Ieri un convegno all’università Bocconi ha valutato in oltre 13 miliardi il costo medio annuo che grava sulla spesa pubblica italiana per le conseguenze dei maltrattamenti sui minori. Qualche settimana fa è stata quantificata in 17 miliardi la spesa media annua che consegue al maltrattamento sulle donne.

In questo periodo usa molto quantificare il costo del dolore. E allora due osservazioni:

1. la violenza sulle donne, ma anche la grande maggioranza degli abusi sui minori sono commessi da uomini. Una lettura neutra di queste casistiche non aiuta la prevenzione, che deve orientarsi su una comprensione dei meccanismi della sessualità e dell’aggressività maschili, intesi non come dati di natura immodificabili ma come modelli culturali tuttora dominanti ma in caduta, e sui quali si può e si deve lavorare

2. la quantificazione di queste problematiche può dare una misura precisa della loro entità, ma resta un’arma a doppio taglio. Ridurre ogni fenomeno infatti alla misura simbolica unica del denaro ci fa permanere in quella logica di consumo che attribuisce un prezzo a ogni cosa, riducendola a oggetto di mercato. E’ precisamente questa logica di oggettificazione dei soggetti -che siano donne o che siano bambine/i- quella che alimenta violenze e abusi.

L’esperienza del dolore -unica, soggettiva, irripetibile- non può essere ridotta a numeri. O meglio: può esserlo, ma si tratta di un approccio insidioso.

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