proprio niente da ridere

Difficile rappresentare lo schiaffo che gli affari sporchi su Expo rappresentano soprattutto per Milano, la mia città.

Fin dall’inizio il problema è stato esattamente questo: sventare gli affari sporchi di cui si è sentito subito il puzzo. Fin da quando -per la prima volta da quando l’esposizione universale esiste- per la localizzazione dell’evento si sono scelti terreni non pubblici ma privati, con una lievitazione esponenziale dei loro prezzi.

Il fallimento è stato clamoroso: peggio di così in effetti non poteva andare. Gli affari sporchi non sono stati sventati. I controllori non hanno controllato, o non sono stati capaci di farlo, o non sono stati efficacemente controllati. I ladroni sono gli stessi di sempre, nei modi di sempre, con l’arroganza e la certezza dell’impunità di sempre. E stavolta il rischio che Expo salti è concreto: stupisce il fatto che qualcuno tra i Paesi espositori non abbia già ritirato il suo impegno.

Se Expo non si realizzasse gli effetti sarebbero devastanti anche per chi non è mai stato fan della kermesse universale. Come una sovrainfezione su un corpo già enormemente debilitato. Anziché l’Expo sulla nutrizione, l’esposizione al ludibrio universale della nostra inaffidabilità e del nostro incredibile livello di corruzione, a scoraggiare in via definitiva ogni tentazione di investimento nel nostro Paese.

Il premier Renzi annuncia una nuova governance e una task force anticorruzione. Ci mette la faccia, dice, anche a rischio di perdere qualche punto nei sondaggi.

Ma servirebbe un segnale forte e immediatamente intuibile del giro di boa in extremis: per esempio richiamare in partita alcuni di quelli -il caso più clamoroso è quello di Stefano Boeri, ascoltatelo qui– che quegli affari sporchi avrebbero oggettivamente potuto intralciarli, e che invece malauguratamente, con scelte politiche mediocri, sono stati messi ai margini. Un segnale anche per la sbigottita platea internazionale, con il quale, ben più di altri, per esempio Boeri ha efficaci relazioni.

Quanto meno un risarcimento morale, vista l’impossibilità di farsi risarcire materialmente -tutti noi, intendo- per il danno che il malaffare procura alla nostra immagine, ai nostri redditi, alle nostre imprese, ai nostri figli, alla nostra salute.

E prima o poi si dovrà trovare il modo di farglielo pagare, questo danno.

 

 

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