casa, si pagano salate, e perché la moralità pubblica, in una situazione di degrado assoluto come quella in cui viviamo, non è un optional, ma il bene più prezioso da portare al mercato della politica. Se gli “insabbiatori” non hanno capito questo, be’, non hanno capito nulla. Con la rete, poi, e che Dio la benedica! La tentazione di non dire, di occultare, di piegare la verità dei fatti alle convenienze contingenti e a supposte ragioni superiori fa più male di qualunque martellata inguinale. Che procura un dolore lancinante, certo, ma passeggero.

Ora calcolare i danni dell’incidente. E senza farsi sconti, per favore. Anche qui, trasparenza, e niente balle autoconsolatorie.

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