Sentire dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi pronunciare il nome di Alex Langer nel corso del suo discorso di ieri -in qualche modo solenne- alla Camera, ha fatto sobbalzare chi, come me, avendolo conosciuto e amato, lo custodisce nel tabernacolo del suo cuore, sorgente inesauribile di pensiero politico e di speranza: perché il suo lavoro di Hoff-nungsträger (portatore di speranza) non si è certo esaurito con la sua scomparsa nel 1995.

“Ho trovato una frase” ha detto Matteo Renzi “e partirei da questo, di un grande europeista italiano, risale a 19 anni fa, era il momento in cui la Commissione di Jacques Santer si presentò al Parlamento europeo, forse la prima volta in cui il Parlamento europeo giovò un ruolo anche significativo. Era Alex Langer che diceva queste parole: «stiamo costruendo un’Europa di spostati e velocizzati, dove si smistano sempre più merci, persone, pacchetti azionari, ma si vuotano di vivibilità le città e le regioni». Perché voglio partire da Alex Langer e da quel 1995, peraltro tragico? Peraltro tragico per lui e anche per l’Europa, il 1995 ricordiamo è l’anno di Srebrenica, è l’anno dei caschi blu olandesi, è l’anno del fallimento delle politiche istituzionali o, meglio delle istituzioni rispetto alla politica. Perché sono partito di lì? Sono partito di lì per dire che il rischio di una deriva tecnocratica e burocratica europea è un rischio che non avverte questo Parlamento o questo Governo perché c’è stata la crisi economica e finanziaria degli ultimi anni, ma è un rischio che è dentro, insito nell’animo e nel cuore di chi da anni si batte per un’Unione europea degna di questo nome”.

E’ la prima volta che un Presidente del Consiglio italiano parla di Alex -Walter Veltroni, da segretario del Pd, nel discorso al Lingotto lo inserì nel suo Pantheon-. E a noi che, pur avendo condiviso un pezzo di strada con lui, lo facciamo di rado e con tanta cautela, sempre con senso di inadeguatezza, spaventati dall’idea di non essere in grado di rappresentare pienamente quello che Alex è stato, ha detto e pensato, questa cosa fa uno strano effetto.

Perché si fa presto a dire Langer. Dire Langer e portarlo nella propria politica comporta l’impegno a un cambio radicale di paradigma: è questo l’essenziale della sua luminosa profezia. Ma può anche essere che siamo finalmente pronti ad assumerla e a darle corpo: lui per primo ci avrebbe invitati ad avere fiducia. E allora qui, riproducendo alcuni suoi pensieri, provo a raccontare chi era Alex.

Una delle “urgenti ragioni per ripensare a fondo la questione dello sviluppo… è la perdita di qualità di vita e di autonomia delle persone e delle comunità, anche nelle fortezze dello sviluppo”.

“Una scelta di espansione … è una scelta di riarmo. Una scelta di contrazione è una scelta di disarmo”.

“Di fronte alla malferma salute della biosfera, le scelte che fanno bene al pianeta sono per forza di cose anche scelte che fanno bene a noi stessi… (è) sacro egoismo tra i meglio investiti”.

“Dalla faticosa lotta degli uomini contro la natura siamo passati a una situazione in cui quasi la natura non ce la fa più a difendersi dall’uomo”.

Esiste unimpatto generazionale di tutto ciò che noi facciamo, sia a livello macrosociale che micro sociale”. Si tratta di perdersi per ritrovarsi… Se non si trovano nel presente (per esempio nel rapporto di amore) sufficienti ragioni per volere un futuro, non vi potrà essere nessuna astratta ragione, nessun rapporto del Club of Rome o delle Nazioni Unite”.

Il piccolo potere è il potere del “consumatore”… Qualcuno dovrà pur cominciare, e indicare e vivere un privilegio diverso da quello della ricchezza e dei consumi: il privilegio di non dipendere troppo dalla dotazione materiale e finanziaria”.

In questa puntata di “La storia siamo noi” -alla quale ho preso parte- si racconta di lui.

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