Per le nuove generazioni forse andrà diversamente: la “fine del lavoro” nel post-mercato preconizzato vent’anni fa dall’economista Jeremy Rifkin la portano iscritta nel Dna. Entrano, escono, si adattano, flessibili e cangianti, seguono l’onda come surfisti.

Non sarà necessariamente il lavoro, il core della loro identità.

Ma nel presente in scadenza, “chi sei” e “che mestiere fai” hanno ancora un unico significato. E quando il posto lo perdi, quando a finire è il tuo lavoro individuale, chi sei non lo sai più e ti ritrovi ai minimi. Proprio nel momento in cui per reinventarti avresti bisogno del massimo di te stesso.

La perdita del lavoro è un colpo gravissimo all’individualità personale e sociale. E segue la stessa scansione del lutto: incredulità, rifiuto, autocolpevolizzazione, rassegnazione, depressione. Se non riesci ad alzarti dal letto o se sei paralizzato dall’ansia, è improbabile che tu riesca attivare le energie che servono per tornare rapidamente in pista.

I gruppi di auto-aiuto organizzati in collaborazione da Camera del Lavoro e Comune di Milano, proposti a inoccupati, disoccupati e cassaintegrati, dicono essenzialmente che quel dolore personale è politico. Che non sei solo ad affrontarlo, e che insieme ad altri nella tua stessa situazione può essere meno complicato trovare l’uscita: già questo è terapeutico.

Spiega Cristina Tajani, assessora alle Politiche per il Lavoro: “L’idea, già sperimentata dalla Camera del Lavoro e che oggi il Comune ripropone in un protocollo di collaborazione, è quella di potenziare gli sportelli lavoro e formazione già operativi presso le sedi comunali, riportando le persone in una migliore condizione psicologica –dall’autocolpevolizzazione alla rabbia, dalla rabbia alla giusta energia- per dare alla ricerca di nuova occupazione maggiori chance di successo. Gli incontri, a cui partecipano dalle 15 alle 25 persone, sono coordinati da un facilitatore. Alcuni dei partecipanti al gruppo hanno già cominciato a seguire percorsi di formazione professionale, con possibile inserimento lavorativo”.

Gli incontri di auto-mutuo-aiuto si svolgono a Villa Scheibler, Quarto Oggiaro, via Felice Orsini 21, 02-88447502/45019, e-mail PLO.infolavoro@comune.milano.it (per tutte le altre info, cliccare qui), ma è possibile che si attivino nuovi gruppi in altre sedi.

Intanto è partita un’analoga sperimentazione riservata ad artigiani e piccoli imprenditori organizzata in collaborazione con la Confederazione Nazionale Artigianato, presso la Casa di Vetro di Via Luisa Sanfelice 3, 02.29408656.

Molto interessante che alla pratica dell’inconscio –o a qualcosa che le si avvicina molto- venga attribuito un significato politico, rompendo la barriera artificiosa tra pubblico e privato.

Scegliendo di ricorrere agli strumenti della narrazione e dell’autoanalisi anziché ai riti della giustizia ordinaria, i tribunali Gacaca del Rwanda (vedi qui) sono riusciti in pochi anni a pacificare e a far rinascere un Paese dilaniato da una spaventosa guerra tribale, con più di un milione di vittime. Una vera e propria terapia di massa basata, come ha affermato il presidente Kagame, “sull’introspezione e la ricerca interiore”.

Una grande e storica prova del fatto che le energie interiori e le relazioni con gli altri possono tutto.

 

Il post è pubblicato anche dal blog “Buone notizie” su Corriere.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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